Il "principe salterino" che abita in Pineta

il principe salterinoFino a tre anni fa, non li avevo mai frequentati. Neppure a scuola mi era ma capitato di essere coinvolta in qualcuno di quegli improbabili allevamenti in barattolo organizzati nelle ore di Scienze, primo impatto diretto con le leggi della Natura. Figuriamoci, dove avremmo potuto trovarli, i girini, nel mio quartiere romano dove non vi è più traccia di ambienti umidi almeno da un secolo? D’altra parte, tra i tanti principi della collezione di fiabe sonore, aveva sempre sollecitato di più la mia fantasia il bel cavaliere che salvava

Biancaneve con un bacio piuttosto che baciare un viscido animaletto per trasformarlo (forse) in principe. Di sicuro, non ero cresciuta con la passione per gli anfibi, a parte la versione prediletta da noi ragazzi degli anni Ottanta… E doveva passarne di tempo da allora, prima che mi trovassi ad avere a che fare con quelli a quattro zampe. Perdipiù in un posto familiare, in cui avevo trascorso tante ore, fatto passeggiate, che ero convinta pure di conoscere bene, una volta imparato a distinguere le tante specie della macchia cresciute rigogliose tra la lava dell’Arso, grazie alla copertura protettiva assicurata da metà ‘800 dalle chiome dei pini. Che lì vi fosse una specie animale rara, addirittura protetta, a parte i tanti uccelli, non mi era mai passato per la mente neppure come ipotesi. E invece, in un giorno di primavera, la Pineta Mirtina parco aromaterapico nel cuore di Ischia, mi rivelò un’altra delle sue meraviglie.
Girini all’ombra dei pini
A sollecitare la mia curiosità erano stati gli amici dell’Enpa, che seguivano la situazione già da un paio d’anni. «La Mirtina è un sito di riproduzione del Rospo smeraldino, una specie protetta – mi aveva detto Luigi Di Meglio – l’anno scorso in piena estate si sono prosciugate le pozze, bisogna evitare che avvenga di nuovo, sennò moriranno i girini». I girini in pineta? Ma dove? Così, andando nel parco dopo quella telefonata, per la prima volta mi fermai a osservare attentamente le varie pozze d’acqua, create anni fa per il percorso aromaterapico. Al di là di ogni pianificazione originaria, la natura le ha trasformate in altrettante “nursery” per varie specie di insetti e per i piccoli di quello sconosciuto abitante con le zampe palmate. Che ne è diventato il vero padrone, da gennaio ad agosto inoltrato.
Già, gli inverni più caldi degli ultimi anni hanno anticipato di un paio di mesi la stagione degli amori dei Rospi smeraldini della Pineta Mirtina, che lasciano fin da gennaio i loro nascondigli sotto la lettiera di foglie, dove vivono di solito, per quelle uscite d’amore che li riportano eccezionalmente in acqua. Quando è possibile nello stesso stagno dove sono nati. E dove s’incontrano, mimetizzandosi tra le rocce e la vegetazione, pronti a nascondersi al primo segnale di una presenza estranea. Che osservano di nascosto, pronti a riuscire appena il campo sarà libero.
Sono schivi e discreti i rospi. Per mesi di loro ho visto solo la versione più elementare e minuscola: centinaia di girini in ogni pozza, di varie generazioni e a vari stadi di accrescimento. I più piccoli sulla superficie, gli altri più grandi nell’acqua più profonda di color smeraldo. Fermi lungo il bordo degli stagni o sul fondo nei momenti di riposo o in frenetico movimento quando sono alla ricerca di cibo. Che non manca. In gruppi, si accalcano intorno alle piccole alghe sul fondo e sulle rocce sommerse, sui fiori degli alberi che cadono nell’acqua, tra le radici e le foglie dei gigli d’acqua che presto sfoggeranno le loro sontuose infiorescenze lilla. Diverse generazioni di girini, che coabitano per tutta la durata della loro vita acquatica, un paio di mesi con il nostro clima caldo. Durante i quali si svolge tutta la loro complessa e affascinante trasformazione, in varie tappe, da piccole lenticchie brunastre dotate di coda e di branchie fino alla metamorfosi finale del ciclo, che li rende animali terrestri, inadatti a sopravvivere in acqua se non per le esigenze della riproduzione e della deposizione delle uova.
Collane di uova
Avevo letto delle collane di uova e ne avevo vista qualche immagine, ma fu emozionante, una mattina, trovarle per la prima volta nell’unica pozza libera dai giacinti d’acqua, che mantiene sempre la visibilità del fondo. Il giorno prima c’era la solita fanghiglia, ma quella mattina si notavano delle strane matasse come di lana bagnata e verdognola intorno alle quali si muovevano tantissimi girini ai primi stadi. E, più in là, dei lunghi filamenti trasparenti, tesi tra le pietre, all’interno dei quali, in fila come piselli nei baccelli, si distinguevano dei granellini neri. Quei fili si dipanavano proprio dalle strane matasse, che sembravano così diverse, al primo sguardo, solo perché erano ricoperte dal limo del fondale. Eccole, allora, le caratteristiche “collane” di uova dei Rospi smeraldini!. Intorno era pieno di girini, come intenti a prendersi cura di quella nuova generazione ancora incapsulata nelle uova. Una vera festa della vita, mentre la pineta celebrava la primavera con un’esplosione di fiori e profumi nel silenzio rotto solo dal cinguettio degli uccelli. Potenziali nemici dei rospetti, visto che anche i girini entrano nella loro dieta.
Girini, sempre girini. Ma l’incontro con il Rospo smeraldino non arrivava mai. Alla catena delle generazioni mancava l’anello fondamentale, nonostante le visite quasi quotidiane alle pozze per controllare il livello dell’acqua e, eventualmente, aggiungerne altra, approfittando delle fontane vicine. Con i volontari dell’Enpa l’impegno consiste proprio nel conservare l’habitat riproduttivo dei rospi per tutta la stagione utile, visto che anche il prosciugamento di un solo stagno, come si  è verificato anche poche settimane fa per un problema della struttura della vasca, distrugge migliaia di girini e vanifica un’intera annata. Senza gli stagni, i rospi tornano improvvisamente ad essere una specie ad alto rischio anche in un sito finora a loro favorevole come la Pineta Mirtina. Identificata da qualche anno dal gruppo di studio della cattedra di Erpetologia dell’Università di Napoli come il principale sito isolano per la sopravvivenza del Rospo smeraldino, che è protetto a livello internazionale dalla Convenzione di Berna e a quello europeo dalla Direttiva Habitat, entrambe vincolanti anche per l’Italia che ne è firmataria.
Un habitat complesso e affascinante
Estintosi sulle altre isole del Golfo, lo Smeraldino continua a vivere solo a Ischia, dove la sua presenza è storicamente accertata in luoghi che rappresentano altrettante tappe di un ideale percorso naturalistico alla scoperta dell’isola. Si parte dalla lussureggiante pineta nel centro di Ischia, dove la profusione di arbusti di mirto, anche in prossimità degli stagni dello Smeraldino, ha dato il nome alla preziosa Acqua Mirtina pluripremiata ai primi del ‘900, che lì ha la sua sorgente. Dall’altra parte dell’isola, i Rospi vivono in un’altra zona umida intorno alla fonte di Olmitello, conosciuta anticamente anche come Bagno delle Principesse, tra Maronti e Sant’Angelo. Ai piedi del promontorio successivo, Punta Chiarito, noto per la scoperta di un insediamento greco dell’VIII-VI secolo a.c. lo Smeraldino si riproduceva fino a poco tempo fa anche a Sorgeto, dove ci sono le pozze calde in cui ci si può immergere anche in pieno inverno. E nel tempo l’unico anfibio presente sull’isola ha frequentato anche gli stagni presenti a Cavascura, dove i Romani scavarono nella roccia il primo stabilimento termale di Ischia; la zona di Cava dell’Isola, la splendida spiaggia nel Comune di Forio prediletta dai giovani e il vallone de La Rita, nel cuore del bacino termale che ha reso famosa Casamicciola per le sue acque salutari fin dall’epoca del Grand Tour. Così, Ischia conferma l’adattabilità del Rospo smeraldino ad habitat diversi, che comprendono stagni di acque sia dolci che salmastre e perfino raccolte d’acqua temporanee.
Dopo averne seguito le tracce, aver visto crescere tanti girini, averne saputo di più grazie agli esperti, mancava solo l’incontro con il Rospo smeraldino. Poi, in un tardo pomeriggio di giugno, un anno fa, passando per la pineta mi accolse un concerto inaspettato. Nel silenzio dell’ora che si avvicina al crepuscolo, risuonavano tra la vegetazione i gracidii inconfondibili di decine di Smeraldini. E avvicinandomi a una pozza, per la prima volta lo vidi, finalmente. A pelo d’acqua, con il suo verde cangiante che si confonde con la vegetazione e quel richiamo d’amore potente, capace di sovrastare ogni altro suono tra la macchia. Eccolo, il principe della pineta, il Rospo color smeraldo dell’Isola Verde. Un piccolo capolavoro della natura. Più emozionante del bel principe di Biancaneve.

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