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Voglio avvicinarmi al cielo

avvicinarmi cielo

Da Serrara Fontana posso godere di una frescura inedita e l’aria fresca che si cela dietro alla calura di fine estate, annuncia il settembre del cambiamento, della vendemmia e del pensiero. Se il mare è il senso di liberazione e di fuga dalla quotidianità, il senso inesauribile di infinito che vi toglie il respiro a ogni passo che vi avvicina all’orizzonte; la montagna, e il Monte Epomeo in particolare, è il ritorno a sé stessi, alla parte genuina fatta di terre, radici e polveri.

Qui l’atto meditativo è scandito dai passi che preparano alla sosta, dal silenzio che percorre le coste che potrete ammirare, dal mare che vi segna dentro, dalle nuvole che vi superano nel vento della velocità. Tutto quello che accade in questi luoghi invita alla sacralità della fantasia arcaica, senza pretese di connessione. Voglio salire e avvicinarmi al cielo, percepire i profumi delle erbe arse dal sole di agosto e rilassarmi in contemplazione sul “Dio fumoso”. L’Epomeo è il signore che domina l’isola. Partendo da Fontana, prima della piazza, vi è un accesso dalla strada asfaltata che porta fino alla zona militare e ci si dirige su una salita cementata. Da lì nel bosco, dove s’incontra la mulattiera scavata nel tufo. Qui, a giugno, una miriade di farfalle trovano un prato di immenso gioco, colorando la pietra insieme ai fiori che le ospitano. Prima della vetta la chiesetta dedicata a san Nicola lega il Dio fumoso al Castello Aragonese. Poi, un breve sentiero porta alla postazione per eccellenza, dove potrete ammirare l’isola, il versante nord fino a Ovest. L’Epomeo è multiforme e lungo le sue pareti vi sono diverse atmosfere da percorrere. Come verso i Frassitelli, tra rocce e dirupi di possente forza narrativa. Non vi sembrerà di essere a Ischia, ma in una terra antica, primitiva: mare e montagna si riconciliano nel magma denso della vostra anima in cerca d’intimità. E con una tenda e un po’ di buona volontà, si può trascorrere una notte a osservare le stelle. Lo scrittore Willis George Emerson, nel suo romanzo «Il Dio fumoso e il viaggio nella terra cava» (1908), nomina il monte Epomeo come uno dei punti di acceso alla mitica Agarthi. Di fatto l’Epomeo è una divinità, è ricco di racconti fatti di abitazioni nella pietra, falchi che planano tra le nuvole e insetti che trasportano dolci gameti di nature morte. Qui una forza di astrazione vi assale, con la consapevolezza che state cogliendo il momento topico dell’estate.

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