Antonio e Nicola, il vino e il mare - L’azienda Mazzella a Campagnano

Antonio e Nicola - L’azienda Mazzella a CampagnanoProva a fare questo gesto, non rituale, insieme a me, Antonio: vai in vigna e raccogli una pigna di Forastera, bionda, gonfia e matura. Poi solleva il braccio e comincia a stringerla lentamente tra le dita, avvertendo lo scrocchio dolce degli acini che si aprono, lasciando scorrere il succo lungo il palmo e l’avambraccio per un po’ di secondi. Lo vedi: è soltanto un’idea di mosto, un preannuncio di vino.

Nicola, fai altrettanto. Ricordi? Quante volte hai spinto e spinto con i piedi nel palmento fino al ventre? No, non servono le foto in bianco e nero: in questo invito a spremere l’uva c’è una sostanza più carnosa, un’Arte potente e piacevolmente moderna. A questo punto fermati. Aspetta che gli zuccheri vergini facciano il loro lavoro sulla pelle, che ora ti sembrerà azzeccosa. Annusa i granuli di polpa d’uva che stanno lì, un po’ rappresi, nell’incavo delle falangi, la buccia, i sentori fruttuosi e delicati. Osserva quei tenui pigmenti percettibili dai visionari enoici, come noi.
Lo so, Nicola; lo so, Antonio, lo fate da una vita, figlio e padre, sull’orma del nonno e non state certo a giocarci su. Ma immaginate ancora una volta quando tutto sarà terminato, anzi ricomincerà: l’itinerario dalla vendemmia alla cantina, dal pigiare al torchiare; dalle botti alle bottiglie, alle fermentazioni controllate, i filtri, i lieviti e le cure devote. Quando la fatica, l’impegno e il sudore comunitario si saranno evoluti finalmente in una divinità liquida, uguale e nuovissima che fai presto a dire Bianco, Rosso, Rosa, Spumante, Grappa, etichetta dopo etichetta.
Sì, Antonio, continua a raccogliere le vecchie foto, le carte di famiglia: insieme prepareremo un libro memorabile. Ora, però, non corriamo. Dovremo attendere il giusto tempo per berla, la nostra desiderata storia identitaria. Quella del vino e di Ischia. Intanto, in questa storia, Antonio e Nicola, tuffatevi e nuotateci insieme a me, perché un vignaiolo ischitano è un marinaio, un pescatore coi fiocchi. Chi più di voi lo sa per davvero, voi eroi che trasportate i fusti pieni di fresca spremitura e nobilissime vinacce da San Pancrazio a Ischia Ponte, a bordo di un gozzo leggendario?
Calli e rughe, zappa, remi e forbici, lame da innesto e batticuore: tutto ciò disegna arabeschi di saggezza e sapidità sul volto e sulle nocche, come la mineralità del Biancolella, che berrai a Campagnano, Nicola, abbinandolo alle prossime prede catturate, armeggiando un arpione subacqueo. Ti calerai dalla Vigna del Lume giù nell’azzurro, a ridosso della costa semiprofonda. È abitata dai marvizzi destinati al forno; e dai saraghi… e pure una salpa è perfetta, alla brace! O animerai una lenza traslucida, in notturna, perché intanto c’è chi suggerisce di preparare i totani imbottiti, prima di stappare il magnifico rubino di un «Vigna di Levante». Senza aver dimenticato di fare incetta di patelle e ricci.
Vino e mare, amici miei, sintesi di vitalità. La stessa correva tra i pensieri di nonno Nicola Mazzella che, nel 1940, sfidò la terra, il sole e la pozzolana, le parracine e i terrazzamenti, potando e accogliendo i tini colmi di Rilla e Per’ ‘e palummo, come un dono da trasmettere in eredità. Che pensieri fantastici.

 

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