Inno alla primavera

primaveraÈ primavera
Atmosfere antiche, risvegliano la vita,
frammenti di ricordi spaziano.
Nutrono i sentimenti della nostra coscienza.
Il tempo non aspetta.
C’è un prato al di là della collina
che il tempo non ha mutato.
Colori e profumi penetrano nella nostra memoria.
È primavera
Clementina Petroni

Ci sono dei profumi e delle atmosfere che anche se vivessimo dei secoli, non dimenticheremmo mai, perché penetrano nei nostri sensi, nella nostra pelle, entrano nel nostro DNA, perché fanno parte del nostro vissuto e dei nostri ricordi ancestrali.
I sapori e i colori della primavera sono antichi quanto il mondo.
II ciclo della natura che non sbaglia mai, ci sorprende e ci affascina, ogni qualvolta la primavera si avvicina.
Sbocciano le prime gemme, gli alberi che durante l'inverno sono rimasti con i rami nudi, tesi come a voler toccare il cielo, si vestono di tenere foglie e di fiori.
I profumi della terra, delle radici, dell'erba, del mare, dei boccioli, si fondono in un’unica essenza e stimolano la nostra fantasia, i ricordi, la voglia di vivere in una dimensione che non è caotica e snervante sopravvivenza quotidiana, piuttosto è intima ricerca di noi stessi e delle nostre radici. Pur nella nostra consapevolezza che la vita è tutto ciò che ci circonda è parte di un grande miracolo, la primavera diventa lo straordinario miracolo e osservandola con occhi che scrutano, ci rende consapevoli della perfezione e della meraviglia del creato di cui ogni essere umano è parte integrante.
Quanti ricordi affiorano alla mente, quando nella nostra infanzia cominciavamo a vivere all’aperto, andavamo in campagna dai nonni per trascorrere i pomeriggi nei cortili di quelle case antiche dove ogni gesto, ogni parola assumeva un significato particolare. Nei vicoletti e nelle case, fin negli angoli più remoti, penetrava come una scia benefica che infondeva serenità nel corpo e nell'anima.
Dai centri rurali siti sulle colline e ricchi di vita seppure isolati dai centri urbani, scendevano da sentieri e mulattiere le contadine con i canestri, nei quali venivano adagiati mazzettini di fresie, viole a ciocche, la glicine con il suo profumo penetrante e antico.
Le strade e le piazze si animavano dopo il lungo letargo invernale, ci si sentiva immersi in una dolce beatitudine.
Un uomo alto e rude scendeva dal Cretaio e con il suo piffero che sembrava veramente magico, intonava delle musiche e percorreva alcune località dell'isola, inneggiando alla primavera.
I bambini delle varie contrade seguivano come attratti da qualcosa di misterioso quell'uomo primitivo che sembrava un pezzo di roccia momentaneamente staccatasi dalla montagna.
Giusto il tempo per esibirsi con la sua melodia, per poi far ritorno alla natura con la quale viveva in simbiosi.
Ma la primavera oltre ad essere un’esplosione di colori e di profumi è lo stato d’animo della nostra esistenza. L’eterno ciclo della morte e della vita che si rigenera e si evolve nel tempo. Lo straordinario miracolo al quale noi esseri umani dovremmo essere sempre più partecipi.

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