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Assaggi pedemontani

santa maria

Se potessi farvi da guida, per almeno un paio di settimane, ogni giorno vi accompagnerei in un sito diverso in... altura. Così intensa di diversità, la geografia pedemontana dell’isola è un frullatore di prospettive inattese, di avvincenti esplorazioni, di conquiste appaganti, di connessioni carnali. Prendete la cartina.

Leggete un’infinità di nomi e toponimi. Alcuni sono conosciuti, frequentati, vissuti. Altri sono un po’ strani, se non proprio nebulosi, totalmente wild. Ognuno è come il cilindro di un mago, ci vai a curiosare e spunta fuori un coniglietto bianco, un coniglietto storyteller che ci affascina con i racconti. Provare per credere. Molto dipende dalle persone che ci accompagnano e/o si incontrano, e dalla predisposizione che abbiamo (messo nel trolley) di arricchire la nostra conoscenza. Da Piano Liguori a Pera di basso, da Santa Maria al Monte alla Pietra dell’acqua; e ancora dal Monte Cotto alla Sparaina, dal Monte di Panza alla Jesca, da Toccaneto al Cretaio e così via, potrei tratteggiare una larga mappa di posti imperdibili. Nelle pagine che seguono mi limito a tre suggerimenti, i primi dell’elenco, con una sorpresa finale dedicata… allo Yoga montanaro. Per gli altri, ci diamo appuntamento prossimamente su queste pagine.
PIANO LIGUORI E IL «CALA-CALA»
Vado su, dunque, a Piano Liguori o «Piano Licuoro», come recitano documenti d’epoca borbonica: è uno dei cuori rurali dell’isola. I poggi a vigneto, gli orti e i giardini, giocando con il lapillo millenario, tra inestricabili canneti, stalle e boschetti sempreverdi, alberi di pesco e fichi contorti e sparsi, muri a secco punteggiati da rare ossidiane, dominano i declivi che corrono ad abbracciare il mare in un contesto geologico primigenio. Il borgo, ancora in parte abitato, è un tesoro d’esperienze architettoniche del passato, quali la masseria diroccata di una famiglia sbarcata a Ischia secoli fa, con i suoi forni a legna, i ricoveri e l’affaccio sul pozzo esterno che riceve l’abbraccio di uno scalone esemplare. Risalendo da Campagnano, si arriva fin qui dominando lo scenario mediorientale della costa, con una fatica addolcita dal concerto di luce e visioni naturalistiche, e sublimata dalla conquista di una sosta al «Ristorante Piano Liguori» (telefono 081.989062) che è un concentrato di vitalità lenta, fermata nel tempo: è gestito dalla famiglia Trani, che sfida il futuro con eroiche coltivazioni e un oliveto magico che sboccia su un pianoro e annuncia il becco dello spuntone sacro di san Pancrazio, con la sua chiesina/ cappella ancestrale. Dal pergolato del ristorante, mentre preparo la bevanda - per me speciale - con due terzi di vino bianco freddo, acqua ghiacciata e grosse fette di limone, in attesa di bruschette e molto altro, lancio lo sguardo verso il blu cobalto dove palle di pesce gorgogliano tra le tonnacchielle predatrici, e mi prende un desiderio di scorribanda irrefrenabile: il percorso fin lì è piuttosto arduo, ma che importa? Tra mezz’ora toccherò anche la risacca ed evocherò un rito unico: il «Cala-Cala», il baratto tra i prodotti del contadino e del pescatore. Il termine viene dal greco kaleo: «adunare, chiamare per nome, chiamare, invitare». Era una formula iterativa dialettale da intendere come mandare qualcosa giù, dall’alto verso il basso in attesa di ricevere qualcos’altro in cambio. Dopo essersi “chiamati”. E favoriva le relazioni sociali, i patti di comparaggio, le intese a scopo matrimonio, tra la figlia del coltivatore terragno, e il giovane aratore d’acqua. Moltiplicazione di pomi e di pesci. Dalla barca si dava una voce in collina agli zappatori o agli spuntatori che riempivano un cesto di vimini con frutta, ortaggi, vino e lo calavano giù sottocosta. Una volta svuotata, la gerla tornava su, traboccante – forse - di lampughe settembrine…
A PERA DI BASSO, NEL BOSCO CON STILE
Non ho lo spazio per raccontarvi l’epopea della preziosa «via dell’allume» e delle «caulare» (nella prima foto in alto), vasche di lavorazione dell’alunite, manufatti proto-industriali che è possibile incontrare addentrandovi sul versante settentrionale dell’Epomeo. Da lì, dopo averle trovate su un falsopiano tra le felci, l’idea di scalare la vetta si trasformerà in impulso formidabile. Vi ho incuriosito? Provate a fare qualche ricerca sugli studi della mia amica geologa Lucilla Monti, e su quelli del Club Alpino dell’isola: c’è qualcosa anche sul nostro sito. Ora ho voglia di raccontarvi - molto in breve - le emozioni boscose di una parte della zona collinare di Casamicciola, non tanto per scoprire da qui i panorami che scorrono fino a Lacco Ameno e Monte Vico, quanto piuttosto per incitarvi ancora a scrutare il pianeta-Ischia con ingordigia di particolari, con l’animo pronto a un’esclamazione di meraviglia. Arrivate nel «mare verde» in quota medio alta, partendo dal Rarone (ben georeferenziato), e le tracce della carrabile vi condurranno alla «Tenuta Pera di Basso» (telefono 081.900122), che è un agriturismo per definizione ma è di fatto una enclave di accoglienza elegante e intelligente. Merito del vulcanico Mariolino Russo e della moglie: lui custode del castagneto immenso, lei sagace erede di una storia familiare. È un’oasi dallo stile Tuscany, ma totalmente debordante di segnali inconfondibili d’identità ischitana, dall’orto al giardino, alle mattonelle del compianto Taki Calise che conferiscono al design e al restyling degli interni (dimora antica con i suoi comodi rurali, tra cisterne e cantine) un delizioso tocco in più. La prenotazione è un obbligo necessario per scavalcare l’esclusività del luogo. E poi? Non indugiate, se è tempo di funghi, e avete le carte in regola, il paradiso è qui, dietro l’angolo.
SANTA MARIA AL MONTE OLTRE LE CAPRE
Su, non fermatevi, andiamo ancora più su, oltre i 400 metri. Quando? Sarebbe fondamentale almeno il 12 settembre: c’è la festa/sagra/pellegrinaggio alla chiesetta di Santa Maria al Monte. Sarà il momento per riannodare i fili della memoria, farciti di leggenda, quella dei fratelli Sportiello – accusati di omicidio – che alla fine del XVI secolo costruirono questo tempietto rurale (in segno d’espiazione per il delitto) in una posizione che si specchiava con quella dell’altra caratteristica chiesa di loro proprietà, san Carlo al Cierco, nell’immediata periferia di Forio. Cercate altre notizie, anche sul web. Annuserete pure le tracce dei pirati Saraceni, nientemeno. E, soprattutto, potrete evocare gli spiriti semplici e benevoli della vita rustica. Intanto, se siete arrivati a fine stagione da queste parti, scattate le foto agli archi di tufo verde, e ai graticci di ferro alle spalle del minuscolo campanile; poi cominciate a seguire i sentieri delle capre che affollano i fianchi di un microcosmo abitato: esplode nel bosco fitto, punteggiato di mirabolanti ricoveri ricavati dai massi erratici dell’Epomeo. Ce ne sono alcuni, non lontano, dalle parti di Tagliavento – toponimo che racchiude il segreto più profondo dell’isola – che sono stati trasformati in ammalianti spazi etnografici, per rarissimi vacanzieri senza frontiere. Sst, non ditelo in giro. Ma torniamo alle capre. Sono poco meno di duecento, quelle che s’intruppano nei pascoli curati da Nino e Massimo, creatori del «Ristorante Corbaro Park» (Tel:388 150 9941) - è molto più di un punto di ristoro – che hanno eletto uno spicchio di montagna selvaggia e complessa, a dimensione personale inscritta in una modernità che non rinuncia alla Natura forte. A cena, con i formaggi freschi o i semi-stagionati, e una selezione di sapori veraci, brindate alla bellezza.

YOGA IN MONTAGNA, RESPIRO E PRESENZA
Ho deciso di concedermi una pausa meditativa. Ho incontrato Enrico De Luca alle Fumarole dei Maronti, mentre teneva un’intensa lezione tra le onde a un gruppo di donne sbarcate da ogni parte del mondo. Mi sono ricordato della splendida iniziativa che ha fondato da un bel po’, con un format originale e itinerante: «Zoé Animal Yoga – Natural movement outdoor & experience» (www.zoeanimalyoga.com). Seguitissimo sui social, Enrico è molto più di un istruttore, grazie alla formazione umanistica e filosofica. Appena gli chiedo dei corsi che tiene anche nel cuore dell’Epomeo, mi cita una frase di F. Hölderlin: «Essere uno col tutto, questa è la vita degli dei, è il cielo dell’uomo!». E allora? bastano soltanto quattro parole, secondo Enrico per descrivere l’insieme di situazioni con le quali si confronta: «Silenzio. Montagna. Respiro. Presenza». E poi? «La dimensione dell’eterno lega e si lega a forme di esperienza arcaiche, interne e a luoghi simbolo che – sottolinea – sono i ponti verso l’assoluto, la verità. Lo Yoga sull’Epomeo: montagna, bosco, terra e rocce vulcaniche ovunque, maestose e silenziose, come corpi immobili assorti in una meditazione senza tempo ma sempre viva e attiva come la lava latente che impregna le viscere del Mar Tirreno. La complessità e la completezza degli elementi naturali su cui si costituisce Ischia rappresentano una condizione unica in cui sperimentare l’unione tra macrocosmo e microcosmo, tra uomo e natura e il riassorbimento nella dimensione/ stato di presenza/assenza, pieno/vuoto, che è la matrice di tutti i processi della ricerca dello yoga tantrico». Eh, lo sapevo, Enrico mi porta lontano. Anzi, vicinissimo. «È per questa consapevolezza – conclude – di unicità del territorio che l’isola ha sempre rappresentato una scelta necessaria per il mio desiderio di unire la promozione territoriale alla attività internazionale di formazione Yoga e movimento animale/primordiale».

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Info su Ischia

  • Superficie: 46 Kmq
  • Altezza: 789 mt
  • Lat.: 40° 44',82 N
  • Long.: 13° 56',58 E
  • Periplo: 18 miglia
  • Coste: 51.2 Km
  • Comuni: 6
  • Abitanti: 58.029

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