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Lacco Ameno
nell'Isola d'Ischia
Amministrazione Comunale di Lacco Ameno

A Lacco Ameno moderna e rinnovata è sempre presente il
fascino dell'antico (1)
Lacco Ameno: un passato che ritorna alla luce,
un presente che cerca sempre più di affermarsi e rinnovarsi. Queste impressioni la
cittadina dell'Isola d'Ischia suscita nei suoi visitatori occasionali e in quelli
abituali, la sciando molte volte incerti se siano quei ricordi e quelle testimonianze
antiche o piuttosto il nuovo e il moderno a porre nell'animo la soddisfazione, il piacere
e la speranza del ritorno. Le immagini invero si sovrappongono e contribuiscono a svelare
l'anima di Lacco Ameno, piccola nella sua struttura, ma grande per quella continuità
storica e per quel fondo di eredità. Il
turista ha forse la mente legata agli slogans pubblicitari che ha visto e ha letto un po'
da ogni parte: le terme, gli alberghi, le spiagge di sogno, i possibili incontri, là in
Piazza S. Restituta, con personaggi noti della politica, dell'industria, della cultura,
del cinema. Ma poi scopre che questo non è tutto. Al di là dei semplici aspetti
paesistici, degli elementi peculiari e di quanto costituisce mezzo per una vacanza lieta e
comoda, Lacco Ameno si stacca da siffatto modernismo e si presenta alquanto diversa. In
ogni suo angolo, in ogni sua caratteristica, è possibile scorgere e sentire un legame con
il passato, con immagini che ricordano e raffigurano ambienti e vita di civiltà
anteriori. A chi arriva dal mare, il paese dischiude tutto il suo vasto panorama: una rada
semicircolare, una conca, ai cui estremi si allungano le ultime pendici dei due
contrafforti che si appoggiano ai fianchi dell'Epomeo. Questo declina con ardite e ripide
gradinate, in una levità e varietà di colori senza pari, e termina al fondo della curva
fino a confondersi con le dorate sabbie della spiaggia. Il paesaggio offre così nel suo
insieme la figura esatta di un teatro antico. L'aperto mare rappresenta la scena, il luogo
d'azione degli attori; la baia costituisce il recinto riservato al coro e all'orchestra;
il terreno che si eleva a scalee, formando dei corridoi sovrapposti e concentrici, dà
l'idea di un vasto anfiteatro. Potrebbe ritenersi una creazione dei suoi antichi
abitatori. In questa terra infatti approdarono i primi coloni greci, provenienti
dall'isola di Eubea, Clacidesi ed Eretriesi, intorno alla prima metà dell'VIII secolo
a.C.. E a Monte Vico, nella Baia di San Montano, sotto il Santuario di S. Restituta, sono
stati riportati alla luce reperti importanti di quell'epoca e della vita vissuta dalle
genti che vi fissarono stabile dimora.

Detti luoghi esercitano un grande richiamo, per
una passeggiata di tutto riposo. Lungo quei tornanti è possibile trovale nella natura un
sollievo di pace, di tranquillità o forse di un oblìo del presente che poi si risolve in
un ritorno
al passato, senza grande sforzo. Un senso di vuoto incosciente sembra
circondarci e trasportarci nella storia dei luoghi, che sa tanto anche di civiltà
omerica. E don Pietro Monti ne fa rivivere con la sua illustrazione e con la sua poesia i
vari momenti: "Sotto il lieve rialzo di arena, dormono da millenni vestigia di
civiltà lontane, le quali risalendo il Tirreno sulle triremi dalla vele di porpora
approdarono all'isola di Pithecusa. Quivi sembra di rivivere nel passato, di ascoltare le
voci sommesse di Ateniesi, di Rodesi, inumati in vasi protocorinzi originari della Grecia;
par di sentire i lugubri accenti di Etruschi, di Apuli, elevantisi da sepolcreti rinchiusi
in anfore sepolcrali con amuleti e scaraboidi, il cui motivo predominante è quello del
'suonator di lira': sono medaglie o portafortuna che provenivano dalla lontana Cilicia a
nord della Siria".
Là in quel giardino, in quella plaga boscosa, tra i baluardi di Montevico e della
Mezzatorre si incunea un mare calmo e azzurro, mormorante straccamente sull'acciottolato
della battigia. Sul soffice tappeto di sabbia non fiorisce più il pancrazio marittimo (o
giglio di S. Restituta), ma si adagiano al sole estivo genti di tutte le nazioni. Non sono
i rappresentanti di una nuova colonizzazione gli ultimi arrivati, ma portano l'espressione
della moderna civiltà che rende facili le comunicazioni tra un popolo e l'altro.
Viaggiare e girare il mondo rappresenta oggi un bisogno, una necessità, alla quale non ci
si sottrae facilmente. E l'isola d'Ischia è diventata una mèta obbligata, un traguardo
importante di questo tipo di diporto. Ogni suo centro ha un fascino particolare, un motivo
di richiamo tutto suo, siano essi condizioni ambientali e bellezze naturali, comodità di
organizzazione e fattori di efficacia curativa, o caratteristiche storiche. Lacco Ameno
occupa un posto a parte in questo contesto. Se fino a poco tempo addietro erano le sue
acque termali a costituire il punto focale della sua rinomanza, oggi a quelle si affianca
quel passato che eminenti studiosi, come il prof. Giorgio Buchner, hanno riportato alla
luce. La felice combinazione di elementi di ordine archeologico con altri di ordine
panoramico, climatico e sanitario costituisce la sua ricchezza e la sua risorsa.
Voci dal passato, impercettibili forse, ma tuttora presenti, rievocano infatti
avventure di esuli, di mercanti, di eroi in lotta, di leggende troiane. Una realtà, se
non un mito, che viene di lontano, ma anche una visione che non ha nulla di irreale o,
meglio, che ci sta di fronte in tutta la sua suggestione. E confusi tra presente e
passato, tra sogno e realtà, sembra assalirci un senso di malinconia, di tristezza, ma è
impressione di breve durata. Prepotente rivive e si afferma la promessa di ritornare. Un
mare calmo e azzurro, colli virenti, l'incantesimo dei suoi luoghi legati al passato,
acque salutari e confortanti: ecco l'immagine di Lacco Ameno che mette radici.
(1) Raffaele Castagna (da
"Lacco Ameno e l'Isola d'Ischia - Gli anni '50 e '60 Angelo Rizzoli e lo sviluppo
turistico" a cura di Giovanni Castagna - Supplemento al N° 7 del Settembre 1990 de La
Rassegna d'Ischia)

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