Ciak, si gira. Ed è subito cineturismo

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Che cosa ha in comune il Castello Aragonese con la villetta che sorge nei pressi di Punta Caruso, oppure la spiaggia di Citara con il casolare che domina il promontorio di San Pancrazio o il borgo di Sant’Angelo con la cima del Monte Epomeo? Ischia, come le sue meraviglie, non si esaurisce mai e per raccontarla si possono usare centinaia di modi. Attraverso i sentieri di montagna che s’inerpicano fin sopra la vetta o con i piedi nella sabbia granulosa delle sue spiagge oppure affacciati dal belvedere di Zaro guardando terra, mare e cielo fondersi in un orizzonte la cui linea s’intreccia con la Chiesa del Soccorso. Ischia ha dato i natali a pittori, artisti e poeti, e ne ha ospitati tanti altri che arrivavano esuli dal continente. Per alcuni è diventata dimora stabile di vita e desideri. Ha accolto registi che ne hanno trasformati gli scorci in immagini facendole entrare nella memoria collettiva del mondo. Ha proiettato scene nei loro occhi per creare film come “Il corsaro dell’isola verde” – del 1952, per la regia di Robert Siodmak con attori come Burt Lancaster, Nick Cravat ed Eva Burton – che ha portato l’incantesimo dei panorami emozionanti del Castello Aragonese a un pubblico internazionale. Quando si gira l’isola viene da chiedersi come fosse in passato illuminata dalle scene di tramonti ancora attuali, in cui terra e magia, oggi come allora, favoriscono lo scambio di vezzi e passatempi allo stesso modo delle star di Hollywood.

L’ideale sarebbe accomodarsi su una navicella spaziale per tornare indietro nel tempo e dopo aver stretto la mano all’altezzoso Angelo Rizzoli mettersi comodi per soddisfare il voyerismo di chi sa che sboccerà l’amore tra Richard Burton ed Elizabeth Taylor durante le riprese di “Cleopatra” – del 1963, per la regia di Joseph L. Mankiewicz – cui parteciparono numerose comparse e coinvolse lo specchio d’acqua davanti al Borgo di Celsa e il centro storico. Ischia non è solo un’isola. È un mondo che custodisce location seducenti e ognuna racconta una sua storia. È un tour che non smette di testimoniare il suo spettacolo anche grazie all’Ischia Film Festival di Michelangelo Messina. Proprio lui, nel 2003, inventò il neologismo «Cineturismo» proponendolo quale anello di congiunzione tra turismo cinematografico da sviluppare ed esportare ai quattro angoli del globo e l’isola. Ed è il Castello Aragonese che da quindici anni per merito del patron Messina è location “glocal” e punto d’incontro di un cinema straripante di novità e tempio per intenditori. Una cartolina che dal 24 giugno al 1°luglio ritrarrà quell’universo internazionale di artisti, attori, registi rappresentandone i mondi, cinema compreso, in cui convivono stranezze e meraviglie. Le stesse che si possono osservare in un giro che andrebbe programmato per scoprire scorci di vita e verità nascoste da nord a sud di questo set naturale del Mediterraneo.

Programma dell'evento

 

Il Festival di Michelangelo

di Graziano Petrucci

Nel 2003 ha inventato il neologismo «Cineturismo». Coordinatore in Basilicata di un progetto sulla promozione del territorio, Michelangelo Messina è il fondatore dell’Ischia Film Festival che giunge alla XV^ edizione. Mostre, proiezioni, concorsi e convegni riempiranno i giorni dal 24 giugno al 1° luglio. Con umiltà e un pizzico di orgoglio ci parla delle evoluzioni e dei desideri che s’intrecciano con l’isola e come sarà questa XV^ edizione. Cerca nuove sfide e ha un sogno nel cassetto: conquistare l’isola e gli isolani.

Cosa è la cultura e come si declina nel cinema?
La cultura in Italia è uno strumento da utilizzare per immergersi in quell’area di coscienza personale volta alla salvaguardia di un bene comune. La cultura è un bene comune, un patrimonio tangibile e non, di cui tutti dovremmo avere rispetto e diffusione. È conoscenza della propria storicità, rispetto dell’altrui opinione, del proprio patrimonio artistico, linguistico e paesaggistico. Il cinema è il più grande diffusore di cultura e di visioni, ed essendo il più potente mezzo di comunicazione (anche in era web) bisogna stare attenti ai messaggi che invia attraverso le sue opere. Basti pensare che per anni ci hanno fatto credere che gli indiani erano cattivi e i cowboy erano buoni. Come ogni mezzo di comunicazione di massa bisogna capire da chi e da quali interessi è gestito.
Organizzatore di eventi si è o si diventa?
Per tutto “si diventa”, attraverso esperienza, lavoro, umiltà e sacrifici. Quelli che fanno il proprio lavoro con passione hanno una marcia in più.
Siamo alla XV^ edizione dell’IFF. Un adolescente, insomma, e tra poco festeggerà l’ingresso nel mondo degli adulti.
Come è cambiato in tutto questo tempo?
Ha fatto il suo percorso naturale e come un bambino ha affrontato gioie e dolori, bullismi e apprezzamenti, ha visto nascere e morire; ma è sempre qui, pronto a raccogliere le nuove sfide per andare avanti sul suo percorso.
Cosa non ha raggiunto e sarà il suo obiettivo in futuro?
Non si arriva mai definitivamente un obiettivo ed è questa la sfida. Con e per il festival ho raggiunto traguardi e località lontane ma devo ancora conquistare l’isola. Tra gli obiettivi futuri c’è quello di avere quegli ospiti internazionali che ancora non ci hanno onorato della loro presenza. Ma sono tenace nel raggiungere i miei scopi. Quest’anno avremo un ospite che sono andato personalmente ad invitare fino a casa sua, dall’altra parte del mondo.
Riscoprire il territorio con il cineturismo cui si associa il marketing territoriale. Una direzione che molti stanno percorrendo dando ai turisti la possibilità di visitare luoghi diventati famosi grazie a film o serie tv. A che punto siamo sull’isola, cosa si può fare per sviluppare il settore?
Dalla nascita del neologismo, da me ideato nel 2003 (non è presunzione la mia), abbiamo proposto per orgoglio isolano e regionale, diverse iniziative a Comuni e Regione, che purtroppo non hanno trovato interesse. Le stesse iniziative, invece, hanno trovato ampia diponibilità in altre Regioni che ora ne raccolgono i frutti, come la Basilicata dove sono coordinatore di un modello-progetto nazionale sulla promozione del territorio attraverso il Cineturismo.

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Tre posti di Ischia cui si possono legare altrettanti film che li hanno impressi in modo indelebile nella memoria collettiva?
Forio, Chiesa del Soccorso “Avanti” di Billy Wilder – S.Angelo “Caccia alla Volpe” con Peter Sellers – Ischia Ponte “Cleopatra” – “Il talento di Mr. Ripley” – “Il Corsaro dell’Isola Verde”.
Si ha l’impressione che la Regione Campania sia un po’distratta nei confronti dell’IFF. Ciò non avviene per altri eventi, specie dal punto di vista delle risorse. Come se lo spiega?
Non è un’impressione. L’IFF che si è delocalizzato sin dalla prima edizione con un progetto “Cinema & territorio”, si confronta e ottiene riconoscimenti internazionali: oltre cento tesi di laurea e numerosi interventi in convegni all’estero. Il festival pone all’attenzione nazionale il fenomeno del Cineturismo che interessa interlocutori italiani e stranieri oltre che il mondo della produzione audiovisiva. Nonostante ciò la Regione non lo considera evento di rilievo e favorisce altre iniziative. Devo pensare o che il resto del mondo si sbaglia nei nostri confronti; oppure il potere è legato a sistemi lobbistici e personalistici. Tutto questo fino ad oggi. Con la nuova legge cinema, credo che il sistema cambierà.
Perché Ischia non riesce a fare “sistema”, penso tra comuni o nei servizi, in modo da supportare iniziative che le fanno bene?
Non è che non si riesce, non si vuole. E’ evidente che si innescano sistemi personalistici (elettorali e privati) che non permettono di avere una visione lungimirante del proprio patrimonio.
Quali ospiti vedremo quest’anno all’IFF?
Come per le passate edizioni grandi nomi internazionali e giovani promesse del cinema Italiano.
Organizzare una kermesse come la sua non è semplice. Che rapporto ha con il tempo?
“Time is what you make of it”. Consapevole di ciò, cerco di averlo amico al mio fianco.
Lei ha preso parte a manifestazioni e premi internazionali fuori dall’Italia. Come ci vedono all’estero e che differenze, o diffidenze, mostrano verso l’isola d’Ischia?
Da un lato invidiano la straordinaria bellezza che questo territorio offre, dall’altro percepiscono (in silenzio) modi e sistemi ancora carichi di provincialismo.
Immagini di avere la bacchetta magica: come cambierebbe il volto dell’isola?
Più che cambiare il “volto” dell’isola auspico che cambi la “testa” degli isolani e che si rendano conto che perdiamo, di anno in anno, sempre di più, la nostra identità culturale.
Per il XV° anno dell’IFF ha in serbo qualche sorpresa?
Una nuova edizione è sempre piena di sorprese, il mondo della celluloide propone sempre nuovi linguaggi. Quest’anno, oltre al concorso, abbiamo scelto di non avere una sezione fuori concorso, per dare maggiore spazio ad una visione dei festival come hub, per apprendere al meglio l’importanza del cinema, nel tessuto sociale e territoriale. In compenso avremo retrospettive e omaggi a grandi autori.

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