Corbaro, un regno tra natura e magia

Corbaro Park 1922Due storie che s’incrociano quella di Max e Nino spinti dalla stessa voglia di impadronirsi del proprio tempo, dei propri spazi, dalla voglia di decidere delle proprie vite. Sull’onda di un cambiamento interiore sincrono, decidono di dire addio alla loro vecchia vita, fatta di rumore, di caos e di clacson che suonano all’impazzata e di dedicarsi alla natura; un modo terapeutico di dedicarsi a sé stessi in maniera autonoma, indipendente, libera, senza scadenze e senza padroni.

Massimo de Michele è un desiner di Napoli che opera nel settore dell’arredamento, un lavoro non scevro da soddisfazioni, ma dai ritmi implacabili, dei ritmi che non soddisfano più le sue esigenze; ha voglia di stare tranquillo e di dare al suo tempo una cadenza diversa. La scelta che gli cambierà la vita è frutto di una metamorfosi interiore che lo porterà a Corbaro, un fazzoletto di terra sito nel comune di Forio. A solo un’ora e venti di traghetto c’è Gaetano Cotugno che vive nel suo regno: la cucina. Adora il suo lavoro ma non lo sente più suo, la cucina gli sembra una scatola dalla quale vede scorrere in maniera sterile il suo tempo, i giorni, le stagioni, come in una sorta di automatismo infernale. È come guardare la tv in cui la scena è sempre la stessa. Max e Nino vogliono stravolgere le proprie vite e il destino li mette sulla stessa strada. La prima volta che si recano insieme al luogo che diventerà Corbaro Park ebbero l’impressione di trovarsi al cospetto di una vecchia donna, sfatta, fatiscente…

Questo racconto sembra irreale se ascoltato sul piazzale dell’agriturismo che ora ha assunto i connotati di un paradiso agreste. Siamo a picco sul mare, al cospetto di costoni di roccia che rilasciano soffioni di vapore -testimoni dell’attività incessante del vulcano- il rigoglio di piante di rara bellezza ed il profumo di fragranze misteriose infondono armonia, serenità, un luogo accogliente proprio come Nino e Max avrebbero voluto che fosse. Non ha prezzo gustare i deliziosi piatti preparati da chef Nino, realizzati con i prodotti del loro orto e guarniti di tanta fantasia, al riparo della ‘pagliarella’ che fa ombra, a strapiombo sulla Baia di Citara che si dipana sotto gli occhi degli ospiti. In questa atmosfera tutto è più buono: i salumi che si sciolgono in bocca, i formaggi cremosi e il pane genuino.

Tutto, qui, diventa un’esperienza mistica, perché mescolata ai profumi magici che mutano in base alle stagioni, una profusione di fiori, frutta misto all’odore di acre di capra. Proprio così, le capre sono le attrici protagoniste di questo film surreale, 35 capi che appartengono ad un’antica razza: la Rossa Mediterranea. Allevare un gregge di capre non è cosa facile, bisogna capire le loro esigenze, i loro ritmi e talvolta anche il loro umore. A Corbaro le capre non sono contraddistinte da sterili numeri ma hanno un nome, un’identità.

Quando è l’ora della mungitura Max e Nino chiamano per nome le simpatiche caprette e sembra quasi che si mettano in fila aspettando di essere munte. Nancy, Cecilia, Rosa sono le più carismatiche, mentre Ilaria è la più volubile, proprio come una vera diva. Il latte appena munto viene portato in cucina, questa volta non è una gabbia dalla quale voler scappare, ma un accogliente laboratorio con una piccola finestra che regala una vista meravigliosa sul golfo. È proprio qui che Nino e Max preparano i loro formaggi, osservarli mentre plasmano il latte diventare tutto ciò che desiderano sembra quasi un rituale magico. Il latte è una materia viva e sembra quasi di sentirne il respiro mentre raggiunge la temperatura giusta per attivare la flora e iniziare la caseificazione. Intanto che il latte si riscaldi, sulla fiamma lenta, sprigiona fragranze misteriose, il latte è un distillato delle essenze e delle erbe aromatiche che hanno colonizzato questo luogo.

Una volta atteso il tempo per ‘rompere la cagliata’ Nino e Max si mettono all’opera per la caseificazione puramente artigianale, i modi di produrli sono tanti, quanti sono le tipologie di formaggio: a pasta molle come le formagelle, a pasta dura come primo sale, le caciottine. Dal siero avanzato si produce una spettacolare ricotta in fuscella. Deliziosi: ricotta, tomini aromatizzati, cacio-ricotta, ma la vera chicca è lo yogurt di chèvre.

Dalla finestra che volge sulla piccola cucina si sente il tintinnio delle campanelle che presagiscono che le capre sono pronte per andare al pascolo. Le caprette sono delle vere privilegiate perché pascolano in un castagneto a 400 di altezza a Santa Maria al Monte, il rumore delle campane, il bosco, l’odore di muschio danno l’idea di uno scenario gotico, un luogo magico come tutto il resto.

Corbaro Park è un posto fuori dal tempo e dallo spazio, dove l’amore e la tranquillità governano su tutto, un posto speciale che ci ricorda che l’isola non è fatta solo di terme e cemento, ma anche di colori e di fragranze misteriose. Un posto magico in cui la natura diventa latte da bere, cibo da mangiare e profumi da respirare, un incantesimo che può esistere -secondo il nobile pensiero di Max e Nino- solo se condiviso con tutti noi…

 di Roberta Raja

 

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