Le Fumarole di Montecorvo

montecorvo

La passeggiata alla bocca di Tifeo la racconto per tanti motivi, il primo dei quali è encomiare lo sforzo di chi volontariamente si è dedicato al ripristino di un sentiero impervio e abbandonato ormai da anni. Grazie alla dedizione di questi uomini, io ho potuto godere di un esperienza sensazionale. Come sempre mi capita quando mi imbatto per le terre della mia isola, le incertezze e le preoccupazioni  che offuscano, talvolta, la mia tranquillità escono di scena sconfitte dal confronto con le mie origini, con la mia identità.

Consentitemi questa digressione ma vorrei invitare voi viaggiatori e gli abitanti di questa isola a percorrerla nei luoghi più remoti per conoscerla e apprezzarla, ma anche per vivere un esperienza che educhi al rispetto della terra e migliori la prospettiva della nostra vita.
Riconosco ogni volta quanto tutto sarebbe più semplice se imparassimo ad “assecondare” piuttosto che “osteggiare” la vita proprio come la vegetazione di questo posto che nonostante le avversità è cresciuta rigogliosa e forte sulle pietre e sul fuoco. Arime…terra di fuoco è proprio da qui che inizia la passeggiata l’ingresso ai Giardini Arimei, è il punto in cui la strada asfaltata lascia il posto ad un sentiero sterrato. Ma è anche il punto in cui si apprezza compiaciuti l’impegno di una famiglia di imprenditori, che ha voluto recuperare il passato agricolo “glorioso” di Ischia ripristinando sapientemente la cantina con i suoi palmenti e le vigne circostanti.
Lo scenario è immediatamente mozzafiato, sarà perché l’ho vissuto al tramonto quando il sole lanciava i suoi ultimi raggi sulla roccia nuda delle fumarole e queste rispondevano con dei colori incredibili…. il fuoco in tutte le sue espressioni cromatiche. Fuoco alle mie spalle e fuoco all’orizzonte… “non avevo nemmeno iniziato il percorso e mi ero già persa nella sua bellezza”. La parracina e le case di pietra, le antiche cisterne dell’acqua, i vigneti, gli ulivi, l’erba medica, il finocchietto selvatico, anche le fiamme che hanno devastato questo versante dell’isola appena qualche settimana fa, si sono fermate di fronte a tanta bellezza. Il sentiero pulito ha fatto da “sparti fiamme”.
Il bosco di lecci è preceduto da una radura attrezzata per la sosta, dalla quale si apprezza  tutto il versante ovest dell’isola, da Punta Caruso fino al monte di Panza con il tocco romantico del faro di Punta Imperatore.
Immediatamente dopo,  gradoni di pietra di tufo e grandi massi di pietra lavica rubano la scena e si resta incantati da come tutto sia perfettamente equilibrato: la roccia che si spacca per incorniciare la punta del Soccorso o per accogliere un ulivo caparbio, i rovi carichi di succose more pronte per essere colte dal passante assetato, l’architettura rurale che afferma sfacciata la sua longevità. La pietra è l’elemento che domina questo promontorio. In quest'area infatti i grandi massi tufacei caduti dall'Epomeo sono stati battezzati dai contadini: Pietra Brox, Pizzo del Merlo, Pietra Martone.Come nell’architettura primitiva, i vecchi insediamenti di Montecorvo sono stati condizionati dalla presenza di questi grandi massi, sarà per questo che l’architettura delle case di pietra è affascinante: sintesi perfetta del legame tra architettura, uomo e natura.
Intenti a riflettere su quanto generosa e cortese sia la terra, e quanto la cultura contadina in questo luogo sia intrisa di rispetto per madre natura, ci si ritrova di fronte  ad un rassicurante cartello che annuncia che in soli 150 “gradini” si giunge all’ambita meta: la bocca di Tifeo. Il mio pensiero è andato immediatamente ai tanti volontari della Pro Loco di Panza, che quei 150 gradini li hanno creati preservando anche il più banale cespuglio di erica che timidamente spuntava dalla roccia. E così l’ascesa alla Bocca di Tifeo è un divertente  percorso ad “ostacoli”: si aggirano i lecci oppure ci si inchina di fronte ad un maestoso ulivo (o forse era un leccio).
Quando la salità si fa più ripida e il suolo più caldo il sottobosco mediterraneo si congeda e si affaccia solitario il ficus indica. Una pianta di origini antiche e lontane ma che in questa nostra terra ha trovato le condizioni migliori per crescere spontanea e prepotente  quasi a voler custodire, attraverso le pale ricoperte dal tessuto spinoso, il mito dell’isola d’Ischia: Tifeo che giace nelle viscere dell’Epomeo e le sue lacrime che fluiscono nelle acque termali. E a Montecorvo le acque termali hanno preso la forma di vapori acquosi.
L’ultimo tratto di questo percorso è fatto di vapori, l’odore acre dei fichi maturi la roccia calda, l’animo sereno e la luna piena che mi rassicura perché un po’ di luce accompagnerà il ritorno a casa.

 

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  • Long.: 13° 56',58 E
  • Periplo: 18 miglia
  • Coste: 51.2 Km
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