Andar per cantine percorrendo i sentieri

sentieri

La stretta relazione che intercorre tra elementi naturali, geologici, storici e culturali, rende il viaggio di scoperta dell’isola d’Ischia un modo per osservare e vivere il territorio in chiave sistemica, evidenziando la stretta relazione tra passato e presente e facendo emergere le forti identità locali perfettamente integrate con l’ambiente.

Infatti, la natura vulcanica ed il suolo fertile hanno consentito lo sviluppo di una cultura contadina che trova la sua massima espressione proprio nella coltivazione della vite e nella produzione del vino; cultura che si è andata consolidando nel tempo e che ancora oggi, a tratti nascosta, a tratti più evidente, si legge lungo il dedalo di sentieri e mulattiere che si intrecciano all’interno dell’isola. E’ talmente forte tale connessione che non si può pensare di proporre un percorso escursionistico senza passare per realtà che ancora oggi conservano e ripropongono le tracce delle tradizioni agricole di una volta; ma è anche vero il contrario. Considerando che tra gli obiettivi della sottosezione isolana del CAI (Club Alpino Italiano) c’è la promozione degli itinerari e delle tradizioni locali, ecco perché all’interno degli eventi previsti quest’anno  nell’ambito di “Andar per Cantine” abbiamo voluto partecipare inserendo un paio di itinerari I percorsi qui proposti sono proprio un esempio di come l'intreccio tra storia e architettura (interventi antropici di antica data), si armonizzi con l’ambiente, ma vuol essere anche un contributo affinchè ci sia una maggiore presa di coscienza rispetto alla cura di questo territorio, alla sua tutela e valorizzazione. Il primo parte proprio dal centro di Panza (sede della Pro Loco). Il paese conserva molto bene le tracce evidenti dell’utilizzo dell’elemento naturale, trasformato dall’intervento dell’uomo; la roccia tipica locale usata per ricavare abitazioni, cantine, cellai e cisterne. Ma l’intervento contadino è chiaro anche nei  muri a secco (le cosiddette “parracine”) che, costruiti con la stessa pietra locale, delimitano il percorso. Comincia il nostro percorso in direzione Sorgeto e seguendo la strada carrabile, giungiamo ad una piccola diramazione: verso destra, si percorrono pochi metri lungo una serie di case immerse nel verde e ci imbattiamo in un bivio da cui partono due sentieri.  Il primo, con un discreto dislivello (circa 100 m), si inoltra in una conca coltivata a frutteto e prosegue fino alla piccola e meravigliosa  baia della Pelara. La discesa è introdotta da una ripida gradinata con scalini in legno intagliati nel tufo che conducono ad una parete stratificata di pomici, ceneri e lapilli. Da qui, il sentiero si snoda attraverso un rigoglioso boschetto di querce e lecci, ma ritroviamo anche specie tipiche della macchia mediterranea: l’erica, il corbezzolo ed il lentisco. Nel bosco, inoltre, si nasconde la “grotta dell'eremita”, scavata nella roccia tufacea. Oltrepassata quest'ultima, nuotiamo letteralmente in una magnifica radura di felci, dove in primavera è facile raccogliere gli asparagi selvatici. Oltre la radura, una scala rustica, realizzata dai volontari della Pro Loco ci Panza, consente di superare il dislivello in  modo agevole, per arrivare alla costa e al mare. La discesa è meravigliosa, poiché dà modo di osservare le multicolori pareti rocciose, che vanno dal grigio al nero al rosso (rocce trachitiche nerastre si alternano piroclastiti rossastri). I differenti colori testimoniano la presenza di diversi minerali lavici. Si tratta, infatti, di un pregevole geosito, che ha il suo culmine in una imponente roccia lavica grigia che, alta circa 80 metri, troneggia sul mare, creando dei giochi di luci e colori di una certa rarità.  Per giungere al secondo sentiero, si ritorna indietro e ci si dirige verso il Monte di Panza, tra vigneti e zone a gariga, il cui colore predominante è il giallo delle ginestre, in fiore nel periodo tardo primaverile.  Oltre alla tipica vegetazione costiera è di particolare interesse naturalistico la presenza dell’orchidea serapide. Attraversando un ampio e pianeggiante costone, lo sguardo è del tutto libero di spaziare verso il mare aperto, con la vista, in giornate limpide, di Punta della Campanella e Capri verso Est e di Ventotene verso Ovest. Un belvedere che invita alla meditazione finalizzata al riequilibrio psico – fisico, corredato di qualche panchina, chiude la parte più alta e pianeggiante del monte: da questo punto si può ammirare, dell'isola, la zona che va da Santa Maria al Monte, passando per Bocca di Serra, fino a Serrara, Monte Vezzi, Monte Cotto, la baia dei Maronti, Sant'Angelo e, per finire, Sorgeto. La visita di questa zona sarà completa solo con la visita alla baia di Sorgeto. La strada carrabile per scendere nella baia, si imbocca a partire dallo stesso bivio che conduceva ai due sentieri qui sopra descritti. Quindi, tornati lì, svoltiamo a destra e procediamo comodamente fino ad uno spiazzo antistante il Ristorante “Da Gisella”. Da questo punto, si dipartono i circa 300 scalini che conducono alle pozze calde di acqua termale che caratterizzano e danno il nome alla baia. Nel corso del ‘500, il medico calabrese G. Jasolino, che per primo esaminò tutte le acque termo-minerali che affiorano sull’isola per studiarne gli svariati effetti curativi, giudicò la corrente calda di Sorgeto“giovevole alle gotte, alla frigidità e alla sterilità”. Incassata tra due promontori, ciottolosa, non troppo estesa, la conca è ricca di acque calde fino a 90°, che si mescolano al freddo mare, creando, anche in pieno inverno, la possibilità di immergervisi con piacere e beneficio.  Il percorso si conclude a Punta Chiarito, importante sito di interesse archeologico e la visita alla visita alla cantina “Antica Fattoria Greca” dove sarà possibile gustare dell’ottimi vino e prodotti tipici locali.  Per l’altro percorso ci spostiamo dall’altra parte dell’isola; dal centro di Panza prendiamo una navetta che ci porta fino al maneggio dei cavalli a Fiaiano, da dove partiamo. Ci immettiamo subito in un castagneto. Nel periodo primaverile (momento migliore per percorrere questo sentiero per via delle tante fioriture) subito la vista è rapita dal colore chiaro dei fiori di castagno che, dal Monte Toppo (427 s.l.m.) a salire,  sembrano pennellate dorate nel mare verde intenso tipico di questo versante isolano ed indice di una grande  ricchezza floristica. Imboccato il sentiero che risale verso il vallone di Buceto, dove è presente l’omonima fonte, il primo tratto è accompagnato dai resti del vecchio acquedotto che captava l’acqua dalla fonte e la portava fino al borgo di Gelsa (odierna Ischia Ponte). Data la forte esposizione di questo primo tratto la vegetazione predominante è quella tipica della macchia mediterranea, in cui spiccano le fragranti essenze del mirto arricchite dagli aromi della  mentuccia selvatica e  del timo. Dopo poco, come per incanto, il paesaggio cambia: la particolare posizione e conformazione geomorfologica del vallone, nonché la ricchezza di acqua (la fonte di Buceto appunto), la presenza di alti pioppi ed ailianti epifitati da edere striscianti e filanti che somigliano a liane ed in basso felci alte e bardane dalle foglie ampie almeno un metro, il cinguettio degli uccelli, rendono questo tratto simile ad una foresta tropicale. Ci si è immerge in questo mondo, perdendo per un attimo la cognizione spazio – temporale.  Ma Ischia è anche questo: grazie alla sua variabilità geo – bio – morfo – climatica, in uno spazio limitato si sviluppano tanti ambienti diversi, da quelli tipici dell’area mediterranea, a quelli di alta montagna, a quelli tropicali. Lasciato questo luogo “salgariano” ci si immette in un bosco di  castagni alle falde del Monte Trippodi (502 s.l.m.), fino ad arrivare a Piano San Paolo, vecchia spiaggia fossile, testimonianza del passato sommerso di una parte dell’isola. Abbandonando il bosco e cominciando la discesa, il paesaggio si apre, offrendo uno scorcio completo del golfo di Napoli, con le isole flegree, i Campi flegrei,  il Vesuvio ed  i Monti Lattari. E’ il sentiero di Buttavento, sulla Costa Sparaina, che sorge su un duomo vulcanico, che conduce a Candiano, frazione di Buonopane, dove è presente una quercia plurisecolare, testimonianza silenziosa del tempo  che passa. Lungo questo tratto si trovano, inoltre, una serie di cantine scavate nella tenera roccia, che evidenziano la forte interconnessione tra il paesaggio naturale e quello antropico. Sarà l’occasione per visitare una serie di cantine ed aziende produttrici di tipicità locali ed immergersi in odori e  sapori che solo un’esperienza del genere può dare.  Questo vuol dire che la descrizione dei percorsi che vi ho raccontato non è completa. Sarete voi a completarla, arricchindola con le emozioni e le sensazioni che proverete lungo il cammino, che vi assicuro toccheranno tutti i vostri sensi.

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  • Sito web www.ischia.it
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Info su Ischia

  • Superficie: 46 Kmq
  • Altezza: 789 mt
  • Lat.: 40° 44',82 N
  • Long.: 13° 56',58 E
  • Periplo: 18 miglia
  • Coste: 51.2 Km
  • Comuni: 6
  • Abitanti: 58.029

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