Futura e Malafemmina

loren

Latitudine 40.696304, longitudine 13.893626. Una pelle moderna copre la realtà della minuscola antimetropoli cosmopolita. Sant’Angelo è stata luogo di rifugio e nascondiglio per artisti, poeti, uomini politici e d’onore, registi e attori, intellettuali e musicisti. Qui si è sempre ostentato l’eterno protagonismo del teatro umano in un gioco di alternanza tra testimoni e personaggi. Scendo per la stradina che conduce al centro dopo aver superato l’arco in pietra che disegna il piacevole ingresso. Le vetrine dei negozi attendono di essere guardate. Incontro alcuni ragazzini. Corrono dietro a un pallone sulla sabbia bagnata dal sole. La folla ordinata si ripara sotto gli ombrelloni dei bar che recintano la piazzetta. Una donna cammina tra i tavolini condotta dal suo cane al guinzaglio. Indossa un vestitino a quadretti neri, stretto alla vita da una cintura di cuoio e occhiali da sole. I capelli raccolti con cura rivelano la sensualità della nuca.

Lo spacco del cotone leggero assume profondità conturbanti e diverse a ogni passo disvelandone le curve, mentre la luce che piove sul suo corpo causa confusione e turbamento alimentando il suo mistero insondabile. Un uomo sorveglia la scena che si compie, come un regista alle prese con un film. Le barche nel porto vomitano corpi abbronzati in costume. Le risa si mescolano al mormorio dei barchini che salpano alla scoperta delle fumarole. Tutto a Sant’Angelo è vita che scorre, nuda, cruda e selvaggia, ferma e in evoluzione, senza che il tempo abbia avuto modo di corromperla. L’odore del passato penetra il presente, coniugandone lungo gli argini pathos ed eros.
INTRECCI UMANI
Nei vicoli fluisce l’anima delle storie, linfa vitale di un borgo dai contorni femminili, pulsante di piacere sotto le mani curiose di esploratori alla ricerca di gradevoli tesori. Sant’Angelo è stratificata da un magmatico corpus di racconti. Le sue carni le hanno sfiorate personaggi illustri e i ceti più diversi trovandone riparo nell’esperienza, lontano dagli spazi angusti del mondo, terribile e barbaro, nemico e gabbia dorata di maschere. Malata del potere di guarire e dissolvere ogni categoria sociale, molti l’hanno posseduta per esserne travolti dall’incantesimo e tornare umani. Parla poco delle sue vicende Sant’Angelo, eppure le porta marchiate nel fuoco del cielo che la sovrasta. Le copre, le protegge e rivela in un riserbo quasi cavalleresco. Dopo averne squarciato il velo, permette l’accesso nel microscopico universo fatto d’intrecci umani inclusivi di bellezza e umanità inarrestabile. Ha tanto da dire sugli uomini e le donne che l’hanno toccata per una notte o deciso di dedicarsi alla relazione clandestina col borgo sconvolti da romantiche passioni senza che il mondo ne sapesse niente. Basta andare alla ricerca dei tasti giusti per leggerne la prestabilita semplicità, seguire il filo di Arianna ed entrare nel crogiuolo che unisce tessere d’esistenza da una generazione all’altra e ne hanno consumati i sentieri e dormito nelle case dalle ampie vedute sul mare. Nomi e volti si tramutano in amici e conoscenze da fagocitare con la fame di chi ha bisogno di nutrirsi di humanitas e di se stesso, presenze invisibili, maestose e potenti. Per liberare l’esistenza dai suoi vincoli e introdurla nella parte extra razionale che ci accompagna. Le fotografie nei racconti dalle persone, consentono d’intravedere la soglia di un paradiso nascosto. Le voci narranti sembrano pennellate leggere sugli affreschi della memoria. Calano nella temporalità umana, come secchi inviati nei pozzi a raccoglierne l’acqua.
DOLCE SOFIA
Dolce è la vita a Sant’Angelo e s’intreccia tra luoghi e persone. Disciplinata, amichevole e composta nell’accoglienza ai suoi ospiti. La Loren diventava Sofia, seduta sulla seta imbrogliata delle reti che i pescatori ammassavano sull’imbarcadero di fronte alla tavernetta de “Il Pirata”. Lucio, il proprietario, la salutava abbracciandola trovando rifugio nell’esuberanza dei suoi seni. Da lui al figlio Carlo e per lui ai suoi uomini e nipoti, è passata l’arte di dare accoglienza senza differenze. Neanche di fronte a Pablo Neruda che, nel ’52, si fermò nella stanzetta sopra la locanda per comporre l’uomo invisibile. Neppure quando i contrabbandieri, negli anni ’80, con i possenti scafi blu, attendevano allineati e coperti nel porticciolo dopo le brusche e rispettose scorribande in mare inseguiti dalla Guardia di Finanza a caccia del carico prezioso di sigarette. Erano soliti saziarsi dalle fatiche del lavoro fermandosi lì dall’imbrunire per immergersi in fiumi di champagne su letti di ostriche fino a notte inoltrata. E nemmeno quando a quegli stessi tavoli sedevano i segreti di uomini influenti della Dc, Gava, Pomicino, o del Psi, Di Donato e Craxi per primo, che passavano dalle discussioni sulle sorti del Paese e della politica a quelle sul caldo con la naturalità delle menti eccelse. Nulla v’era di stonato a Sant’Angelo, timida e chiara nell’armonia tra i luoghi e la radura portuale iniziata alla modernità dall’intraprendenza di Claudio Iacono. Indossate le vesti dell’ambasciatore invitò l’imbarcazione dei Reali di Spagna. Un veliero di trenta metri armato di due alberi fece il suo ingresso inaspettato una sera d’estate sotto gli occhi della folla incredula che animava la piazza. Erano gli anni ’90. Da quel momento il borgo fece un balzo nel suo futuro, tra mega yacht e jet set internazionale. Fabio Cannavaro, Corrado Ferlaino, Luca Cordero di Montezemolo acquisirono lo status di ospiti fissi e graditi. Gli anni corrono veloci indietro, a quarant’anni prima. Tra il 1952 e il ’53 la camera della pensione di zia Maria, la madre di Claudio, sorta alla fine dell’istmo, ospitava le frequenti visite di Vittorio De Sica. Ogni giorno il regista e attore dedicava una o due ore alla pennichella pomeridiana. Dalle 15 riusciva a rilassarsi solo dopo aver spalancato le persiane della finestra e ammonito i bambini per il mancato silenzio nella controra. Le mura della stanzetta, forse, si sfamarono pure dei fugaci deliri d’amore tra lui e l’avvenente ragazza che da Subiaco conquistò A TAVOLA CON ANGELA
l’Italia e il mondo: Gina Lollobrigida. Il dottor Emilio Sassi, dieci anni prima, vi trascorreva quindici giorni di vacanza per almeno tre anni. Il medico di Mussolini era innamorato di Sant’Angelo, legata all’isola da un sentiero rischioso, lungo oltre cento metri e largo pochi centimetri a strapiombo sul mare. Angela Merkel, amica di Alessandro Mattera, il suo tempo lo dedica ai nipotini e a rilassanti campagne per la conquista della buona cucina. Salendo la valle incrocio Lucia. Mi saluta baciandomi sulle guance. Donna affabile, dal carattere forte e passionale, vorace soprattutto di libertà. Sant’Angelo è la sua seconda casa, ne è innamorata. È la figlia di Mario Abbate, ricamatore e interprete di Malafemmena scritta dal Principe De Curtis. Su quelle forme umane si posa il mio sguardo, mentre il suo si poggia lontano verso il mare ancora venato dai riflessi del tramonto. A voler inseguire una Sant’Angelo futura. Che fu, ed è.

Di Graziano Petrucci

 

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