I Menestrelli, la tradizionale melodia ischitana

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... Il posteggiatore viene vicino e canta, un po' curvo, quasi sottovoce... La sua faccia non si altera, non compie gesti, ma narra di drammi e passioni accompagnandosi solo con chitarra e mandolino..." (Dduje paravise - 1924)

John, Paul, Ringo, George? No, semplicemente Dino, Nello, Vito, Florindo: ecco, si parva licet, i FabFour dell'isola d'Ischia.

Quando, nel luglio dello scorso anno, ebbi la notizia della morte di Nello Carneglia (in arte "U' Zeniè"), un brivido mi percorse la schiena, perché Nello lo avevo visto suonare, solo 24 ore, prima nelle sale dell'albergo di famiglia, con la sua solita allegria, circondato dagli amici di sempre, facendo divertire, ma, soprattutto, divertendosi: che è uno dei grandi segreti delle persone di successo. I "Menestrelli", anni prima, avevano perso un altro componente, colui che dava al gruppo quel tocco di colore prettamente ischitano, Vito Di Maio (per tutti "U' Russ"), che, con il suo atteggiamento da tipico "posteggiatore", era quello più ricercato dai turisti per una foto ricordo.

Vita brevis, ars longa: e l'arte del gruppo dei Menestrelli sopravvive alla scomparsa dei suoi singoli membri, continuando a far vibrare di emozioni le serate ischitane con le tradizionali canzoni napoletane. Una tradizione particolarmente viva, che pur rispettando tutti gli aspetti classici del repertorio musicale partenopeo, ne ha adattato forme e contenuti alla temperie culturale del territorio. Un territorio riconosciuto come un'isola solare di benessere, cui fanno da sfondo la luce e il calore della natura e i sentimenti dell'uomo. Nelle interpretazioni dei "Menestrelli", tutti questi elementi sono rievocati, dando vita ad un canto inconfondibile, dolce e soave, talvolta allegro, talvolta malinconico, ma sempre appassionato, proprio come vuole la tradizione canora napoletana.

Era l'estate del 1974 quando, in una taverna della Chiaia, a Forio, iniziò la favola degli "Acquario Folk": nome scelto perché i componenti del quartetto appartenevano tutti allo stesso segno zodiacale. Da allora, un successo dopo l'altro, fino alla consacrazione artistica con la partecipazione alle feste organizzate da un famoso tour operator tedesco (Ischia Reisen), nello scenario spettacolare dei Giardini Poseidon.
Dopo aver cambiato, per un breve periodo, il nome del loro ensemble in "Napoli Folk", ecco i quattro assumere la denominazione definitiva de "I Menestrelli", suggerita dall'indimenticato Guerino Cigliano, allora concierge dell'Albergo della Regina Isabella, figura di grande professionalità nella nostra isola.

I "Menestrelli" hanno avuto un precursore della musica tradizionale folcloristica in Ugo Calise, ischitano che iniziò la sua grande carriera come cantante di "posteggia" al Rancio Fellone, il locale della swinging Ischia degli anni Cinquanta. Un Isola incontaminata che godeva delle sue bellezze, dei sapori autentici, del profumo inebriante dei fiori, dei fondali "vergini" delle spiagge e del suo mare: uno spettacolo agreste e pittoresco, che invitava al riposo e alla contemplazione e costituivano rifugio e ispirazione per artisti e intellettuali di tutto il mondo, in cerca del loro buen retiro. In questo clima edenico, Ugo Calise sviluppò un nuovo sound, il "Jazz&Serenate": un binomio che ha condotto il cantante fin oltreoceano, al Perry Como Show, e ha permesso a tanti musicisti, anche odierni, di esplorare il "jazz alla napoletana".

'Na voce, 'na Chitarra e 'o ppoco 'e luna: così cantava il maestro Ugo Calise; e, a distanza di anni, ecco i quattro "Menestrelli", che, con chitarre, mandolini, e la luna come compagna, danno vita a quello che definire un gruppo musicale può sembrare riduttivo. Ogni loro interpretazione ammalia i turisti, i quali, sulle note dei capolavori canori di Salvatore Di Giacomo, Sergio Bruni, Libero Bovio, si lasciano coinvolgere in cori spontanei: un po' come il popolo napoletano, che, nell'800, in mancanza di mezzi di riproduzione musicale, partecipava in maniera attiva alla diffusione delle canzoni.
Fenesta vascia, Luna rossa, Maruzzella, I' te vurria vasa' , Rumba degli scugnizzi sono solo alcuni dei pezzi proposti, in un repertorio ampio e variegato che, ripercorrendo un po' della storia della canzone napoletana, comincia dalle nenie più antiche, per passare ai classici, e finire con una tarantella moderna, oppure con le struggenti note de O' surdato nnamurato.

Il successo locale dei "Menestrelli" e l'intuizione di un lungimirante imprenditore, Bruno Basentini, hanno fatto intraprendere al gruppo delle tourneé italiane e lo avrebbero condotto fino a New York, che già a suo tempo aveva accolto Ugo Calise, se la "paura di volare" di Vito non avesse fermato i quattro musicisti: già, perché i "Menestrelli", proprio come i Moschettieri, avevano sottoscritto il patto "tutti per uno, uno per tutti"!

E come per i Moschettieri di Dumas, anche per i "Menestrelli" d'Ischia c'è un Vent'anni dopo: Luigi e Gianfranco sono subentrati a supportare la voce imponente e melodica di Florindo e la mano gentile di Dino sulle corde della chitarra, dando luogo ancora a quell'armonia e a quella forza espressiva che avvincono ancora, come sempre, il pubblico, mentre Nello e Vito, gli altri Dduje dei quattro paravise, accompagnano, da Lassù, con chitarra e mandolino ......

di Maurizio Orlacchio

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