Fu sino alla sua morte il medico termale più famoso dell'isola. Nato a Vevey nel cantone Vaud, studiò a Parigi, divenne medico; nel 1830 si stabilì a Casamicciola. Il poliedrico e versatile medico fu anche un veduto uomo d'affari; nella bella zona chiamata Castagneto sviluppò una "Casa di Salute" che soddisfaceva le esigenze dei tempi.
Viaggiò con la sua famiglia nell'ottobre del 1827 da Milano a Firenze. L'anno successivo andò con una feluca genovese a Napoli, poi attraversò il golfo e venne ad Ischia, approdò al Borgo d'Ischia, dove il castello esercitò una profonda impressione su Cooper, egli scrisse nelle sue memorie: "Si offrì a noi uno scenario che somigliava più ad un quadro fantastico che alla realtà del nostro mondo quotidiano".
Svizzero, nato nel 1805 e nel 1831 era già professore di storia naturali. Venne ad Ischia per la sua natura vulcanica, alloggiò ai bagni (zona vicino all'attuale porto). Al suo arrivo si affrettò subito per la lava dell'Arso, poi salì sui due vulcani vicini, il Rotaro e il Montagnone. Visitò anche il castello dove lo interessarono tra l'altro anche il modo come i numerosi detenuti erano alloggiati e l'ospedale a loro destinato.
Poeta romantico che si interessò particolarmente di biologia e di anatomia comparata. Nel giugno del 1824 venne a Casamicciola, sperava, purtroppo invano, di trovare nelle terme rimedio ad un ostinato dolore.
Delle bellezze d'Ischia nei quattro mesi che soggiornò sull'isola, aveva visto solo l'ampia veduta che gli offriva l'abitazione. Soprattutto la sera, quando il cielo s'infiammava a occidente, lo impressionava profondamente. Così avvenne, che raccontasse solo della vita con i suoi semplici e onesti coinquilini e delle visite che gli venivano fatte di tanto in tanto dai vicini.
Venne ad Ischia nel dicembre del 1820. Esistono tre paesaggi, che rappresentano tutti i particolari del tratto Perrone - Lacco Ameno.
Nato in Renania, aveva studiato filologia e storia e insegnò poi in diverse città tedesche. Venne ad Ischia e trascorse in gran parte l'estate del 1834, abitava a Casamicciola. Mayer è tra i piu antichi visitatori di Ischia, l'unico che parla della 'NDREZZATA, antica danza guerriera con spade eseguita ancora oggi a Barano; Mayer apprezza il fascino dell'isola, nel suo libro scrisse che le altre isole sono soltanto dei satelliti di Ischia.
Fu un noto paesaggista, nato a Parigi nel 1781. Nel 1824 diventò ispettore generale delle belle arti a Parigi. I suoi quadri e disegni si trovano in molti musei della Francia. Tra il 1824 e il 1825 il conte abitò a Casamicciola, sotto la Sentinella, attraversò l'isola in tutte le direzioni, dipingendo e disegnando.
Soggiornò ad Ischia nel 1852 o nel 1853, a Casamicciola nella pensione "Casa Purgatorio". Egli disse che la veduta che si aveva era la più bella che la terra poteva offrire ad occhio umano.
Pittore, venne nel 1821 a Ischia. Dai suoi quadri promana la gioia per i costumi così variopinti del tempo, ma anche il sentimentalismo malinconico che non lo abbandonava mai.
Lili e Bernhard Klein e Gustav e Wilhelmine Parthey sono due coppie di giovani sposi in viaggio di nozze a Napoli e a Ischia. Sbarcarono a Casamicciola e alloggiarono alla Sentinella. Fecero un'escursione sull'Epomeo, salirono fino la cima che era del tutto spoglia, ma che visione (un paradiso verde fiorito circondato dall'ampio mare azzurro).
Appartenevano ai viaggiatori benestanti di quel tempo. Visitarono anche Ischia, dissero che era un angolo magnifico e il piacere del soggiorno non era senza fascino. A sera di ritorno dalle escursioni incontravano gruppi di tre quattro persone che sedevano davanti alle case e cantavano al suono della chitarra canzoni napoletane e altri gruppi ballavano la tarantella. I Blessington definivano questi spettacoli gioiosi e la gente era sempre gentile.
Era un sacerdote che pubblicò i suoi ricordi di viaggio in un libro di due volumi. Si definisce un viaggiatore seriamente interessato che osserva con occhi aperti paesi e gente.
Paolo Buchner nasce a Norimberga, Baviera, il 12.4.1886 e muore ad Ischia il 19.10.1978. Egli frequenter? l?universit? di Monaco si laurea con una tesi sugli eteronomosomi degli ortotteri. Nel 1910, grazie a una borsa di studio, egli viene a Napoli per approfondire Ie sue ricerche presso la stazione zoologica della citt?. II giovane studioso rimane nel capoluogo partenopeo per un anno e ha modo di fare qualche gita nella nostra isola. II viaggio in Italia sar? la causa involontaria per la quale conoscer? la sua futura moglie, la signora Miliana, giovane allieva di belle arti di Gorizia. II giovane studioso prender? lezioni di italiano da lei sposandola nel 1913; l?anno successivo nascer? il loro unico figliuolo Giorgio, il futuro archeologo. Paolo Buchner avr? una brillante carriera universitaria, nel 1927 acquista un terreno sulla collina di Sant?Alessandro, qui dal 1928 al 1930 far? costruire la sua casa in puro stile mediterraneo. Si stabilir? definitivamente a Ischia nel 1944. Nel 1939 egli comincer? ad appassionarsi al passato e alla natura dell?isola d?lschia e pubblicher? Case di pietra ad Ischia.
Paolo Buchner con le sue opere che hanno come oggetto di ricerca l?isola d?Ischia, pu? a buon diritto far parte di quel gruppo di scrittori di cose isolane, che nel corso dei secoli hanno dedicato i loro studi alla conoscenza sul piano scientifico e storico della verde Aenaria. Egli aveva voluto inserire nei momenti di sosta dai suoi dotti e impegnativi studi scientifici e dalle importanti ricerche sperimentali, l?interesse per la storia, la geologia, l?archeologia dell?isola d?Ischia. Lo studioso indaga sulla storia naturale della nostra terra e nel 1943 terr? una conferenza all?Universit? di Milano che ha come oggetto la formazione e lo sviluppo dell?isola d?Ischia.
Paolo Buchner pubblicher? anche una Storia delle terme di Porto d?Ischia ben conoscendo l?importanza secolare delle due fonti Formiello e Fontana. Nel 1971, dar? ancora un ulteriore contributo realizzando uno studio monografico su Jacques E. Chevalley de Rivaz, il medico franco-svizzero della corte borbonica che preferir? rimanervi dando un forte impulso al nostro termalismo con un contributo personale che ? all?avanguardia.
Nel 1944, insieme con mons. Buonocore e altri cinque intellettuali di grande levatura, sar? uno dei fondatori del Centro Studi sull?Isola d?Ischia.
Paolo Buchner, ottenne validi riconoscimenti da pi? parti per il suo contributo dato alla ricerca scientifica; gli saranno conferire tre lauree ?honoris causa? (in medicina nel 1958; in scienze biologiche nel 1959; in scienze naturali nel 1960). Nella quiete della bellissima villa con davanti orizzonti magnifici, in questa dimora fatta proprio per lo studio e per ascoltare l?ispirazione e le voci, nasce Gast auf Ischia pensato e maturato negli anni ?60 e pubblicato nel 1968. L?opera si pu? considerare l?espressione pi? tangibile di quell?amore a prima vista che lo studioso prov? per questa terra ancora incontaminata.
L'esimio professore svevo di diritto e leader del liberalismo, nei suoi ricordi di vita scrive di una escursione ad Ischia che fece con due altri tedeschi nel 1842. Approdarono al Castello e presero la strada per la locanda del "Tenente". Mohl e i suoi amici furono incantati dal silenzio e dalla calma straordinaria dell'isola. A Forio ebbero l'opportunità di ammirare le donne nei loro veli, le giacche riccamente ricamate con fili d'oro e molti ornamenti ugualmente d'oro.
Rudolf Pointer nacque a Zadar in ex Jugoslavia nel 1907, ma è sempre vissuto a Graz (Austria) e a Forio. Pittore autodidatta e professore di disegno, si impose all'attenzione dei critici e degli studiosi per la sua capacità di rappresentare un mondo interiore ricco di suggestioni, di immagini surreali, di figure simboliche, di evocazioni fantastiche. Una bella critica d'arte sulla pittura di Pointer fu scritta dalla pittrice Teresa Coppa nell'autunno del 1981 sul Settimanale d'Ischia.
Nacque nel 1813 a Dorpat, figlio di un erudito studioso, studiò nella sua patria filologia e storia e continuò i suoi studi all'università di Berlino. Venne ad Ischia nel 1860; nel suo diario ci sono annotazioni riguardante l'isola.
Probabilmente venne ad Ischia nel 1826, alloggiò a Lacco presso il nobile Tommaso de Biasi. Furono giorni splendidi quelli che Ludemann potè trascorrere a Ischia; giri in barca lungo le grotte e gli scogli, bagni in mare, caccia a conigli e fagiani. Salì sull'Epomeo per vedere il sorgere del sole e lo descrive con parole forbite.
Bergsoe si era laureato in zoologia all'università di Coopenghen, era uno scrittore che parlava della sua vita in modo divertente.
Ibsen lo aveva conosciuto, durante un soggiorno romano, i due strinsero un'amicizia molto profonda. Vennero ad Ischia nel 1867. Ibsen era venuto per lavorare e solo verso sera si dedicava all'amico per fare una passeggiata, Bergsoe ci racconta
che le passeggiate serali erano sempre le stesse, solo in rara occasione riuscivano a cambiare percorso ma finivano quasi sempre male perché Ibsen si faceva prendere dal panico e aveva costantemente paura della morte. Bergsoe ci riferisce anche che Ibsen non aveva nessuna intezione di conoscere piu a fondo l'isola, era assente da tutto ciò che lo circondava. Bergsoe invece percorreva l'isola con occhi attenti e non c'era niente che non lo interessasse, percorre l'isola con occhi da naturalista, si interessa del mondo animale, la flora, la geologia e descrisse fedelmente il decorso della sua cura termale. Spronato da Ibsen, Bergsoe scrisse un'opera che si chiama "UNA SERA AD ISCHIA".
Giunse a Ischia tra 1828 e 1830. Egli disse che Ischia era dotata di caratteristiche proprie, piena di fascino e di bellezze, era ricca e fertile e possedeva l'acqua calda benefica. Ischia era un pezzo di terra significativo e veniva visitata spesso per le sue acque termali.
Duchessa, figlia dell'ultimo duca di Curlandia. La sua salute non era delle migliori, venne ad Ischia ed i bagni nelle acque termali risultarono benefiche.
Scrittore inglese, nel suo divertente "DOLCE NAPOLI" pubblicato nel 1878 scrisse che ad Ischia c'erano passeggiate più belle, più ombre, più comodità, posta giornaliera e, cosa non trascurabile, anche società migliore, rispetto a Capri.
Un uomo che amò Ischia; era nato a Dresda nel 1838, aveva studiato teologia ma preferì dedicarsi all'attività didattica. Nella sua opera "SOMMERTAGE AUF ISCHIA" si crogiola nei ricordi legati ad alcuni mesi estivi trascorsi nel 1875 a Casamicciola.
Figlio di August e di Ottilie, studiò da solo filosofia e giurisprudenza. Venne ad Ischia due volte; nel 1845 alloggiò per mesi da solo a Casamicciola, nel 1846 con sua madre a Lacco. Il suo stato di salute era precario, aveva segni di malattie nervose, poi cominciò a soffrire di terribili dolori alla faccia.
Fu Seligmann, il medico Viennese che gli consigliò una cura ad Ischia. La cura con l'acqua del Gurgitello non ebbe successo; l'estate successiva decise di tornare ugualmente ad Ischia. Questa volte le cure le fece nelle terme di Santa Restituta, Wolf a causa dei suoi dolori non riuscì a visitare l'isola.
Per qualche anno Auden visse a Berlino, e ritornò in Inghilterra solo negli anni ’30, dove esercitò la professione di maestro elementare e pubblicò la sua seconda raccolta di versi. In pochi anni divenne il portavoce dei giovani poeti inglesi. Dichiaratamente gay, d’idee marxiste, Auden, insieme all’americano T. S. Eliot, a S. Spender e ad altri poeti rivoluzionò la poesia. Auden amava la musicalità dei versi e non a caso la musica fu sempre una sua gran passione. A 28 anni sposò, per farle ottenere la nazionalità inglese, l’intelligente e versatile Erika Mann, alla quale le dedicò la sua terza raccolta di poesie. Nel ’39 lasciò l’Inghilterra per emigrare negli Stati Uniti. Pochi anni dopo lasciò gli USA per il Canada e dopo la fine della seconda guerra mondiale visse tra l’Italia e New York, dove aveva avuto una seconda cattedra. Auden quando era in Italia viveva ad Ischia. S’innamorò subito dell’isola e descrisse in modo fiabesco il forte legame che lo tenne ancorato all’isola per dieci anni.
In quegli anni il poeta intrattenne rapporti cordiali con gli isolani, donò loro un organo per una delle tante chiese di Forio, l’incantesimo si ruppe verso la fine degli anni ’50, quando i microtaxi, le “seicento” e le “vespe” cominciarono a pullulare sulle strade e sulle mulattiere dei comuni isolani. Auden, dopo aver vinto il Premio Feltrinelli abbandonò Forio per rifugiarsi in un villaggio austriaco. Morì a Vienna nel 1973.
Il Bar Internazionale
Com’è allegro e sereno esser seduti
Attorno a un tavolo sotto le stelle estive,
Ridere e chiacchierare sul vino o sugli Strega
Che ci ha portato Vito.
Ma quando la Bellezza passa, ricorda, Forestiero,
In un angolo qui, inevitabili come
La morte o le tasse, a notare il tuo contegno,
Gli occhi di Gisella.
Yankkee, Limey, Kraut, Foriano, Romano,
Signore, Signori, e il terzo Sesso, imitatemi,
Sollevate i bicchieri, bevete alla nostra Ostessa, gridando
“Viva Maria”!
17-9-1953
All’amica Maria, con Amore
W. H. Auden
Bargheer, Eduard (1901-1979). Pittore tedesco. Nel 1925 vinse una borsa di studio per un viaggio in Italia e ne restò affascinato. Nel 1935 giunse per la prima volta a Ischia e si stabilì a Sant'Angelo, dove entrò in amicizia con il connazionale Werner Gilles. Nel 1939 si trasferì a Forio dove prese a dipingere soprattutto pescatori e contadini, e se ne distaccò solo in occasione di sue mostre in Italia e all'estero. «Ama l'isola e l'esplora con l'occhio penetrante dell'artista, paradigmaticamente proponendola per esprimere un inquietante rapporto con la natura e gli uomini. Sfrutta tutte le risorse del mezzo espressivo e consegue risultati di eccezionale valore; sensibile alle suggestioni dei grandi movimenti pittorici del '900 esplora con tutta la sua forza creativa le possibilità che gli si offrono e ricerca le soluzioni più adatte a rendere in termini adeguati la complessità del suo mondo interiore. Eduardo ha scritto P. P. Zivelli ha vissuto tra noi, tra i contadini, i pescatori, gli artigiani, assimilando la nostra cultura, interpretandola e valorizzandola con la sua arte». Nel 1948 il comune di Forio gli conferì la cittadinanza onoraria. Sulla facciata della chiesa di S. Maria di Loreto si ammira un suo mosaico donato al paese. Forio e l'isola lo ricordano spesso con mostre delle sue opere.
Chaplin, Charlie (1889-1977). Attore e regista cinematografico, tra i più grandi protagonisti della storia del cinema, fu ospite a Ischia nel 1957, e al cinema Reginella presentò la prima del suo film Un re a New York. Era solito girare per l'isola sul tipico mezzo di trasporto locale, primo modello di motoretta e microtaxi.
Curie, Sklodowska Marie (1867-1934). Fisico francese, di origine polacca, moglie di Pierre, scopritrice del radium e fondatrice col marito della dottrina della radioattività, fu nel 1918 a Lacco Ameno con una commissione di scienziati per un sopralluogo alle sorgenti radioattive dell'isola d'Ischia, e accompagnata dal prof. Camillo Porlezza, direttore dell'Istituto di Chimica Generale dell'Università di Pisa. Una lapide sulla facciata esterna delle Terme Regina Isabella ne ricorda l'evento.
(Rheydt 1894-1961). Pittore tedesco che compì molti viaggi in Italia (Firenze e Anacapri), Francia e Norvegia; dal 1936 al 1941 visse in Italia (Ischia, Palinuro). Ad Ischia aveva la sua dimora a Sant'Angelo, dove era solito trascorrere i mesi estivi, particolarmente attratto dai luoghi e dalla vita silenziosa e tranquilla. Nella sua casa si radunavano molti altri artisti che avevano ugualmente scelto l'isola per loro felice soggiorno.
(1894-1972). Industriale del gruppo tessile e di abbigliamento risalente al lanificio di Valdarno. Avendo ottenuto la guarigione dell'artrosi con le acque termali dÕIschia, volle contribuire allo sviluppo turistico e promosse ad Ischia, all'inizio degli anni 1950, la ristrutturazione delle Terme Comunali e la costruzione del complesso termale alberghiero Jolly attraverso la società Ciatsa, già presente in molte città italiane con modernissimi alberghi. Nell'aprile del 1957 l'Amm. comunale d'Ischia gli conferì la cittadinanza onoraria.
Direttore dell'Istituto di Chimica Generale dell'Università di Pisa, accompagnò nel 1918 la scienziata Maria Curie in visita alle sorgenti radioattive di Lacco Ameno. Vi ritornò nel 1957 per visitare le nuove Terme e per fare rilevazioni della radioattività termale.
(Trieste 1846-Casamicciola 1928). Fondatore e direttore dell'Osservatorio Geofisico, la cui costruzione fu decisa nel 1885. Ideò la vasca sismica, che ancora oggi si può vedere nelle sale dell'Osservatorio, per registrare le onde sismiche. Confinatosi da se medesimo e per la vita nell'isola, diede prestigio ad un ramo nuovo della scienza. I suoi apparecchi sismici, presentati all'Esposizione di Milano nel 1906, furono premiati con medaglia d'oro.

Nell’estate del 1864 curò con le acque di Gurgitello i postumi della ferita d’Aspromonte.

Giunse ad Ischia nel 1831, era un giovane compositore e un virtuoso suonatore di piano. Venne accompagnato da tre amici, e alloggiarono alla Pannella. Egli purtroppo non riuscì a vedere molto dell'isola per il cattivo tempo, nel suo diario descrisse gli abiti di quel tempo, fece dei disegni purtroppo andati persi.

Venne a Ischia quattro volte. Nel 1830 a causa di una dermatite squamosa al poplite sinistro venne ad Ischia per fare le cure termali. Con lui vennero il suo segretario HEINRICH FAHRBACHER, il pittore e direttore accademico GEORG VON DILLIS e il medico personale consigliere sanitario JOH. BAPTIST WENZL. Fahrbachher pubblicò i suoi ricordi dell'Italia, della Sicilia e della Grecia degli anni 1826-1844.

Angelo Rizzoli nasce a Milano il 31 Ottobre 1889 e muore il 24 Settembre 1970. Editore, produttore cinematografico, mecenate, personaggio titanico.
La sua è una vita eccezionale: dall'orfanotrofio Martinitt al mondo della grande finanza. Conosce i più grandi personaggi della sua epoca, costruisce un impero di proporzioni immense.
Trasforma in oro tutto ciò che tocca. Crea attorno a se una leggenda. Puntuale, concreto, rispettoso delle intelligenze degli altri. Sa di essere il punto di riferimento per la gente che lo inquadra come "benefattore". Non dimentica mai le sue origini e fa dell'impegno sociale un modo naturale di essere.
"Generosità" è forse il termine che meglio inquadra la sua personalità.

Luchino Visconti nasce a Milano nel 1906 e muore a Roma nel 1976. Di origini aristocratiche, s’appassiona al cinema negli anni ‘30: durante un soggiorno parigino, conosce Jean Renoir e ne diviene assistente. Esordisce nella regia con "Ossessione" (1942), che trasferisce su sfondi nostrani il romanzo di James M. Cain "Il postino suona sempre due volte": restituendo alla fisicità due attori di regime come Clara Calamai e Massimo Girotti, collocati in ambienti inusitati dentro una vicenda intrisa di sessualità, egli licenzia un’opera di rottura invisa alle autorità,espressioned’un nuovo modo d’intendere il cinema.
Il periodo più fertile della creatività del Nostro si chiude con "Rocco e i suoi fratelli" (1960), compendio e summa dell’arte sua espressa nelle forme d’un melò a forti tinte, ove si narra del disfacimento d’una famiglia di origine contadina nel contatto con la città. Memore di Mann e Dostoevskij, il regista milanese colloca i suoi tragici personaggi fra Mito e Storia, dando così loro carattere di acronotopicità e regalandoci immagini indimenticabili.
Di qui in avanti, l’indiscutibile magistero del cineasta milanese si piegherà ad operazioni più o meno di maniera: non per questo mancheranno esiti splendidi ("Il Gattopardo", 1963, ove nostalgia del passato e consapevolezza ideologica fecondamente s’intrecciano in un racconto impeccabile sotto l’aspetto figurativo) o comunque d’inconsueto respiro (nel ‘73, un "Ludwig" notturno e spettrale, gonfio di pioggia e di sgomento, percorso da lugubri presagi mortuari), ma il versante estetizzante e borghese - che gli varrà la pungente qualifica di "duca arredatore" - finirà per prevalere.
Fuori dal fuoco contingente della polemica politica, egli tornerà ad essere regista più che autore: illustratore di gran rango per un pubblico colto ed esigente, purtroppo sempre più lontano dal flusso della Storia.

William Walton, nato a Oldham il 23 marzo del 1902, ha ricevuto i primi rudimenti dal padre ed ha frequentato il coro della Cattedrale di Oxford. La sua formazione fu essenzialmente da autodidatta, debuttando come compositore a sedici anni con un Quartetto dal sapore tardo-romantico. Si riconosce maggiormente un linguaggio d'avanguardia nelle composizioni del '22-'23 (Quartetto, Toccata). Façade (1923 e revisioni successive)
Ischia premiò l’eccezioinale attività del grande compositore con il trofeo “Onofrio Buonocore” e con una manifestazione concertistica organizzata nella Cattedrale del Castello Aragonese (1982).
Sir William Walton morì a Ischia l’8 marzo 1984 e le sue ceneri riposano nella sua villa, oggi aperta al pubblico grazie alla moglie Lady Walton.

A Casa Tutti Bene è la storia di una grande famiglia che si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni sull’isola dove questi si sono trasferiti a vivere. Un’improvvisa mareggiata blocca l'arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata costringendo tutti a restare bloccati sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il proprio passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure e anche improvvisi e inaspettati colpi di fulmine.
- Titolo Film A CASA TUTTI BENE
- Anno 2018
- Genere DRAMMATICO
- Durata 105 Min
- Produzione 01 DISTRIBUTION, RAI CINEMA
- Regia GABRIELE MUCCINO
- Attori principali: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi
- Fotografia: Shane Hurlbut
- Montaggio: Claudio Di Mauro
- Musiche: Nicola Piovani
Trama del Film
Pietro e Alba festeggiano cinquant'anni d'amore. Dal loro matrimonio sono nati Carlo, Sara e Paolo, imbarcati con coniuge, prole, zie e cugine per un'isola del Sud. In quel luogo ameno, in cui Pietro e Alba hanno speso il loro tempo più bello, si riunisce una famiglia sull'orlo di una crisi di nervi. Carlo, separato da Elettra, è vessato da Ginevra, la nuova e insopportabile consorte, Sara, sposata con Diego, cerca di recuperare un matrimonio alla deriva, Paolo, cacciato dalla moglie e disprezzato dal figlio a causa di un tradimento, gira a vuoto e finisce a letto con la cugina. E poi c'è Riccardo che aspetta un figlio da Luana ed elemosina una (seconda) chance allo zio Pietro, Elettra che prova a fare fronte alla gelosia di Ginevra e Isabella, moglie annoiata di un marito troppo lontano che tradisce con Paolo. Il mare grosso e un temporale improvviso, impediscono le partenze dei traghetti e costringono gli invitati a prolungare soggiorno, convivenza e agonia. Satelliti nevrotici intorno agli 'sposi' provano a passare una nottata che non passa e non passerà.
- Titolo Film AND WHILE WE WERE HERE
- Anno 2012
- Genere DRAMMATICO
- Durata 83 min
- Produzione KAT COIRO
- Regia KAT COIRO
- Attori principali: Kate Bosworth, Claire Bloom, Iddo Goldberg, Jamie Blackley
- Fotografia: ---
- Montaggio: ---
- Musiche: ---
Trama del Film
Jane, una giovane scrittrice americana che accompagna il marito Leonard in viaggio d'affari a Ischia, è a un punto di svolta personale e professionale. In fuga dalla banalità del suo tranquillo matrimonio, la donna si lascia assorbire sempre più dal suo lavoro, un adattamento letterario dei racconti di sua nonna sulla Seconda guerra mondiale. Tutto si complica quando avvia una relazione extraconiugale con un uomo più giovane. L'idea di questo film si basa sul ritrovamento di una serie di audiocassette registrate dalla nonna della regista e sceneggiatrice Kat Coiro.

- Titolo Film SPIRITI COME NOI
- Anno 2009
- Genere THRILLER
- Durata ---
- Produzione JUPPITER GENERALE CINEMATOGRAFICA
- Regia GAETANO AMALFITANO
- Attori principali: Mirko Zagarella, Sveva Scognamiglio, Leonardo Bilardi, Ciro Di Luzio, Loretta Palo, Antonello Pascale, Eduardo Cocciardo, Nicola Giacobbe, Ciro Zangaro
- Fotografia: Roberto Gerardi, Marco Scarpelli
- Montaggio: ---
- Musiche: ---
Trama del Film
Sull'isola d'Ischia apparizioni di fantasmi e sedute spiritiche coinvolgono un gruppo di giovani su cui aleggia la presenza del Munaciello, folletto tipico di Napoli e dintorni ma diffuso in tutto il Sud Italia con nomi diversi. Mentre Nando cerca un contatto col padre defunto, Lisa indaga sul Munaciello per arricchire la sua tesi di laurea sugli spiriti del Sud Italia. Una particolare relazione tra spiritismo e ambientalismo collega personaggi ed eventi nell'atmosfera soleggiata ma misteriosa dell'isola.

L'opera francese, uscita nel 2009, è stata girata sull'isola d'Ischia tra Campagnano ed il Monte Epomeo. Il film ha utilizzato alcuni dei tanti angoli suggestivi che caratterizzano l'isola verde: da un lato le atmosfere da montagna che contraddistinguono le vette del Monte Epomeo, dall'altro il mare del porto d'Ischia e i sapori dei suoi locali. A spiccare, però, sono soprattutto gli scorci di Campagnano, frazione in cui la Villa Amalia pensata da Quingnard è stata ricreata utilizzando una vecchia abitazione nei pressi del “Pignatielloâ€, una zona raggiungibile solo a piedi e che per questo ha creato non poche difficoltà alla troupe al seguito del regista Benoit Jacqu.
- Titolo Film VILLA AMALIA
- Anno 2009, ITALO - FRANCESCE
- Genere FICTION
- Produzione EDOUARD WEIL
- Regia BENOÃŽT JACQUOT
- Attori principali: Isabelle Huppert, Jean-Hugues Anglade, Xavier Beauvois, Maya Sansa, Clara Bindi, Viviana Aliberti
- Musiche: Bruno Coulais
- Sound: Gabriel Hafner - François Musy
- Visual FX: Arnaud Damez
Trama del Film
Tratto dall'omonimo romanzo di Pascal Quignard, il film racconta la storia di una donna che, dopo aver scoperto il tradimento del suo compagno, chiude con il passato e dalla Francia decide di trasferirsi sull'isola di Ischia, in una casa lontana e immersa nella natura. Ann, una donna sulla quarantina, un giorno vede il suo compagno baciare un'altra, questa è la goccia che fa traboccare il vaso, così decide di lasciarlo, abbandonare tutto, i suoi beni, la sua professione di pianista. Si confida a Georges, amico d’infanzia, e poi fugge, percorre migliaia di chilometri fino a trovare Ischia e là , Villa Amalia.
I delitti del cuoco è una serie TV di genere poliziesco e interpretata da Bud Spencer, Enrico Silvestrin, Sascha Zacharias, Giovanni Esposito, Monica Dugo, Monica Scattini, Eleonora Sergio, Lucia Ragni. Prodotta in Italia. La serie viene trasmessa dal 09.05.2010 e per ora è composta da 1 stagione.
- Titolo Film I DELITTI DEL CUOCO
- Anno 2009, ITALIA
- Genere POLIZIESCO
- Durata FICTION - SERIE TV
- Attori principali: Bud Spencer - Lucia Ragni - Monica Dugo - Giovanni Esposito - Enrico Silvestrin - Monica Scattini - Sascha Zacharias - Eleonora Sergio - Andrea Ferreol - Yari Gugliucci - Pietro Traldi
Trama del Film
Dopo una vita dedicata a stanare criminali e ad assicurarli alla giustizia, Carlo Banci (Bud Spencer) ha deciso di ritirarsi sulla tranquilla e bellissima isola d'Ischia per dedicarsi alla sua vera passione, la cucina. Ha aperto il rinomato ristorante Polipo Allegro e ha portato con sé, recuperandoli alla vita civile, tre vecchie conoscenze: Antonio (Giovanni Esposito), un ex rapinatore con la passione per le armi, Margherita (Monica Dugo), truffatrice ed esperta falsaria, Castagna (Monica Scattini), che ha trascorso molti anni in carcere accusata di aver ucciso il marito, grande chimica e raffinata esperta di veleni.
Ischia, si sa, è uno dei luoghi più ambiti da turisti e viaggiatori, ed è meta da sempre di visitatori di tipologie diverse il cui interesse certamente deriva dalle incomparabili bellezze dell'isola.
Ma, oltre allo scenario naturale, cosa ha contribuito a creare il fascino di quest’isola? Perché nel tempo, Ischia è divenuta territorio di elezione per il cinema? Perché tanti registi l’hanno scelta per ambientare le loro riprese?
Ischia, da sempre è un nome che evoca miti, incanti, memorie e luoghi di cui il cinema si è sempre interessato. D’altro canto offre ai registi la possibilità di poter ambientare pressoché qualsiasi trama in un’isola tranquilla, scenario nella produzione più disparata di film: storie d’avventura, d’amore, gialli, commedie, drammatici, storici.
In molti dei film girati ad Ischia, i produttori cinematografici, che hanno utilizzato più o meno tutta l’isola per le loro riprese, si sono soffermati maggiormente in alcuni luoghi, che meritano peculiare attenzione, per il loro essere “luoghi cartolina”. Il cinema, infatti, esercita sul pubblico una particolare suggestione, per l’illusione di realtà che lo caratterizza. In questo senso, la location è di fondamentale importanza per le riprese. Ad Ischia, ad esempio, l’imponente Castello Aragonese, un complesso architettonico di grande valore, armoniosamente integrato col paesaggio di cui fa parte, diviene simbolo di battaglie, avventure amori, miti e leggende, avvenute nelle epoche più diverse.
Di non minore importanza è la “Chiesa del Soccorso” di cinquecentesca fattura, che unitamente al “Torrione” è il simbolo della cittadina di Forio. Si tratta di uno dei più singolari reperti architettonici dell’isola luogo preferito dai registi per il fenomeno del “Raggio verde”, uno degli spettacoli più attraenti che la natura possa offrire ai nostri occhi e che si presenta in condizioni atmosferiche particolari per uno o due secondi, al tramonto del sole.
Altro luogo isolano, ripetutamente usato per le riprese cinematografiche, è il villaggio di Sant’Angelo, un sito delizioso dai colori mediterranei, dalle casette addossate l’una all’altra, viuzze animate fino a notte inoltrate e un promontorio che si eleva nel mare a pochi metri dal borgo. E poi vi è il mitico Fungo, simbolo di Lacco Ameno.
Un’agenzia sull’isola che si è occupata di locations e casting cine-televisivi, è “L’agenzia Ischia Film”, il cui ideatore fu Michelangelo Messina. L’idea nasce per la passione per il cinema, per conservarne una memoria storica, ormai dispersa nella mente degli anziani, ed è anche una struttura d’appoggio, che, oltre ad aiutare i registi per le loro riprese, indicando le immagini dei luoghi più belli, dei filmati e degli aneddoti, appoggia anche le produzioni cine-televisive.
La produzione cinematografica continua, uno degli ultimi film girati ad Ischia, diretto ed interpretato da Leonardo Pieraccioni, ha per titolo ”Il paradiso all’improvviso”, e utilizza come locations, un po’ tutta l’isola, scorgendo posti non ancora esplorati dagli stessi isolani, come, ad esempio, un’insenatura posizionata sotto il bosco di Zaro. Per la prima volta nella sua carriera di regista, Pieraccioni si sposta al sud, ed il film è una grande occasione di pubblicità. Sempre nel 2003, per gli appassionati della soap “Un posto al sole”, Ischia ne diventa location per alcune puntate. Tra una ripresa e l’altra ovviamente gli attori non hanno rinunciato ad un po’ di tintarella e ai bagni nelle acque meravigliose dell’isola.
La location, è solo un po’ cambiata, ma l’isola di fascino ne ha da esprimere ancora tanto. Insomma, il set è pronto, e di registi disposti ad ambientare le loro storie sull’isola verde ce ne più d’uno!


Che dire di questi film musicali con una musica che più melodica non si può? Tipico film musicale degli anni '50 in funzione del repertorio di canzoni napoletane.
- Titolo Film LACRIME D'AMORE
- Anno 1954, ITALIA
- Genere COMMEDIA MUSICALE
- Durata 90 Min
- Produzione FORTUNATO MISIANO PER ROMANA FILM
- Regia PINO MERCANTI
- Attori principali: Nadia Bianchi, Mimmo Billi, Nada Costese, Dina De Santis, Bianca Fusari, Piero Giagnoni, Enrico Glori
- Fotografia: Augusto Tiezzi
- Musiche: Carlo Innocenzi
Trama del Film
Grazia, moglie del ricco armatore Davide Montalto, di Genova, conosce a Napoli Mario Benetti, impiegato in uno stabilimento industriale e dotato di una bella voce. Tra i due fiorisce l’amore, benché Mario sia fidanzato a Rosella. Per sottrarsi al fascino pericoloso della passione, Grazia ritorna a Genova, dove per distrarsi prende l’iniziativa di allestire una rivista, alla quale partecipano giovani e signore dell’alta società. Rendendosi necessaria la partecipazione di un cantante napoletano, Davide Montalto, il quale ignora i precedenti rapporti sentimentali tra Grazia e Mario Benetti, consiglia di chiamare a Genova quest’ultimo. Mario viene e cantando al fianco di Grazia miete allori, mentre la comune attività e i successi riportati insieme alimentano la loro passione. Un tentativo di ricatto da parte del comm. Goebritz, un uomo d’affari avversario di Davide, non fa che esasperarla; Grazia decide di lasciare il marito, dopo una franca spiegazione e parte per Roma con Mario che, per parte sua, si è staccato definitivamente da Rosella. Mentre a Roma Mario consegue alla Radio nuovi successi, giunge inaspettata una luttuosa notizia. L’industriale Montalto e i suoi due figli, partiti a bordo di un aereo, sono scomparsi. Il tragico annuncio colpisce profondamente Grazia che, resasi conto della gravità della sua colpa, se ne pente e domanda a Dio con fervida preghiera la salvezza dei suoi. Avendo detto addio a Mario per sempre, essa parte. La vicenda si conclude nel modo migliore: Davide è ritrovato, un po’ malconcio, ma vivo; i figli non si trovavano sull’aereo. In casa Montalto è ritornata la pace; Mario sposa Rosella.
Femmine di lusso è un film del 1960, diretto dal regista Giorgio Bianchi, noto anche con il titolo di Intrigo a Taormina.
- Titolo Film FEMMINE DI LUSSO
- Altro titolo INTRIGO A TAORMINA
- Anno 1960
- Genere COMMEDIA
- Durata 109 Min
- Produzione DARIO SABATELLO PER ITALGLORIA
- Regia GIORGIO BIANCHI
- Attori principali: Gino Bartali, Marcello Bonini Olas, Ugo Tognazzi
- Fotografia: Tino Santoni
- Montaggio: Adriana Novelli
- Musiche: Carlo Rustichelli
Trama del Film
Il commendatore Lemeni parte col suo panfilo per una crociera; dal porto di Lacco Ameno ha intenzione di toccare le coste della Sicilia. Durante il viaggio tra gli ospiti ch’egli ha a bordo si intrecciano relazioni e nascono equivoci. Alberto Bressan che ha fatto corteggiare la moglie Adriana dal visconte Luca Sanvin, col non confessato proposito di ottenere il divorzio e sposare quindi la propria amante Elena Legarde, scopre che quest’ultima è l’ex moglie di Luca. Luciana, invitata a bordo dal commendatore con il pretesto di posare per una serie di fotografie pubblicitarie, ma in realtà per essere mostrata come appetitosa esca al figlio dell’anfitrione, incrollabilmente misogino, pur fallendo nei suoi tenaci tentativi, incontra l’amore nella persona di un giovane cui fu legata sentimentalmente qualche tempo addietro. Infine Walter, il fotografo, che è stato seguito nascostamente sul panfilo dalla fidanzata Greta, riesce, con grande sollievo del commendatore, a far innamorare della asfissiante ragazza l’apatico Ugo. Elena finirà poi per riconciliarsi con l’ex marito.
Divertente, senza essere esaltante, e movimentata commedia farsesco-avventurosa di Giuseppe Colizzi, inventore del western-spaghetti nonché primo sponsor del tandem Bud Spencer-Terence Hill.
- Titolo Film ARRIVANO JOE E MARGHERITO
- Anno 1974, FILM ITALO-FRANCESE
- Genere Commedia
- Durata 105 Min
- Produzione CARLO PONTI
- Regia e sceneggiatura GIUSEPPE COLIZZI, INVENTORE DEL DUO SPENCER-HILL
- Attori principali: Keith Carradine, Tom Skerritt, Sybil Danning
- Fotografia: Marcello Masciocchi
- Montaggio: Antonio Siciliano
- Musiche: Maurizio De Angelis, Guido De Angelis
Trama del Film
Una commedia divertente dal ritmo sostenuto e brillante. Avventure di una strana coppia: Joe e Margherito, i quali devono compiere una missione top-secret, prelevare in Sicilia un boss della mala vita e trasferirlo negli Stati Uniti. A tal fine si richiedono freddezza, determinazione e discrezione. Ma l’uno, Joe, americano, è incapace di ordire trame mafiose. Ed il suo compagno, Margherito, è un semplice pescatore. I guai ed i contrattempi si susseguono implacabili. Un'altra banda tende ad impedire la loro missione. Ad un certo momento trovano sulla loro strada una straordinaria figura di gentleman ingles, un emblematico individuo, che farà riconquistare ai due la retta via.
Negli anni ’70 la tendenza al disimpegno si fa norma, con il deteriorarsi della situazione sociale e il dilagare del terrorismo, le continue lotte sindacali, l’avanzare della crisi economica e una politica sempre più incapace di governare il paese. Anche la commedia intraprende la direzione dell’evasione e della produzione di serie B, in cui primeggia il filone erotico a testimoniare lo scollamento col pubblico e con una capacità di lettura del reale che l’aveva caratterizzata. (Russo, 2002 p 154). Conforme alla produzione degli anni ’70 nel resto d’Italia, anche Ischia si presta a divenire locations per il film: “La Svergognata” film girato nel ’74, con la regia di Giuliano Biagetti. Nel ’76 segue il film “La professoressa di scienze naturali” girato ad Ischia nel ’76, con la regia di Michele Tarantini, che in questi anni dà vita ad una serie di commedie comico erotiche interpretate dalle sexy dive del momento, in questo caso Lilli Carati. L’anno successivo vi è la produzione del film: “La vergine, il toro e il capricorno”, con la regia di Luciano Martino, produttore, regista e sceneggiatore italiano.
- Titolo Film LA VERGINE, IL TORO E IL CAPRICORNO
- Anno 1977, ITALIA
- Genere EROTICO
- Durata 95 Min
- Produzione DEVON MEDUSA
- Regia LUCIANO MARTINO
- Attori principali: Olga Bisera, Edwige Fenech, Alberto Lionello, Ray Lovelock, Aldo Maccione, Erna Schürer, Alvaro Vitali
- Fotografia: Giancarlo Ferrando
- Montaggio: Enzo Alabiso
- Musiche: Franco Pisano
Trama del Film
Il milanese Gianni Ferretti, speculatore edilizio a Roma, tradisce la moglie Giulia con segretarie, dattilografe e amiche, ma è sicuro, a ragione, della sua fedeltà. Dopo un finto adulterio, però, inscenato per ingelosirlo, Giulia decide di vendicarsi sul serio. A Ischia, dove è andata di nascosto, scartati due maturi corteggiatori, si sceglie come amante il giovane Patrizio e se lo porta a Roma. Gianni intuisce la verità, ma si consola subito tra le braccia dell’ennesima dattilografa.
Girato ad Ischia e in Africa. Rolf è un ex mercenario che, per amore della bella fidanzata Joanna, decide di cambiare vita, ma alcuni ex compagni lo coinvolgono in un traffico di droga. Rolf accetta soltanto a fin di bene. I trafficanti truccati, per vendicarsi, uccidono Joanna e Rolf si vendica a sua volta.
- Titolo Film ROLF
- Anno 1983, ITALIA
- Genere AVVENTURA
- Durata 92 Min
- Altro titolo THE LAST MERCENARY
- Produzione MARIO SICILIANO PER METHEUS FILM
- Regia MARIO SICILIANO
- Attori principali: Tony Marsina, Ketty Nicholas, Tony Raccosta
- Fotografia: Luigi Ciccarese
- Montaggio: Franco Malvestito
- Musiche: Fabio Frizzi
Trama del Film
Il protagonista, ex mercenario della guerra in Honduras, vive in una cittadina presso Tunisi con l'unico desiderio di dimenticare il passato di violenza e di sposare la sua Joanna. La polizia non lo perde d'occhio, perché "non è possibile" che Rolf sia ridiventato normale dopo quelle esperienze di morte. Si rifanno vivi cinque suoi ex commilitoni, guidati da John, che gli propongono, dal momento che ora fa il pilota civile, di trasportare in un certo luogo una cassetta di droga dietro lauto compenso. Il nostro prima rifiuta, poi accetta ma soltanto per distruggere il micidiale carico di roba. I cinque allora si vendicano violentando ed uccidendo la sua amata Joanna. Rolf a sua volta giura vendetta: invita i cinque in una boscaglia e, sfruttando l'antica astuzia della guerriglia, mettendo in atto espedienti brutali e violenti, li elimina tutti. Poi, sfinito e quasi svuotato di motivazioni di vita, si lascia ammanettare dai poliziotti che lo ricercano.
Negli anni ?70 la tendenza al disimpegno si fa norma, con il deteriorarsi della situazione sociale e il dilagare del terrorismo, le continue lotte sindacali, l?avanzare della crisi economica e una politica sempre pi? incapace di governare il paese. Anche la commedia intraprende la direzione dell?evasione e della produzione di serie B, in cui primeggia il filone erotico a testimoniare lo scollamento col pubblico e con una capacit? di lettura del reale che l?aveva caratterizzata. La produzione rallenta per un decennio per poi continuare con il film ?Una tenera follia?, film girato nel ?87 con la regia di Nin? Grassia, regista italiano e fautore di un cinema sentimentale e di esasperazione folclorica.
- Titolo Film UNA TENERA FOLLIA
- Anno 1986
- Genere COMMEDIA
- Produzione ANTHONY FILM INTERNATIONAL
- Regia NINI GRASSIA
- Attori principali: Margit Evelyn Newton, Saverio Vallone, Sonia Viviani, Pippo Barone, Milvia Corona, Alex Damiani, Laura Papi, Yari Porzio, Mimmo Postiglione
Trama del Film
Una storia d?amore complicata da varie vicende, che si svolge tra Ischia Porto e Ischia Ponte, S. Angelo, Lacco, Casamicciola.
Nel genere delle fiction, nel ‘98 Ischia viene scelta per “Il commissario Raimondi” con la partecipazione di Marco Columbro e Barbara de Rossi e la regia di Paolo Costella.
- Titolo Film IL COMMISSARIO RAIMONDI
- Anno 1998
- Genere POLIZIESCO - FICTION TV
- Durata 180 Min
- Regia PAOLO COSTELLA
- Attori principali: Marco Columbro, Barbara De Rossi, Antonio Campobasso, Lola Pagnani, Vincenzo Peluso, Mariano Rigillo
- Fotografia: Fabrizio Lucci
- Montaggio: Raimondo Crociani
- Musiche: Franz Di Cioccio, Patrick Djivas
Trama del Film
Il commissario Raimondi lascia Milano per trasferirsi a Napoli, dove risiede la sua famiglia, che aveva trascurato per il lavoro, ma al suo arrivo viene coinvolto in un intrigo: il rapimento di suo cognato.
La produzione cinematografica continua e nel 2003, l’ultimo film girato ad Ischia. Le riprese sono state effettuate nel mese di giugno, il film è diretto e interpretato da Leonardo Pieraccioni. Ha per titolo ”Il paradiso all’improvviso”, e utilizza come locations, un po’ tutta l’isola, scorgendo posti non ancora esplorati dagli stressi isolani, come, ad esempio, un’insenatura posizionata sotto il bosco di Zaro. Per la prima volta nella sua carriera di regista, Pieraccioni si sposta al sud, ed il film è una grande occasione di pubblicità. Potrebbe essere considerato un seguito del cine-turismo, “inventato” da Rizzoli, una “mega cartolina” di dieci location su sei comuni.
- Titolo Film IL PARADISO ALL'IMPROVVISO
- Anno 2003
- Genere COMMEDIA
- Durata 93 Min
- Produzione LEVANTE FILM, MEDUSA FILM
- Regia LEONARDO PIERACCIONI
- Attori principali: Leonardo Pieraccioni, Angie Cepeda, Alessandro Haber, Rocco Papaleo, Anna Maria Barbera
- Fotografia: Italo Petriccione
- Montaggio: Stefano Chierchiè
- Musiche: Gianluca Sibaldi
Trama del Film
Lorenzo è l'uomo più single della terra. Ogni mattina quando si sveglia è felice di andare in bagno e trovare solo un accappatoio e uno spazzolino da denti. Ha una ditta di "Pioggia, Neve e Grandine": realizza per il teatro, il cinema e la televisione gli effetti speciali. La sua collaboratrice da tanti anni è Nina, figlia di un grande tenore lavora con gli effetti speciali da quando aveva tredici anni. Lorenzo e Nina vengono chiamati per lavoro ad Ischia, in una bellissima villa che si affaccia sul mare. Lì conoscono Amaranta, una bellissima ragazza colombiana e in quella stupenda villa sta aspettando il fidanzato e vuole ricreare l'atmosfera di quando lo ha conosciuto in montagna e nevicava. Lorenzo e Nina preparano la macchina della neve. Amaranta, vestita in un elegantissimo abito bianco, attende a tavola il fidanzato per quella cena speciale. Ma l'attesa si protrae...
"Il film fa registrare un notevole progresso di pulizia e di decoro nella produzione Amoroso, merito senza dubbio del regista Costa che, pur non perseguendo fini artistici, d'altra parte superflui in questo genere di pellicole, ha svolto abilmente e con sincerità una trama risaputa, frequentemenete interrotta dall'esecuzione di famose melodie partenopee".
- Titolo Film CITTA' CANORA
- Anno 1952
- Genere MUSICAL
- Durata 80 Min
- Produzione ROBERTO AMOROSO PER SUD FILM
- Regia MARIO COSTA
- Attori principali: Paola Borboni, Leila Calabrese, Luigi De Simone, Mirko Ellis, Maria Fiore, Giovanni Grasso, Nadia Gray, Beniamino Maggio, Dante Maggio, Tina Pica, Giuseppe Porelli, Carlo Romano, Giacomo Rondinella
- Fotografia: Francesco Izzarelli
- Musiche: Gino Filippini
Trama del Film
Una bella ragazza napoletana, Maria, figlia di don Salvatore, proprietario di una flottiglia da pesca, amoreggia con Giacomo, giovane marinaio della flottiglia, ma don Salvatore ha deciso di sposare Maria a Renato, figlio di un suo carissimo amico, morto da tempo, e intanto fa di Renato il suo socio. Quando scopre che tra Maria e Giacomo s’è formato un legame di reciproco affetto, don Salvatore non esita a licenziare il marinaio; egli allontana, al tempo stesso, Maria, che s’apprestava a fuggire con Giacomo. In seguito ad un equivoco, Giacomo crede che Maria non l’ami più; il giovane, che possiede una bella voce e sa servirsene, decide quindi d’accettare una scrittura offertagli e si reca a Milano, dove debutta con successo in una rivista. Maria, che a sua volta si crede abbandonata, si dichiara disposta a sposare Renato. Questi intanto, abusando della fiducia di don Salvatore, si vale di uno dei motopescherecci del futuro suocero per esercitare il traffico degli stupefacenti; ma il losco traffico è scoperto e mentre Renato scappa e viene soppresso dai complici, don Salvatore è arrestato. Giacomo, che sta facendo una brillante carriera, viene a sapere che Maria l’ama ancora: egli ritorna velocemente a Napoli e tutto finisce lietamente. Viene riconosciuta l’innocenza di don Salvatore: Giacomo sposerà Maria.
Molti di questi film utilizzano l’isola solo come locations. Appare, infatti, poco credibile che un’isola, così suggestiva e fascinosa, possa essere utilizzata come luogo di orrore e paura. Tuttavia, la sua natura si trasforma, mostrandosi disponibile anche come luogo dell’orrido. Durante il periodo del film nel ’45, Boris Karloff osservò molto gli ischitani e dichiarò alla stampa. ”Sono ad Ischia per girare un buon film e sono ossigenato da quest’isola così ricca di sole di calore umano. E’ veramente laborioso il popolo d’Ischia. E’ stata davvero una bella esperienza venire in quest’isola. Nelle pause di lavoro, ne ho approfittato per girare un po’”. L’albergatore Renato Roia, nelle sue memoria ricorda: "(...) Nei primissimi anni ‘50,(...) mi capitò d’incontrare Boris Karloff, un uomo cordiale e profondamente umano, ben diverso da quei terrificanti ruoli che aveva nei film. Karloff amava il mare, vedere l’artigianato isolano, osservare i pescatori al lavoro. Era davvero un signore".
Molte scene di questo film furono girate lungo le abitazioni di Corso Vittoria Colonna e nella pineta di Ischia ponte.
- Titolo Film VAMPIRO DELL’ISOLA
- Anno 1945, USA
- Titolo originale ISLE OF THE DEAD
- Durata 72 Min
- Genere HORROR
- Regia MARK ROBSON
- Fotografia: Jack MacKenzie
- Montaggio: Lyle Boyer
- Musiche: Leigh Harline
Trama del Film
Grecia 1912. Il generale Nikolas Pherides si reca insieme ad alcuni amici in una piccola isola dell’Egeo, dove è situata la tomba di sua moglie, ma giunto sul posto scopre che è stata manomessa. A complicare le cose, una vecchia fanatica crede che Thea, una giovane greca, sia posseduta da uno spirito maligno. Nell’isola scoppia la peste, gli abitanti sono messi in quarantena e Thea è incolpata della sciagura. Anche il generale, colpito dalla malattia, in un momento di delirio, tenta di uccidere la ragazza. A Thea non resta che accettare l’aiuto di un giovane giornalista e fuggire per lasciare l’isola contaminata.
La prima fiction ambientata ad Ischia è “Il Commissario Raimondi“ realizzata nel ’98, e quasi come per un richiamo, ad Ischia si girò il film “Il talento di Mr Ripley” con la regia di Anthony Mingella”. “Il talento di Mr Ripley” ha incuriosito e affascinato gli spettatori al punto tale da condizionare la scelta di vacanza nel nostro paese.
- Titolo Film IL TALENTO DI MR. RIPLEY
- Anno 1999, USA
- Titolo originale THE TALENTED MR. RIPLEY
- Genere DRAMMATICO - THRILLER
- Durata 150 Min
- Tratto da DAL ROMANZO OMONIMO DI PATRICIA HIGHSMITH
- Produzione WILLIAM HOLBERG
- Regia ANTHONY MINGHELLA
- Attori principali: Matt Damon, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman, Fiorello
- Fotografia: John Seale
- Montaggio: Walter Murch
- Musiche: Gabriel Yared
Trama del Film
Anni ‘50. Negli Stati Uniti, ad un ricevimento, il giovane Tom Ripley conosce il padre di Dicke, un coetaneo ricco e viziato partito per l’Italia senza dare più notizie di sé. Il padre incarica Tom di recarsi sul posto e di fare di tutto per riportargli il figlio. In Italia Tom conosce Dickie, la sua fidanzata Marge e il loro spensierato modo di vivere tra Ischia, Capri, il mare, le gite. Ben presto Tom dimentica lo scopo del suo viaggio, entra a poco a poco nella vita di Dickie, ne diventa il compagno inseparabile, lo segue nei locali notturni, nelle gite a Napoli e Roma. Ma un giorno, a Sanremo, Dickie si stanca di Tom, non lo vuole più vedere, gli grida di andarsene. Allora, sulla barca, Tom lo colpisce, lo uccide, ne prende i soldi e l’identità. In questa nuova veste, Tom/Dickie torna al paese, poi decide di trasferirsi a Roma, dove prende in affitto un grande appartamento. Qui arriva Freddie, vecchio amico di Dickie, che subito si rende conto che Tom nasconde qualcosa per cui a Tom non resta altro da fare che eliminarlo. Incalzato dalle indagini condotte dall’ispettore Roverini, Tom parte per Venezia. Qui arrivano anche il padre di Dickie e Marge. Il genitore legge una lettera in cui Dickie diceva di volersi suicidare e dice a Tom che lui non ha alcuna colpa per quello che è successo. Non è altrettanto convinta Marge, che però non viene ascoltata. Tom si imbarca su una nave per la Grecia.
Verso la fine degli anni ?90, la produzione cinematografica ad Ischia riprende, facendo un salto di qualit? con il film ?i talenti di Mr Riplay? con la regia di Anthony Minghella, per continuare con generi propriamente commerciali come il film ?Cient?anne? con la regia di Nin? Grassia, che si adopera affinch? esso assomigli ad una soap opera con ritmi televisivi, fino ad un finale melodrammatico. La critica non poteva che evidenziare le uniche note positive, ovvero i bei paesaggi e la divertente figura del venditore ambulante?.
- Titolo Film CIENT'ANNE
- Anno 1999
- Genere COMMEDIA
- Durata 105 Min
- Produzione PRODUZIONI ASSOCIATE CINEMA E TELEVISIONE S.R.L.
- Regia NINI GRASSIA
- Attori principali: Gigi D'Alessio, Mario Merola, Giorgio Mastrota
- Fotografia: Luigi Ciccarese
- Montaggio: Vanio Amici
- Musiche: Gigi D'Alessio
Trama del Film
Figlio adottato di Merola, Gigi (G. D?Alessio), cantante di piano-bar in un hotel della costa amalfitana, sogna di incidere il suo primo CD, soffre nel ricordo di un incidente in cui mor? la fidanzata e scopre che ha per padre il suo datore di lavoro (G. Hilton), genitore anche del suo rivale in amore (G. Mastrota). Gran finale con Merola, moribondo in barella, che canta la canzone del titolo insieme con il figlioccio, suo vero erede nel tenere alta la bandiera della canzone napoletana nel mondo. Faticato tentativo di riproporre la sceneggiata in laschi ritmi televisivi con ardimentose e goffe autocitazioni (da Dizionario dei film ?il Morandini 2004?). Scene ambientate a Ischia Ponte, alla Mandra, a Lacco Ameno, a Forio, a Sant?Angelo.
Negli anni ’70 la tendenza al disimpegno si fa norma, con il deteriorarsi della situazione sociale e il dilagare del terrorismo, le continue lotte sindacali, l’avanzare della crisi economica e una politica sempre più incapace di governare il paese. Anche la commedia intraprende la direzione dell’evasione e della produzione di serie B, in cui primeggia il filone erotico a testimoniare lo scollamento col pubblico e con una capacità di lettura del reale che l’aveva caratterizzata. (Russo, 2002 p 154). Conforme alla produzione degli anni ’70 nel resto d’Italia, anche Ischia si presta a divenire locations per il film: “La Svergognata” film girato nel ’74, con la regia di Giuliano Biagetti. Nel ’76 segue il film “La professoressa di scienze naturali” girato ad Ischia nel ’76, con la regia di Michele Tarantini, che in questi anni dà vita ad una serie di commedie comico erotiche interpretate dalle sexy dive del momento, in questo caso Lilli Carati.
- Titolo Film LA PROFESSORESSA DI SCIENZE NATURALI
- Anno 1976
- Genere EROTICO
- Durata 90 Min
- Produzione DANIA FILM MEDUSA DISTRIBUZIONE
- Regia MICHELE MASSIMO TARANTINI
- Attori principali: Gianfranco Barra, Lilli Carati, Mario Carotenuto, Rita De Simone, Adriana Facchetti, Michele Gammino, Gastone Pescucci, Giacomo Rizzo, Alvaro Vitali
- Fotografia: Angelo Filippini
- Montaggio: Daniele Alabiso
- Musiche: Alessandro Alessandroni
Trama del Film
Il liceo di una cittadina siciliana rimane privo della insegnante di scienze, quando la matura prof. Mastrilli, mettendo insieme sbadatamente acido nitrico e acqua distillata nel corso di un esperimento, si automette fuori combattimento. Su consiglio del farmacista Nicola Balsamo, viene richiesta e ottenuta la neolaureata Stefania Marini, la cui fresca avvenenza mette in agitazione amorosa tanto gli studenti quanto i rispettivi genitori. Ma è proprio il figlio del farmacista, Andrea, a centrare per primo il cuore indifeso dell’insegnante che, però, accetta la corte del ricchissimo dr. Peppino. Un giorno, approfittando di un incidente di navigazione, Andrea e Stefania si amano tra le onde. Ciò nonostante, la professoressa sposa il medico senza per questo rinunciare alla relazione con il proprio alunno.
Negli anni ’70 la tendenza al disimpegno si fa norma, con il deteriorarsi della situazione sociale e il dilagare del terrorismo, le continue lotte sindacali, l’avanzare della crisi economica e una politica sempre più incapace di governare il paese. Anche la commedia intraprende la direzione dell’evasione e della produzione di serie B, in cui primeggia il filone erotico a testimoniare lo scollamento col pubblico e con una capacità di lettura del reale che l’aveva caratterizzata. Conforme alla produzione degli anni ’70 nel resto d’Italia, anche Ischia si presta a divenire locations per il film: “La Svergognata†film girato nel ’74, con la regia di Giuliano Biagetti. Nel ’76 segue il film “La professoressa di scienze naturali†girato ad Ischia nel ’76, con la regia di Michele Tarantini, che in questi anni dà vita ad una serie di commedie comico erotiche interpretate dalle sexy dive del momento, in questo caso Lilli Carati.
- Titolo Film LA SVERGOGNATA
- Anno 1974
- Genere EROTICO
- Durata 90 Min
- Sceneggiatura Giuliano Biagetti, Giorgio Mariuzzo
- Regia GIULIANO BIAGETTI
- Attori principali: Barbara Bouchet, Maria Pia Conte, Dante Cleri, Serena Cociani, Filippo De Gara
- Fotografia: Anton Giulio Borghesi
- Montaggio: Alberto Moriani
- Musiche: Berto Pisano
Trama del Film
Il signor Nino Bernardi, industriale milanese, giunge ad Ischia per la villeggiatura insieme alla moglie Clara e alla figlia adolescente Ornella. Nel medesimo albergo scendono diverse persone, tra le quali spicca Fabio Lorenzi, scrittore in crisi depressiva già amante della signora Bernardi cinque anni prima e ora fedele compagno dell’attrice Silvia. Ornella, stimolata anche dall’amichetta Giusi, si stanca presto dei fugaci e superficiali incontri con i vari Andrea, Adriano ecc. ragazzi in vacanza o in servizio; e mira a Fabio che si lascia attrarre dalla fresca ragazzetta ma viene dalla stessa con volubilità mandato in bianco. Solo quando nella località , chiamata dallo scrittore, giunge anche Silvia, Ornella diviene gelosa e finisce per darsi allo scrittore che nel frattempo ha ritrovato vena e fiducia nella propria creatività .
Sempre nell?ambito della conoscenza e della sponsorizzazione dell?isola tramite le location ? doveroso citare anche il film ?Avanti? o ?Che cosa ? successo tra mio padre e tua madre? realizzato nel ?72 con la regia di Billy Wilder, scelse Ischia per il suo film; racconta di un ricco uomo d?affari di Baltimora va ad Ischia a recuperare la salma del padre e scopre, con grande sorpresa, che ? morto tra le braccia della sua amante, che incontrava regolarmente da dieci anni durante le sue vacanze. Sul posto ? presente anche la figlia della donna che ha un atteggiamento meno moralistico verso i due amanti di quello dell?uomo. Ma il calore e l?atmosfera dell?eden mediterraneo appaiono in una limpidit? disarmante, che si trasforma pian piano in senso liberatorio, avventuroso e pagano dell?esistenza, unica soluzione per sconfiggere i buchi neri del destino umano. Il film si presenta come un ritratto auto-ironico di ci? che gli americani vedono nell?anima mediterranea, e soprattutto europea. Ischia diviene location per la descrizione di un adulterio ?terapeutico?, un luogo dove ? possibile rilassarsi e godersi la vita. La chiesa del Soccorso si trasforma in obitorio dove l?impiegato ? Pippo Franco, alle prese con moduli e timbri. Fu utilizzato anche il porto di Casamicciola per l?atterraggio di un elicottero. Altre sequenze furono girate a Sant?Angelo, su Monte Vico dove ? stato ripreso l?intero paesaggio di Lacco Ameno, ad Ischia Ponte, al porto e lungo la strada statale che conduce a Forio.
- Titolo Film AVANTI
- Anno 1972, USA
- Titolo originale CHE COSA ? SUCCESSO TRA MIO PADRE E TUA MADRE?
- Genere ROMANTICO
- Durata 146 Min
- Tratto da DALLA COMMEDIA "AVANTI" DI SAMUEL A. TAYLOR
- Produzione MIRISCH CORPORATION - PEA (ROMA)
- Regia BILLY WILDER
- Attori principali: Jack Lemmon, Juliette Mills, Pippo Franco
- Fotografia: Luigi Kuveiller
- Musiche: Carlo Rustichelli
Trama del Film
Wendell Ambruster junior, un industriale di 42 anni, viene nell?isola d?Ischia per ritirare il corpo del padre, Wendell Ambruster senior, perito in un incidente, e portarlo in America dove si prepara un grandioso funerale. Durante il viaggio e poi ad Ischia incontra Pamela Piggott, una grassoccia londinese, venuta per ritirare il cadavere della madre, Catherine, che ? stata per anni (senza che nemmeno lo sapesse) amante di Wendell senior e che ? perita con lui. Le esasperanti lentezze burocratiche sono ulteriormente complicate dalla sparizione dei cadaveri ad opera della famiglia Trotta che pretende come riscatto l?indennizzo per la vigna danneggiata dall?incidente. Risolve tutto il direttore dell?albergo, Carlo Carlucci, uomo navigato e dalle inesauribili risorse. Altro ricatto ordisce Bruno, il cameriere che pretende il visto per gli USA in cambio di fotografie compromettenti dei defunti amanti e poi di altre concernenti identiche situazioni di Wendell junior e di Pamela: i due, infatti, dopo liti e scontri, ripetono tale quale la vicenda dei genitori. Bruno ? ucciso dalla cameriera siciliana Anna da lui messa incinta. Giunge un diplomatico, fratello del defunto, a... svincolare il cadavere, che per? ? quello di Bruno, perch? i due amanti defunti riposeranno insieme nell?isola, mentre i viventi si danno appuntamento per le prossime vacanze.
?Ischia operazione amore? film girato ad Ischia nel ?66 con la regia di Vittorio Sala, fu importante per l?esordio dei comici Ric e Gian. Per questo film fu messa molto in risalto l?interpretazione di Walter Chiari, molto amico di Rizzoli, che aveva fatto il suo debutto nel cinema sul finire degli anni ?40, mentre Peppino De Filippo fu relegato in secondo piano. Si tratta dell?intreccio di storie ambientate ad Ischia con un Peppino De Filippo nel ruolo di un gestore di pensione. Walter Chiari ? invece un calciatore famoso e Tony Renis, interpreta il ruolo di un cervellone. Le scene sono ambientate anch?esse al comune di Lacco Ameno, dove al ?Regina Isabella? alloggia Walter Chiari. Ric e Gian seducono con un fazzoletto una ragazza nell?incantevole scenario di Sant?Angelo, il Soccorso di Forio, come la Torre di Guevara ad Ischia, servono come sfondo per la prima fase dell?innamoramento tra due giovani.
- Titolo Film ISCHIA, OPERAZIONE AMORE
- Anno 1966
- Genere COMICO COMMEDIA
- Durata 86 Min
- Produzione RIZZOLI FILM, LUIGI ROVERE PER LA CINELUXOR
- Regia VITTORIO SALA
- Attori principali: H?l?ne Chanel, Alberto Cevenini, Walter Chiari, Umberto D'Orsi, Peppino De Filippo, Ermelinda De Felice
- Fotografia: Aldo Giordani
- Montaggio: Tatiana Casini Morigi
- Musiche: Roberto Nicolosi
Trama del Film
Il film ? composto da alcune vicende che scorrono parallele ed intrecciano talvolta la loro trama. Personaggi principali sono: Gennaro Capatosta, proprietario di una locanda la cui principale attrattiva ? costituita dalle attenzioni particolari cui sono fatte oggetto le anziane e danarose clienti da parte del figliolo del proprietario, Peppiniello, il quale, tuttavia, sordo alle esortazioni paterne, preferisce alla fine dedicare il suo tempo alla giovane moglie. Vi ? poi Enrico Tremalaterra, un giocatore di calcio ormai atleticamente inutilizzabile, che riesce a firmare un contratto con una donna d?affari, Flavia Petrazzi; quando costei s?accorge d?essere stata truffata, costringe Tremalaterra a far fronte ad impegni di tutt?altro genere. Infine Frida, una ragazza tedesca mantenuta da un facoltoso nobiluomo siciliano, la quale trova modo di tradire il protettore con Marco, un giovane inventore stravagante.
Altro luogo isolano, ripetutamente usato per le riprese cinematografiche, è il villaggio di Sant’Angelo, un sito delizioso dai colori mediterranei, dalle casette addossate l’una all’altra, viuzze animate fino a notte inoltrate e un promontorio che si eleva nel mare a pochi metri dal borgo, come si evidenzia nel film “Caccia alla volpeâ€. E poi vi è il mitico Fungo, simbolo di Lacco Ameno. L’antico masso tufaceo, chiamato dagli antichi “lo scoglio della trigliaâ€, per la sua particolare conformazione è apparso più volte nei film della Cineriz, e può essere annoverato tra le icone isolane più conosciute su scala mondiale.
- Titolo Film CACCIA ALLA VOLPE
- Anno 1966
- Genere COMMEDIA
- Durata 103 Min
- Tratto da DA UNA COMMEDIA DI NEIL SIMON
- Produzione MONTORO, CINECITTA', NANCY ENTERPRISES INC.
- Regia VITTORIO DE SICA
- Attori principali: Peter Sellers, Victor Mature, Britt Ekland
- Fotografia: Leonida Barboni
- Montaggio: Russell Lloyd, Adriana Novelli
- Musiche: Piero Piccioni, Burt Bacharach
Trama del Film
Al Cairo è stato rubato un ingente quantitativo d’oro e l’Interpol pensa di poterlo recuperare controllando l’unica persona che per esperienza ed astuzia può interessarsi al modo di introdurre in Italia i lingotti d’oro, detta “La Volpeâ€. Costui, che in carcere ha ricevuto l’incarico dall’organizzatore del colpo di trasferire l’oro, quando viene a sapere che la sorella Gina alla quale è molto attaccato non sta conducendo una vita virtuosa decide di evadere e si reca a Roma. Ma Gina sta semplicemente partecipando alle riprese di un film ed il fratello ne approfitta per impadronirsi del materiale di ripresa ed organizzarsi per lo sbarco dell’oro. Recatosi a Sevalio (S. Angelo d’Ischia), un modesto villaggio di pescatori, si spaccia per il regista Fabrizi, ottiene la partecipazione del divo non più giovane Tony Powell, si garantisce l’appoggio dell’appuntato che funge da forza pubblica nel paese e inizia le riprese di un caotico film comprendente la scena dello sbarco dell’oro del Cairo. Ma l’Interpol chiude la morsa proprio a Sevalio, per cui tutti i partecipanti al film finiscono in tribunale e La Volpe ritorna in carcere salvo per rievaderne in primavera. Sul periodico locale Cronache dei due golfi (n. 7/1965) si legge: «La piazzetta del caratteristico villaggio di Sant’Angelo è in questi giorni animatissima. Vi si gira, difatti, la maggior parte delle riprese esterne del film “Caccia alla volpe†(il titolo è metaforico) prodotto dalla Montoro Cinematografica per la regia di Vittorio De Sica. Ad un passo dal mare sono sorti, come d’incanto, la chiesetta ed il municipio di un immaginario paese: Sevalio».
“Diciottenni al sole”, film realizzato nel ‘62 da Camillo Mastrocinque, mostra l’isola con le modalità utilizzate da Rizzoli. La trama è semplice; dei giovani venuti ad Ischia per un week- end, colgono l’occasione per fare conquiste. Quale modo migliore per mostrare le bellezze dell’isola?
- Titolo Film DICIOTTENNI AL SOLE
- Anno 1962
- Genere COMICO COMMEDIA
- Durata 92 Min
- Produzione DDL
- Regia CAMILLO MASTROCINQUE
- Fotografia: Riccardo Pallottini, Gastone Di Giovanni
- Montaggio: Gisa Radicchi Levi
- Musiche: Ennio Morricone
Trama del Film
Tre giovani: Lello, Nanni, Nicola arrivano ad Ischia per una vacanza. Si uniscono ad una comitiva già presente sul luogo e si dedicano accanitamente alla conquista dei cuori femminili. Nicola si innamora, grazie alla coincidenza di un cognome identico, di una francesina. Lello, per corteggiare una bella ragazza tedesca, frequenta una giovane del luogo, Vania, che gli dà lezioni di tedesco. Nanni, per raggiungere l’inaccessibile bellezza isolana di Franca, si finge un evaso dal penitenziario di Procida. Il fidanzamento di Nicola con la francesina omonima e di Lello con la bella insegnante di tedesco corona la breve vacanza. Nanni sarà invece abbandonato da Franca, allorché il suo imbroglio sarà scoperto.
In questo kolossal Ischia mette a disposizione il suo imponente Castello come sfondo per la battaglia di Anzio, ma in nessun testo è citata Ischia come location, tutta la letteratura che si occupa di questo film tende ad evidenziare le vicende della produzione, che portano alla sostituzione del regista già iniziate da Rouben Mamoulian a Londra e portate a termine a Roma da Joseph L. Mankiewicz. Probabilmente la venuta ad Ischia per le riprese si deve a Giovanni Messina, che allora era il responsabile dell’organizzazione dei film. Egli aveva il compito di aiutare i registi a superare i vari ostacoli, come ottenere permessi, selezionare le comparse e curare il materiale di scena. Quando fu girato “Cleopatraâ€, gli fu chiesto di cercare foto dell’isola, e lui, le spedì a Roma, dove allora si stava girando il film, affascinando il regista che volle poi venire ad Ischia a continuare le riprese. Il successo riscosso dal film, seppure enorme, non bastò a coprire l’intera spesa sostenuta, e a nulla valsero, le nove candidature agli Oscar, e i quattro i premi vinti (fotografia, scenografia, costumi, effetti speciali), la Fox non riuscì ad evitare il fallimento.
- Titolo Film CLEOPATRA
- Anno 1963
- Genere STORICO
- Durata 243 Min
- Tratto da OPERE DI: PLUTARCO, SVETONIO E APPIANO
- Produzione WALTER WANGER PER TWENTIETH CENTURY FOX
- Regia JOSEPH L. MANKIEWICZ
- Attori principali: Elizabeth Taylor, Richard Burton, Rex Harrison
- Fotografia: Leon Shamroy
- Montaggio: Dorothy Spencer, Elmo Williams
- Musiche: Alex North
Trama del Film
La celebre storia della regina d’Egitto e dei suoi amanti: primo fra tutti Cesare - da cui avrà un figlio, Cesarione - poi Antonio, che per amore suo romperà il fidanzamento con italia-meds.com. Dopo la guerra e la sconfitta di Antonio ad Azio (2 settembre del 31 a. C.), la regina decide di mettere fine alla propria vita col veleno di un aspide. Vinse 4 Oscar: fotografia, scenografia, costumi, effetti speciali; tra i primati il maggior numero di cambi dei costumi: la Taylor ne indossò 65.
Nel ’60, con la regia di Mario Mattioli, è prodotto il film “Appuntamento a Ischiaâ€, in cui Mimmo, ovvero Domenico Modugno, è un famoso cantante, vedovo e con una figlia, Letizia, alla quale vuole dare una madre. Ma la ragazzina non accetta l’attuale compagna del padre, affezionandosi ad una giovane, che vorrebbe come madre. La bambina crea molte situazioni, come quella di venire ad Ischia per curarsi con i fanghi, per far sì che i due s’incontrino e s’ innamorino. Ovviamente anche in questo caso le location privilegiate sono quelle del comune di Lacco Ameno, con una bellissima scena del lungomare del corso che collega Casamicciola a Lacco Ameno percorsa in carrozza da Modugno con la figlia.
- Titolo Film APPUNTAMENTO A ISCHIA
- Anno 1960
- Genere COMMEDIA
- Durata 99 Min
- Produzione ROMANO DANDI PER LA SERENA FILM
- Regia MARIO MATTOLI
- Attori principali: Domenico Modugno, Ciccio Ingrassia,
Franco Franchi, Mina, Pippo Franco - Fotografia: Roberto Gerardi, Marco Scarpelli
- Montaggio: Adriana Novelli
- Musiche: Gianni Ferrio
Trama del Film
Mimmo è un acclamato cantante di canzoni moderne, che porta intorno per il mondo la sua arte in continue torunées. Il cantante è vedovo ed ha una figlioletta di nove anni, Letizia, che è costretta a seguire il padre nel suo vagabondaggio, a meno che Mimmo non decida di metterla in collegio, come consiglierebbe Mercedes, sua compagna d’arte ed amica. Letizia fa la conoscenza di Mirella Argenti, una buona ragazza, figlia di musicisti e fidanzata ad un direttore d’orchestra, Paolo, e questo incontro casuale suscita nella bimba il desiderio di avere Mirella come madre, e la induce a mettere in opera delle astuzie per far sì che il suo sogno si avveri e sia allontanata Mercedes. Le astuzie di Letizia provocano situazioni imbarazzanti, che inducono Mimmo a mettere la bimba in collegio; la riprenderà in casa, con sua grande felicità , solo dopo aver sposato Mirella.
Altra realizzazione del genere avventuroso ad Ischia è il film “Morgan il pirata†del ’60, del regista Primo Zeglio, che nell’ambito del cinema popolare, rappresenta un reperto di grosso impianto spettacolare e copre abbondantemente i generi prediletti degli anni ’50 e ’60. La fila ripropone le immagini della figura di Henry Morgan, le cui gesta sono già documentate in altri film da cui questo non si allontana. Le locations privilegiate in questo film sono la zona di Punta Mulino, Ischia ponte, Lacco Ameno e la spiaggia dei Maronti, perfetta ambientazione per una lotta tra pirati. Nonostante i meravigliosi scenari, la pellicola è stata considerata un ridicolo film d’avventura, supervisionato da un Andrè de Toth, che gioca d’accumulo: di persone, persone, fatti, azioni, per mascherare il vuoto su cui si regge. Proprio sulla base di queste considerazioni, mi sembra opportuno ricordare, quanta parte hanno avuto nei film, i luoghi e gli ambienti ischitani. Potremmo asserire, senza dubbi che la protagonista principale del film è l’isola nella sua interezza.
- Titolo Film MORGAN IL PIRATA
- Anno 1960
- Genere AVVENTURA
- Durata 103 Min
- Tratto da DAL ROMANZO DI EMILIO SALGARI
- Produzione LUX FILM, ADELPHIA CINEMATOGRAFICA
- Regia ANDRE' DE TOTH, PRIMO ZEGLIO
- Fotografia: Tonino Delli Colli
- Montaggio: Maurizio Lucidi
- Musiche: Franco Mannino
Trama del Film
Henry Morgan, essendo in schiavitù, viene comperato da Ynes, figlia del Governatore di Panama. Innamoratosi della donna, viene deportato su un galeone spagnolo, del quale s’impadronisce con gli altri prigionieri, che lo riconoscono come loro capo. Egli indirizza la nave all’isola di Tortuga, riscatta Ynes, che era stata fatta prigioniera, e riprende il mare. Morgan compie imprese straordinarie, stringe alleanza con l’Inghilterra e tenta d’impadronirsi di Panama; ma l’impresa non riesce. Organizzata una seconda spedizione, tenta di accostarsi alla città per via terra e riesce a conquistarla. Nel palazzo del Governatore trova un immenso bottino; ma il pensiero di Ynes, che egli crede lontana, in viaggio per la Spagna, lo rattrista. La troverà invece viva sotto un monte di cadaveri, e giurerà a se stesso di non staccarsi più da lei (da cinematografo.it). Sul Corriere dell’isola d’Ischia (n. 17-1960) si legge: «Così anche i cinematografari hanno invaso Ischia. Non è la prima volta che accade in quanto ad Ischia sono stati girati molti film ma questi di Morgan il pirata hanno portato tutte le caratteristiche del nuovo ambiente cinematografico. Un ambiente che vuole essere intellettuale ed invece è piatto e melenso. E tutta questa bella gente cosa riesce a realizzare? Soltanto degli inutili commercialissimi polpettoni che non fanno certo onore al cinema italiano. Il ventre di Chelo Alonso, i muscoli di Steve Reeves e della sua controfigura, il seno di Valery Lagrange e qualche galeone incendiato costituiranno le principali emozioni del film. Dobbiamo sperare che le bellezze naturali della nostra isola salvino in parte il film. Il guaio è che nel film Ischia è un’isola dei mari del Sud.
Nel ’59 ad Ischia, viene girato il film “Delitto in pieno sole” con la regia di Renè Clement, un regista francese che affida il ruolo di protagonista ad Alain Delon, che a 24 anni ha la sua prima interpretazione importante, un personaggio dal volto d’angelo e l’anima diabolica, che lo renderanno il divo di Francia, simbolo degli anni ’60 - ’70 (Canova, 2000). Il film è tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, che crea un personaggio, ambiguo e falso che vive di truffe, e che non esita ad uccidere per migliorare la sua posizione sociale.
- Titolo Film DELITTO IN PIENO SOLE – PLEIN SOLEIL
- Anno 1960
- Genere DRAMMATICO THRILLER
- Durata 120 Min
- Tratto da ROMANZO DI PATRICIA HIGHSMITH del 1955
- Produzione TITANUS PARIS CCFC
- Regia RENE' CLEMENT
- Attori principali: Alain Delon - Maurice Ronet - Marie Laforet
- Fotografia: Henri Decaë
- Musiche: Nino Rota
Trama del Film
Tom Ripley viene inviato in Europa dal signor Greenleaf alla ricerca del figlio Philippe, per riportarlo a casa: in compenso Tom riceverà cinquemila dollari. Philippe inganna Tom, facendogli credere che tornerà negli Stati Uniti con lui per accontentare suo padre, ma in realtà non ne ha nessuna intenzione ed intende rimanere dov’è, al fianco della fidanzata Marge, che sta per sposare. Mr Greenleaf, non vedendo alcun risultato, licenzia Tom che, in preda alla disperazione, uccide Philippe e ne assume l’identità, vivendo la sua vita di ricco playboy. Ma gli amici di Philippe cominciano a sentire la sua mancanza ed iniziano a cercarlo, mentre le tracce portano a Tom, che è costretto a commettere un altro omicidio per evitare di esser scoperto.
Il primo film prodotto da Rizzoli fu: “Suor Letizia” del ‘56, già descritto ampliamente nel neorealismo. L’anno dopo, sempre con la regia di Mario Camerini, la produzione continua con il film “Vacanze ad Ischia” nel quale s’intrecciano diversi episodi sullo sfondo della vita balneare e mondana dell’isola, in cui già nel film, Ischia, con il suo sole e le sue bellezze attira i visitatori più diversi, che giungono da ogni parte per godersi le vacanze. Maggiormente in risalto è il comune di Lacco Ameno, con il lussuoso albergo “Regina Isabella” con le sue terme, il Fungo e il suo incantevole mare. Un modo per mostrare gli altri luoghi dell’isola come la spiaggia di San Montano, la chiesa del Soccorso, è il ruolo della guida, in questo caso ragazzo isolano, che con la sua motoretta mostra l’isola ad una coppia di francesi. Tra le curiosità cinematografiche isolane, emerge anche la vicenda di Paolo Stoppa che ebbe vivaci liti con Vittorio De Sica.
- Titolo Film VACANZE A ISCHIA
- Anno 1957
- Genere COMMEDIA
- Produzione RIZZOLI FILM - ROMA / FRANCINEX (PARIGI) BAVARIA FILMKUNST - MONACO
- Regia MARIO CAMERINI
- Attori principali: Vittorio De Sica, Myriam Bru-Paolo Stoppa, Pippino De Filippo
- Fotografia: Otello Martelli
- Montaggio: Giuliana Attenni
- Musiche: Alessandro Cicognini
Trama del Film
Ischia con il suo sole e le sue bellezze naturali attira i visitatori più diversi, che giungono da ogni parte per godersi un gradevole periodo di vacanze. Vi giunge l’avvocato che sogna un po’ di riposo ed invece passa tutto il tempo in preda all’agitazione per il timore di aver provocato la morte di uno scugnizzo, gettando in mare una moneta; c’è poi l’ingegnere, uomo tranquillo, capace quant’altri mai di apprezzare la dolcezza del soggiorno al quale quattro giovinastri fanno una burla atroce, insinuandogli nell’animo il sospetto che la moglie lo tradisca e che il figlio che aspetta non sia suo; ci sono i quattro giovani suddetti, sempre a corto di denaro, che impiantano dei finti bagni termali per sfruttare la credulità degli stranieri. Portati al commissariato se la cavano con un po’ di spavento, grazie all’intervento dell’ingegnere che li conosceva e al quale confesseranno la loro feroce burla, restituendogli la tranquillità. Uno di loro s’innamora seriamente di un’infermiera e ne viene corrisposto. Ed ecco due sposi francesi, venuti in Italia per ravvivare il sentimento che li ha uniti ed ora è illanguidito; essi ripartono al più presto quando il marito s’accorge che la moglie non è insensibile alle premure di un giovane isolano. In mezzo alle non sempre pudiche vicende abituali, vi è anche qualche nota più piccante: un processo per oltraggio al pudore, in cui i giudici, come gli imputati, mostrano più morbosa curiosità che sollecitudine per la giustizia. Passa per tutti il periodo delle vacanze, ma sull’isola continua a splendere il sole.
Il regista e sceneggiatore tedesco Alfred Weidermann, reso famoso in campo internazionale dal film” Canaris”, dirige con buon mestiere, ma senza particolare inventiva, alcune commedie sentimentali due delle quali con Romy Schneider: “Kitty” e “Scampolo” che deriva dall’omonima commedia di Dario Niccodemi, o “Sissi ad Ischia” che sfrutta la popolarità del film interpretato dalla Schneider in “La principessa Sissi”. Il film permette una conoscenza approfondita dell’isola in quanto all’inizio vi si racconta la storia e si mostrano le immagini della quotidianità del paese. La protagonista, Scampolo, lavora come guida turistica che mostra ai turisti le bellezze dell’isola e proprio come guida entra nel Castello Aragonese e ne racconta la storia. Il regista con la realizzazione di questo film permette alla popolazione tedesca di arricchirsi delle bellezze, ma anche della solarità che Ischia, dal film trasmette. Ischia assurge all’acme della cinematografia con questo film, per una serie di immagini che la nostra protagonista ci permette di vedere con lo scopo proprio del film, di cogliere l’isola in ogni suo incanto, ogni realtà, ogni contrasto come il belvedere di Serrara, la chiesa del Soccorso a Forio, e sul piazzale aragonese con lo sfondo del Castello, l’immancabile bar “Coco gelo”. Alcune scene furono girate anche a Piazza Croce, sulla spiaggia di San Pietro e sulla riva Destra.
- Titolo Film SISSI A ISCHIA - SCAMPOLO
- Anno 1957
- Genere COMMEDIA
- Durata 95 Min
- Tratto da COMMEDIA DI DARIO NICODEMI
- Produzione UFA INTERNATIONAL
- Regia ALFRED WEIDENMANN
- Attori principali: Viktor De Kowa, Paul Hubschmid,
Romy Schneider - Fotografia: Bruno Mondi
Trama del Film
(Sissi, l’imperatrice d’Austria, non c’entra nulla; si volle sfruttare il nome con cui la Schneider era diventata famosa). Il film si svolge interamente ad Ischia ed ha per protagonista Scampolo, una ragazza che vive alla giornata senza eccessive preoccupazioni, fino a quando non incontra l’uomo di cui si innamora. Questi è un architetto squattrinato che insegue un lontano sogno, quello cioè di vincere un concorso per il miglior progetto di un quartiere moderno a Napoli. Scampolo, a modo suo lo aiuterà e quando, per una sfortunata coincidenza, la cassa, spedita a Napoli, contenente il progetto dell’architetto, non potrà essere recapitata tramite l’ufficio postale, ella non indugerà e porterà lei stessa la cassa al Ministero. La consegna si rivela molto difficile, ma Scampolo ricorderà di conoscere il Ministro, con il quale ha avuto un brillante colloquio in una festa ad Ischia, ed allora tutto diventa più facile. Il Ministro, commosso dalla storia di Scampolo, decide di accettare la cassa oltre il termine fissato per la consegna e darà molte buone probabilità per la vincita del concorso. Infine il progetto dell’architetto verrà approvato con grande gioia dei futuri sposi.
In Suor Letizia, ? narrata la storia di una suora che torna in Italia dopo anni di missione in Africa e viene subito inviata ad occuparsi della vendita, ad Ischia, di un convento ormai in decadenza. L?impatto della suora con l?isola pu? essere sintetizzato dal commento che ne fa: ?Qui ? peggio che in Africa, sorelle?. In effetti, la vita ? dura, il lavoro nei campi strema, i bambini rubano le capre, i pescatori non hanno i soldi per comprare le reti, l?isola ? spopolata dall?emigrazione?. Dell?isola si evidenzia come non vi sia ancora alcun segno turistico. Suor Letizia scende dal vaporetto, solitaria, il vaporetto serve solo per portare o riportare da Napoli i paesani, che vanno per lavoro. Questo film non ? stato apprezzato dai molti critici che lo hanno considerato un melodramma colmo d?affettazione.
- Titolo Film SUOR LETIZIA
- Anno 1956
- Altri titoli IL PIU' GRANDE AMORE
- Tratto da UN IDEA DI ANTONIO ALTOVITI E GIOSE RIMANELLI
- Genere DRAMMATICO PSICOLOGICO
- Produzione SANDRO PALLAVICINI PER RIZZOLI FILM, PALLAVICINI
- Regia MARIO CAMERINI
- Fotografia: Gianni Di Venanzo
- Montaggio: Giuliana Attenni
- Musiche: Angelo Francesco Lavagnino
Trama del Film
Suor Letizia (Anna Magnani), una suora che ha passato vent?anni nelle missioni africane ed ? appena tornata in Italia, viene mandata in un?isola del golfo di Napoli (Ischia), dove un convento si trova in precarie condizioni. Ella dovr? regolare nel modo migliore tutte le pendenze, chiudere il convento e ricondurre le poche suore alla Chiesa Madre. Mentre si dedica al compito affidatele, Suor Letizia conosce per caso un povero bambino abbandonato, la cui triste sorte le ispira una profonda comprensione; Salvatore ? orfano di padre, sua madre Assunta ? sul punto di abbandonarlo per seguire in America Peppino, un operaio che ha promesso di sposarla a condizione che ella rinunci al figlio. Mossa da un sentimento di accorata piet?, Suor Letizia accoglie in convento Salvatore insieme ad altri bambini: viene riaperta la scuola, tutto si rinnova e rinasce. Il monastero risorge a nuova vita. A poco a poco Suor Letizia sente destarsi nel cuore un sentimento sconosciuto, un sentimento materno, che la spinge ad affezionarsi in modo particolare a Salvatore. Ma ben presto la Superiora la richiama ed ella comprende che dovr? separarsi dal suo protetto, che appartiene alla sua vera madre. Suor Letizia si reca a Napoli e convince Peppino a rendere regolare la sua relazione con Assunta e ad adottare Salvatore. Il distacco dal suo protetto ? per la suora doloroso; ma l?avvenire del bambino ? assicurato.
Molti di questi film utilizzano l’isola solo come location, come nel caso del film girato nel ’45, appena terminata la seconda guerra mondiale, “il Mostro dell’isola” del ’53, con la regia Roberto Bianco Montero, in cui l’orrore vi scaturisce per sottrazione più che per potenza visionaria, come nel personaggio di questo film, sublimato nell’immaginario collettivo nell’icona corpulenta e barcollante, dalla faccia ricucita, del mostro di Frankenstein.
- Titolo Film IL MOSTRO DELL'ISOLA
- Anno 1953
- Genere POLIZIESCO
- Durata 90 Min
- Produzione FORTUNATO MISIANO PER ROMANA FILM
- Regia ROBERTO BIANCHI MONTERO - FRANK FED
- Attori principali: Boris Karloff, Gianni Breschi, Bruna Camerini, Giuseppe Chinnici, Alberto D'Amario, Domenico De Ninno, Angelo Dessy, Jole Fiero, Carlo Duse, Clara Gamberini, Giuseppe Addobbati, Giulio Battiferri, Germana Paolieri, Patrizia Remiddi, Salvatore Scibetta, Kitty Vinciguerra, Franca Marzi, Renato Vicario
- Fotografia: Augusto Tiezzi
- Musiche: Carlo Innocenzi
Trama del Film
Un ufficiale della guardia di finanza, il tenente Andreani, che ha una particolare esperienza della lotta contro i contrabbandieri di stupefacenti, viene inviato nell’isola d’Ischia, dove si sospetta che tale forma di contrabbando abbia uno dei suoi centri più importanti. Nessuno sospetta però che il capo dei contrabbandieri sia, come di fatto è, Don Gaetano, il benefattore dell’isola, colui che ha fondato e mantiene a proprie spese un ospizio per i bambini malati o malaticci. Le indagini iniziate da Andreani irritano Don Gaetano, il quale per indurlo a desistere fa rapire la figlioletta del tenente. Questi non si lascia intimidire e si getta nella lotta con maggior impegno: fingendosi un intermediario, che vuol trattare l’acquisto della droga, Andreani si reca nel covo dei contrabbandieri, dove trova con sua sorpresa un’antica conoscenza, la cantante Gloria D’Auro. La donna però non lo denuncia ed egli può continuare nella finzione. Con l’aiuto di Gloria, la bambina viene liberata; intanto Andreani coi suoi circonda la villa di Don Gaetano ed arresta i contrabbandieri. Ma il vecchio riesce a fuggire con la bimba, che ha ripreso dopo aver ferito mortalmente Gloria. Andreani insegue il delinquente e con l’aiuto di Zar, il fedele cane lupo, affezionato alla bimba, riesce a catturarlo, salvando la figlioletta.
Di notevole importanza, per una più ampia conoscenza dell’isola non solo sul territorio nazionale, ma anche all’estero, è stata la lavorazione del film “Il corsaro dell’isola verde” realizzato nel ’52, con la regia di Robert Siodmak, che s’ispira per alcune sequenze di cappa e spada al film ”Il pirata nero”; del quale si dice che nei lontani anni ’20, il divo del cinema muto Douglas Fairbanks Sr, aveva chiesto alla casa di produzione di poter realizzare ad Ischia questo film, ma la proposta cadde nel nulla. Si nota, inoltre dal film, un’insospettata propensione di Siodmak nello sfruttare al meglio la coppia comico-acrobatica Lancaster - Cravat ”Inventata” da Tourneur per il film “La leggenda dell’arciere di fuoco”.
- Titolo Film IL CORSARO DELL'ISOLA VERDE
- Anno 1952
- Genere AVVENTURA
- Durata 104 Min
- Produzione HAROLD HECHT/NORMA PICTURES
- Regia ROBERT SIODMAK
- Fotografia: Otto Heller
- Montaggio: Jack Harris
- Musiche: William Alwyn
Trama del Film
Un brigantino di pirati, agli ordini del celebre capitano Vallo, cattura nel Mar dei Caraibi un galeone spagnolo con armi, munizioni e 200 soldati, al comando di Don José Gruda, mandato a combattere i rivoltosi dell’isola Salina, guidati da El Libre. Vallo decide di vendere le armi ai ribelli, ma intanto finge di accettare le proposte di Don José che gli offre 50.000 fiorini per la consegna di El Libre. La nave giunge nel porto: durante la notte Vallo scende a terra con un uomo della ciurma e incontra Consuelo, figlia di El Libre, dalla quale apprende che suo padre è in prigione. Egli le promette di liberarlo e, insieme a lei, ritorna sul galeone, dove indossa gli abiti di Don Josè, mentre i marinai vestono le uniformi dei soldati. Preso per l’inviato del Re, Vallo può liberare El Libre e lo scienziato Prudence; ma, riconosciuto, deve rifugiarsi con gli altri sul galeone. Qui i pirati che speravano di poter vendere le armi, avendo compreso che Vallo vuol regalarle agli insorti, si ammutinano. Nel conflitto El Libre viene ucciso; Vallo e Prudence, incatenati, vengono calati in una barca e abbandonati alla deriva. Essi però si salvano e sbarcano incolumi. Messosi a capo dei ribelli, Vallo sgomina gli avversari, riconquista il galeone e libera l’isola (da cinematografo.it). «Mirabile storia di una fra le mille avventure del celeberrimo capitano Vallo (Burt Lancaster), campione invitto della pirateria, terrore del mare dei Caraibi, ladro di tesori e... di cuori. Benché la vicenda si svolga nel XVIII secolo, si vedono impiegati nella battaglia un aerostato, esplosivi potentissimi e un sottomarino. Ma, trattandosi di corsari, sarebbe pericoloso fare obiezioni o domande: fate dunque un atto di fede e, se non riuscite a credere a tutto, credete alla metà» (Novelle Film, n. 502/1957).
“La scogliera del peccato” del ‘50, con la regia di Roberto Bianchi Montero, fu un film realizzato soprattutto nel comune di Forio, con l’immagine inconfondibile della Chiesa del Soccorso. Vi si narra la storia di una donna che porta alla rovina un intero paese, Ischia. ( Mereghetti, 2002). L’isola fa da supporto decisivo al film, che, anche se con la partecipazione di Gino Cervi, è alquanto labile nella trama.
- Titolo Film LA SCOGLIERA DEL PECCATO
- Anno 1950
- Genere DRAMMATICO
- Durata 93 Min
- Produzione INTERNATIONAL URANIA FILM
- Regia ROBERTO BIANCHI MONTERO
- Attori principali: Virginia Balistrieri, Gino Cervi, Augusto Ciabatti, Silvia Fazi, Margaret Genske
- Fotografia: Carlo Nebiolo
- Musiche: Alberto De Castello
Trama del Film
Silvano, uomo d’età matura, malaticcio e misantropo, dedito all’alcool, vive solitario nella sua capanna. Un giorno riappare nell’isola Stella, giovane donna di vita dissoluta, che è stata la rovina di Silvano. Essa si reca da lui, tentando di sedurlo ancora, ma quando vede che il vecchio cerca soltanto di nascondere il gruzzolo, fa in modo di propinargli una dose di medicinale tanto energica da provocarne la morte. Stella resta così padrona della capanna e del gruzzolo, e scesa in paese, riesce a sedurre Paolo, giovane pescatore. Costui, subendo il fascino della maliarda, trascura la fidanzata e si lascia coinvolgere nei loschi traffici d’una banda di contrabbandieri. Michele, tornato improvvisamente in paese, impone a Paolo di adempiere alla promessa fatta alla di lui sorella; ma cede poi egli stesso alla seduzione di Stella, di cui diviene a sua volta l’amante. Coinvolto nel contrabbando, Michele viene da prima arrestato, poi rilasciato dopo qualche tempo. Recatosi alla capanna di Stella, la sorprende con Paolo; tra i due uomini s’accende una rissa violenta. Stella, che cerca di favorire Michele, viene respinta e cade in mare. Sparita la maliarda, i due uomini sono costretti a stringersi la mano: nell’isola ritorna la pace.
Il film “Campane a Martello†del ’49 con la regia di Luigi Zampa, sembra mostrare l’isola di quei tempi in modo abbastanza reale. Nell’immediato dopoguerra, infatti, nel film, Agostina e Australia sbarcano ad Ischia, dopo aver ricevuto il foglio di via per essersi prostituite, in un paesaggio ancora sconvolto dalla guerra. La vita sembra ricominciare anche per loro. Ischia è una terra di lavoro, dove al porto si puliscono le botti, probabilmente per una ripresa delle esportazioni del â€Forasteraâ€, vino bianco tipico dell’isola; è una terra povera dove basta poco per divertirsi: si organizzano feste di paese con gare di corsa nei sacchi sulla spiaggia. I cumuli di macerie che segnano il paesaggio non sono la sola eredità della guerra; c’è anche il triste fenomeno dell’infanzia abbandonata: i figli illegittimi, nati in seguito alla permanenza della troupe di occupazione, rifiutati per vergogna dalle madri, sono accolti nella piccola chiesa Santa Maria del Soccorso e a prendersi cura di loro è un prete (Eduardo De Filippo) che deve lottare contro l’insensibilità di tutto il paese e in particolare dei suoi notabili. Motivo ispiratore della pessima critica riscossa da questo film è proprio la posizione del regista, che - secondo Aristarco - si è creduto in dovere di prendere, assai maldestramente, le difese delle infelici vittime dell’amore venale contro la condanna borghese.
- Titolo Film CAMPANE A MARTELLO
- Anno 1949
- Genere DRAMMATICO SOCIALE
- Durata 100 Min
- Produzione CARLO PONTI PER LA LUX FILM
- Regia LUIGI ZAMPA
- Attori princiapali: Eduardo De Filippo, Gina Lollobrigida,
Yvonne Sanson, Carlo Romano - Fotografia: Carlo Montuori
- Montaggio: Eraldo Da Roma
- Musiche: Nino Rota
Trama del Film
Agostina è una cameriera, che nell’immediato dopoguerra s’è messa a fare la “signorinaâ€. I suoi risparmi li manda via via al parroco del suo paese, perché glieli conservi. Partiti gli alleati, Agostina si reca al paese, per ritirare i suoi denari. Ma qui l’attende una sgradevole sorpresa. Il vecchio parroco è morto e il nuovo, Don Andrea, non sapendo in un primo tempo a quale uso è destinata quella somma, se n’è valso per creare un orfanotrofio. Ora i denari sono spesi e Don Andrea invoca ulteriori soccorsi. Quando apprende la vera origine dei risparmi di Agostina, Don Andrea, ammalato di cuore, per poco non resta fulminato. Per restituire almeno in parte il denaro, immagina uno stratagemma. Fa suonare le campane e alla popolazione accorsa dichiara che non ha più i mezzi per provvedere alle orfanelle. Ha chiesto invano al sindaco di destinare all’ospizio i denari raccolti per erigere un monumento. Ora è costretto a chiudere l’ospizio ed affida le orfanelle alla popolazione. Le bambine piangenti passano la notte sui gradini del sagrato; ma il sindaco di fronte alle proteste della popolazione manda i denari al parroco, che vuol consegnarli ad Agostina. Ma questa vi rinuncia, e Don Andrea, per le varie emozioni, muore. Ben individuabili i vari luoghi dell’isola.
Aderente all?istanza neorealistica ? il film ?Il Mulatto?, del 1950, con la regia di Francesco De Robertis, che ispirandosi a fatti reali, vuol essere un appello alla giustizia per la risoluzione di uno fra i pi? delicati problemi che la guerra ha comportato. In questione ? il tema della differenza razziale, che aveva gi? trovato spazio, e negli stessi termini, nella canzone ?tammurriata nera?, di sicuro effetto sulla sensibilit? popolare. Ischia con le sue location naturali e con l?ausilio della ?farmacia Mirabella? e il ?Caff?? delle Signorine ?Fiurinte?, offre l?ambientazione adatta per le vicende narrate nel film, essendo anch?essa, vittima di sconvolgimenti sociali, legati alle scorrerie barbare avvenute nel passato. Il film ? tendenzialmente positivo, ma l?argomento scabroso ne fa uno spettacolo non adatto ai giovani; (Bianchi, 1950) pu? essere considerato un melodramma all?apparenza convenzionale, ma che sa affrontare il tema del razzismo con un?intensit? ed un?originalit? capaci di evitare qualsiasi scappatoia per far emergere il problema nella sua interezza. La doppia colonna sonora, fatta di musica napoletana e di musica americana bluse e jazz, sottolinea l?inconciliabilit? di due universi opposti, anche se segnati entrambi dall?emarginazione. ( Mereghetti, 2002).
- Titolo Film IL MULATTO
- Anno 1949
- Genere GUERRA
- Durata 85 Min
- Produzione SCALERA FILM
- Regia FRANCESCO DE ROBERTIS
- Fotografia: Carlo Bellero
- Musiche: Annibale Bizzelli
Trama del Film
Durante la guerra, un suonatore ambulante, Matteo, commette un furto e viene condannato a cinque anni. Mentre ? in carcere, gli muore di parto la moglie. Uscito di prigione, va in cerca del bambino, affidato alle suore; ma il bambino ? un piccolo negro coi ricci biondi, frutto della violenza subita, suo malgrado, dalla moglie, durante l?occupazione alleata. Molto scosso, ferito nei sentimenti pi? intimi, Matteo vorrebbe ripudiare il bimbo; ma non c?? niente da fare: il piccolo mulatto ? per legge suo figlio. E a poco a poco, quasi senz?accorgersene, l?uomo s?accosta al bimbo, ch?? cos? carino, cos? affettuoso. Quando il bimbo s?ammala, Matteo, trepidante, si sorprende a pregare per la sua salvezza. Ormai l?ama tanto che rinuncia alla fanciulla amata pur di non separarsi da Angelo. Ma un giorno si presenta un negro, fratello del vero padre di Angelo, che ? morto in guerra. Vorrebbe prender con s? il bimbo; ? disposto per? a lasciarlo a Matteo, se la felicit? del nipotino l?esige. Ma Angelo, impressionato dal modo di fare dello zio, dalle melanconiche canzoni negre, sente il richiamo della razza e si stringe a lui. Con le lacrime agli occhi, Matteo lo lascia partire.
Antesignano del filone neorealistico risulta essere il film ”Il dottor Antonio” del ’37, con la regia di Enrico Guazzoni, che tratta dei moti del 1848. Il protagonista principale, il dottore Antonio, è condannato a molti anni di carcere, proprio nel Castello Aragonese, che in effetti, in passato, fu luogo di detenzione. Tra i suoi incarcerati per reati politici, ne può annoverare ben 62, tra i più noti: Nicola Prisco (1820-1901), Michele Pironti (1814-1885) e Carlo Poerio (1803-1867), i quali vi trascorsero un periodo tra il 1851 e il 1852, persone di grande ingegno e cultura furono, con l’Unità d’Italia, eletti anche deputati, e diedero un contributo attivo e personale alla causa dell’Unità Nazionale. (D’Ambra, 1987). La critica, però, non è stata molto benevola nei confronti della resa finale del film. Data l’importanza e la possibilità cinematografica del soggetto, poteva avere una riuscita migliore, ma l’inizio è lento e l’interpretazione degli attori risulta essere priva di accenti. (Di Meglio, 1937).
- Titolo Film IL DOTTOR ANTONIO
- Anno 1937
- Genere DRAMMATICO
- Durata 98 Min
- Tratto da DAL ROMANZO OMONIMO DI GIOVANNI RUFFINI
- Produzione GUAZZONI - PIETRO MANDER
- Regia ENRICO GUAZZONI
- Fotografia: Massimo Terzano
- Musiche: Giovanni Fusco, Umberto Mancini
- Cast: Maria Gambarelli, Lucy - Mino Doro, Prospero - Lamberto Picasso, Sir Davenne - Margherita Bagni, Elizabeth - Claudio Ermelli, Tom
Trama del Film
Durante i moti del ‘48 in Italia, un dottore ha occasione di incontrare e guarire da una grave ferita una signorina inglese. Tra i due si intreccia un idillio, che viene interrotto a causa della improvvisa partenza del dottore per Napoli, dove egli prende parte alla rivolta. Arrestato, viene condannato a molti anni di carcere. Ma l’inglesina riesce a corrompere un carceriere e a facilitare così la fuga del proprio fidanzato.
“Il corsaro nero” è tratto dal romanzo di Emilio Salgari, nel quale la nostra Pithecusa viene contrabbandata per un’isola dei Caraibi. E’ un film popolare, ma realizzato senza economia, con navi vere e con un abbordaggio d’eccellente effetto. L’isola offre, come sfondo ai duelli epici, visioni di mare e di tempeste bellissime e tremende. Di questo primo film il regista ricorda le scene ”le abbiamo girate ad Ischia, una suggestiva isola che ho sempre presente per le sue bellezze naturali. Il clima d’Ischia mi rigenerò molto. Avemmo modo di conoscere le bellissime pinete e di osservare un popolo tranquillo al suo lavoro agricolo. Nel film chiamai per una piccola parte il comico Polidor (…)”. Nel film, fu importante la lunga sequenza in cui Ciro Verratti, signore di Ventimiglia, cavalcava sull’arena dell’incantevole spiaggia dei Maronti, per la prima volta presentata ad una platea grandissima di potenziali nuovi turisti isolani.
- Titolo Film IL CORSARO NERO
- Anno 1936
- Genere AVVENTURA
- Durata 125 Min
- Tratto da DALL'OMONIMO ROMANZO DI EMILIO SALGARI
- Produzione GIORGIO GENESI PER ARTISTI ASSOCIATI
- Regia AMLETO PALERMI
- Fotografia: Alberto Spagnoli
- Montaggio: Alberto Gallitti
- Musiche: Maurizio De Angelis, Guido De Angelis
Trama del Film
I fratelli Ventimiglia - il Corsaro Nero e il Corsaro Rosso - battono i mari delle Antille contro il Governatore di Maracaibo. Ucciso dal Governatore il Rosso, il Corsaro Nero decide di saldare definitivamente la tragica partita assaltando Maracaibo. Durante la navigazione cattura un galeone spagnolo a bordo del quale si trova, sotto altro nome, la figlia del Governatore. Il Corsaro è preso dalle grazie della fanciulla, ma quando scopre la sua identità l’abbandona in mare su di una scialuppa. La fanciulla viene salvata e ricondotta a Maracaibo, dove viene a sapere, dallo stesso Governatore, di essere solo sua figlia adottiva. E’ così possibile al Corsaro sposarla quando, dopo un furioso combattimento, egli espugna Maracaibo e uccide il Governatore. In una cronaca d’epoca si legge: «Isolani e forestieri hanno avuto una eccezionale sorpresa. Nel porto d’Ischia si erano saldamente ormeggiate due maestose navi antiche artisticamente decorate. Una appartenente alla flotta spagnola del 1600, l’altra appartenente ad una banda di corsari. Un centinaio di losche figure di corsari, dopo aver preso possesso dei locali dell’Ufficio del Forestiero per stabilirvi il quartier generale, giravano spavaldamente per il paese. Bianchi, negri, giapponesi, abbronzati dal mare, sguardi irrequieti, volti orribilmente sfregiati, armati fino ai denti con fucili, pistole, sciabole, pugnali, scuri e martelli. Spingevano cannoni e mortai, portavano casse e apparecchi infernali. Isolani e villeggianti guardavano meravigliati quanto accadeva, quasi ricollegavano l’avvenimento con le gesta piratesche dei secoli passati. Dopo qualche ora di smarrimento la calma è tornata a Porto d’Ischia. I pirati venivano solo per girare un grande film italiano, Il Corsaro nero».Aniellantonio Mascolo
Bolivar Patalano
Clementina Petroni
Francesco De Angelis
Luigi De Angelis
Michele Cocchia
Vincenzo Funiciello
Nacque a Forio il 14.2.1901 da una famiglia di patrioti e poeti, decimo di quattordici figli. A vent'anni emigra negli Stati Uniti dove fa un pò tutti i mestieri per vivere onestamente. In seguito ad un grave incidente viene internato in un ospedale psichiatrico dove impara a modellare statue con molliche di pane, sapone e patate. Nel frattempo il padre deceduto e i fratelli, credendolo morto, hanno incamerato nella successione anche la sua parte di eredità. Altre proprietà finiscono alla Chiesa. Rientra a Forio nel 1951 proprio nel periodo in ci vi affluiscono artisti ed intellettuali da tutte le parti del mondo a far corona al grande poeta anglo-americano W.H.Auden che l'aveva eletta a sua dimora dopo la fine della seconda guerra mondiale. Per vivere inizia a dipingere in maniera astratta, espone i suoi quadri nell'androne del palazzo paterno al Corso Umberto I, ma non vende perchè troppo avanti sul gusto dei suoi conterranei. Cambia genere, si fa figurativo, si dà ai ritratti, riprende tutti quelli che vogliono posare preoccupandosi di dare una dimensione psicologica alle immagini. Lavora instancabilmente e per questo ora abbiamo una galleria inesauribile di ritratti dei personaggi grandi e piccoli, ma tutti interessanti, che allora affollavano Forio. La sua arte si può definire materica nei modi che la critica ha definito "action painting". Negli ultimi tempi riprende felicemente i primitivi modi astratti. Muore nel 1981.
Era un artista primitivo che si aspirava alle tradizioni locali consacrate dagli usi e costumi popolari. Nelle sue opere idealizzava la realtà, ed i suoi personaggi erano concepiti come pastori intenti alle attività quotidiane. Egli è riuscito ad esprimere l'essenza dell'anima ischitana, con un modo pieno di colori ed allegria.
Francesco muove i primi passi nel campo della pittura sotto la guida del padre Luigi. Impadronendosi presto della tecnica, sulla tela egli esprime i suoi sentimenti repressi, le sue visioni, i suoi sogni. Dai quadri si legge un'altissima poesia che li mette alla pari delle migliori opere della pittura metafisica.
Nasce ad Ischia nel 1903. A venti anni faceva il falegname, nel 1929 partì per Siena; all'accademia s’iscrisse in plastica ornamentale e disegno. La plastica lo appassionò e decise di diventare scultore. Il Mascolo nelle sue opere raccontava la storia della gente. Nelle sue silografie si trova una geometria religiosa; una compostezza ieratica.
Nacque ad Ischia nel 1905, egli rientrò in quel filone di pittori istintivi di cui era stata ricca l’isola. Figlio di una famiglia numerosa che non poteva mandarlo a studiare, Funiciello ricordava con gratitudine il paesista Ricchizzi che scoperse il suo interesse e gli fu disinteressato maestro. Il Funiciello non usò più i pennelli da, quando a Berlino, dove ritorno nel dopoguerra, vide sul pavimento di una sartoria una ricchezza di colori negli avanzi di stoffa, lo prese il desiderio di utilizzare ciò che attendeva la ramazza, nacque l’intuizione di ciò che nella pittura isolana doveva essere novità assoluta: il collage. Compose i suoi quadri con ritagli di stoffa, riscuotendo un successo che gli assicurò una tranquilla agiatezza.
I suoi paesaggi e gli interni, dove l’accordo cromatico del mosaico di stoffa riecheggiavano i toni lieti della sua ultima maniera di pittore con i pennelli, composti con un rigore prospettico che gli costarono assai più che dipingere in modo tradizionale.
Michele nasce ad Avellino il 16.11.1939 e sin da giovanotto inizia a frequentare alcune botteghe d'arte della zona dirette da valenti maestri.
Inizia così ad apprendere i segreti della pittura secondo la vecchia scuola delle "Botteghe" che favorivano l'apprendistato del mestiere lontano da ogni condizionamento degli insegnamenti accademici. La libertà di esprimersi senza vincoli schematici porta Michele a trovare da subito una sua strada pittorica che gli permette di raggiungere in pochi anni una caratterizzazione e uno stile proprio.
Trasferitosi ad Ischia nel 1957 inizia subito, a contatto con una natura mediterranea che esalta la luce e i colori del paesaggio un'intensa attività creativa ed espositiva.
Ben presto Ischia diventa la sua terra prediletta e la sua musa ispiratrice.
L'azzurro del mare, la dolcezza della pittura ricca di cromatici effetti, le tenue sfumature fanno del Nostro un maestro insuperabile del paesaggio e soprattutto di quello marino.
È quello di Michele Cocchia "un dipingere sereno, un'indagine sulla verità quotidiana priva di complicati significati o di falsi discorsi culturali, una verità che nasce dall'osservazione attenta, precisa che gli permette di cogliere l'attimo o il raggio di sole che incide la forma del quadro…."
Michele Cocchia ha partecipato a numerose rassegne d'arte riscuotendo ovunque consensi e riconoscimenti.
Info
Indirizzo: Via Vittoria Colonna, 23Comune: 80077 - Ischia
Cell: +39 3485148759
e-mail:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web:www.michelecocchia.it
Info
Indirizzo: Castello Aragonese, 5Comune: 80077 - Ischia
Tel: +39 081983224
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Anche a Forio, come nel resto dell’isola e in molte altre aree del Meridione e d’Italia, racconti tradizionali testimoniano l’esistenza di credenze relative a figure magiche ed esseri fantastici. Tra i più ricorrenti il munaciello, la ianara ed il lupo mannaro.
Il munaciello, spirito domestico, ambiguo dispensatore di fortuna, poteva manifestarsi sia in sembianze umane sia sotto l’aspetto di un animale, come un coniglio bianco o una capretta.
La ianara era una strega cui si attribuivano malefici e poteri soprannaturali innati, tra cui quello di provocare l’a’ ndressia, ossia contrasti tra coppie o tra genitori e figli, e di far crescere u scartiello, la gobba. Secondo i racconti popolari la ianara, donna pressoché normale di giorno, durante la notte diventava pericolosa, si infiltrava e si nascondeva nella casa della persona da danneggiare aspettando che si addormentasse per posarsi sul suo ventre fino a farle mancare il respiro.
Il lupo mannaro, figura mitica tipica di società contadine e pastorali, era ricorrente protagonista di racconti di paura in famiglia o tra amici. Era un uomo che nelle notti di luna piena si ricopriva di peli e vagava per le campagne fino all’alba ululando come un lupo. Secondo alcune versioni della leggenda, si tratta di una malattia, una sorta di asma; in questo caso, rispetto alla ianara, cui il lupo mannaro era accomunato dalla nascita nella notte di Natale, era una figura innocua in quanto essa stessa malata anziché portatrice di malattia. Altre versioni invece lo descrivono capace di sbranare altri esseri umani.
Un rito immancabile e tuttora in uso era la veglia del defunto. Avvenuto il decesso, i parenti del defunto preparavano la stanza per la veglia. Il morto veniva disteso sul suo letto vestito con l’abito da sposo, agli angoli del letto venivano posti quattro candelabri, lungo le pareti erano disposte delle sedie per i visitatori. Sulla parete, dal lato della testa del defunto, veniva steso un lenzuolo bianco, al centro del quale era posta una croce fatta con un panno nero.
Nel mese dei morti, novembre, bussava alle porte delle case un uomo incurvato ed emaciato dal volto pallido e dagli occhi arrossati, con una bisaccia sulla spalla. Era lo spiritiello che doveva “rinfrescare” le anime dei morti. Dopo aver recitato preghiere e lunghi canti spaventosi di anime doloranti, raccoglieva nella sua sacca le offerte della famiglia (fave, pane, fichi secchi) e continuava il suo giro.
Quando i medici con le cure “ufficiali” non riuscivano a guarire il malato, si ricorreva a cure e a figure alternative.
La cura con le sanguisughe era affidata ad una donna, chiamata mammena (levatrice) perché assisteva anche le donne durante il parto. Le sanguisughe erano chiuse in barattolo di vetro e applicate dietro le orecchie.
In caso di mancata guarigione il rimedio estremo cui si faceva ricorso era la rassa. I parenti del malato bussavano alle case per chiedere un segno di interesse e solidarietà: raccoglievano lardo, gocce di olio, semi di grano, qualche pietra di sale, verdura, legumi. Questi doni venivano bolliti e versati in un bagno caldo in cui veniva immerso l’ammalato.
Malattia
Morte
Figure magiche
Molti antichi mestieri isolani e quindi anche foriani gravitavano intorno all’attività vitivinicola che negli anni preturistici impegnava la maggior parte della popolazione. Si trattava di attività specializzate, svolte da “mastri” o da ambulanti, di una vera e propria cultura fatta di attrezzi, di gesti precisi e sapienti, come nel caso dei bottai, dei parracinari, dei canestrai, persino di rituali, come dimostra l’esempio dei nevaioli.
L'arte dell'intreccio
Lavori di bottega
Mestieri ambulanti e stagionali
L'arte dell'intreccio ha origini antiche e con il passare degli anni diventa sempre più patrimonio di pochi, per la mancanza di interesse delle nuove generazioni.
Nell’isola d’Ischia, prima della lavorazione, i materiali vegetali, utilizzati per l’intreccio, sono sottoposti a vari trattamenti, che, a seconda del materiale, prevedono la defoliazione, la decorticazione, che serve a dare un colore diverso o anche il taglio in strisce sottili.
Una volta compiuto questo lavoro preliminare, il materiale è trattato con vapore di zolfo, che lo libera da eventuali parassiti e li sbianca.
L’artigiano lavora con pazienza il materiale creando cappelli, ventagli, cestini, rivestimenti per damigiane, bottiglie, canestri, noti in dialetto foriano come canisto, ed ancora la nassa ed il maruffo. La nassa, fino agli anni Sessanta serviva a catturare i pesci e il maruffo a mantenerli in vita per venderli in un secondo momento. I materiali utilizzati per la costruzione di questi due attrezzi da pesca erano la canna, il giunco, il lentisco, l’erica e la tamerice.
Per la domenica delle Palme, che precede la festività pasquale, si intrecciano tenere foglie di palma, che vengono scambiate in segno di pace.
Oltre agli artigiani che lavoravano all’interno delle loro botteghe, esistevano altre figure di ambulanti, che animavano le strade foriane ed isolane offrendo prodotti o servizi. Si trattava per lo più di figure maschili, raramente erano donne.
Un’eccezione era la capèra, che andava di casa in casa per pettinare le donne anziane. Altro mestiere ambulante legato ai capelli era quello del capellaro femmine che si aggirava per le case del paese con un sacco a tracolla annunciando la sua presenza al grido di “Chi vò o capellaro femmine?”: l’uomo comprava capelli delle donne foriane che li tagliavano appositamente o raccoglievano pazientemente quelli perduti in cambio di pochi spiccioli necessari per acquistare vestiti o altro.
Data la povertà diffusa, molto importanti erano i “conciatori”, in grado di aggiustare vari oggetti che molti non potevano permettersi di riacquistare.
Tra questi, il conciapiatti o conciatiane che spesso era anche conciaombrelli. Le donne si rivolgevano a lui soprattutto per riparare i piatti di creta rotti. Il conciapiatti rimetteva insieme i cocci cucendoli con ferro filato che faceva passare attraverso fori praticati in punti precisi con il trapano; stringeva le due estremità del ferro con la tenaglia e copriva infine i fori con creta applicata con le dita in modo da nascondere ogni segno di sutura.
L’arrotino girava con il suo carretto, si fermava nelle piazze ed attirava l’attenzione degli abitanti al grido “È arrivato l’arrotino” e azionando il suo trabiccolo. Ben presto intorno all’arrotino si creava una folla di semplici curiosi o di persone che portavano coltelli o forbici da affilare.
I venditori ambulanti spesso giravano per il paese solo una volta all’anno, come il venditore di paglia, che portava il suo carretto tirato da un mulo per vendere la paglia per il saccone, ossia foglie di granoturco con cui si riempivano i sacconi dei letti, i materassi di una volta, detti in dialetto locale ‘e sbreglie.
L’uomo che vendeva la reppola di mare arrivava in primavera: in una cesta di vimini tenuta sotto il braccio, detta spasella, portava un’alga di mare simile alle foglie di lattuga, utilizzata per le sue proprietà curative.
I canestrai, intrecciando materiali vegetali, realizzavano diversi oggetti, tra i quali il tipico canestro, detto anche canisto, rivestimenti per bottiglie e damigiane, cofani e cufanelle, cesti che le donne portavano in equilibrio sulla testa pieni di verdure o ortaggi, utilizzati anche per il trasporto e la vendita della neve. Ancora oggi sull’isola vengono costruiti cesti con tecniche antiche tramandate di generazione in generazione.
Ogni cesto ha una funzione specifica: la nassella, in dialetto locale ‘u nassiell, è una sorta di vassoio a forma di goccia costruito con rami di castagno e di ginestra intrecciati e rami di salice per mantenere il bordo, utilizzato per far seccare al sole i fichi o i pomodori; un altro esempio è il cufaniello ‘e ll’acene, fatto di rami di mirto e di olivo, che serve come filtro durante la vinificazione.
Un mestiere stagionale e ambulante era quello dei nevaioli o nevaiuoli, esistenti fino ai primi decenni del secolo scorso. Erano lavoratori addetti alla raccolta ed alla vendita della neve caduta durante l’inverno nei boschi della Falanga ai piedi del monte Epomeo. In caso di abbondante nevicata, il banditore suonava la tofa, una grossa conchiglia, per convocare i nevaioli che si radunavano al centro della frazione di Fontana (i Fontanesi erano infatti veri e propri maestri in questo mestiere) con indosso il costume tradizionale: calzoni a brache di velluto verde bottiglia, calze lunghe di bambagia, scarpe pesanti, giustacuore di panno color marrone, berretto di lana. Muniti di pale, cofani e bastoni, si recavano quindi nel bosco, dove, dopo aver acceso un falò con la legna raccolta nei rifugi scavati in massi di tufo, raccoglievano la neve e la grandine, le ammassavano e le pigiavano con bastoni all’interno di fosse scavate nel terreno; infine ricoprivano le buche con foglie secche di castagni, rami secchi e terra.
Terminato il lavoro, i nevaioli si raccoglievano intorno al falò per consumare il pasto a base di zuppa di fave bollite, salame, pane e vinello.
Ancora oggi, percorrendo il bosco della Falanga, si possono notare le fosse della neve, dette anche “neviere”, e i ricoveri temporanei scavati nei massi di tufo verde funzionali alle attività semirurali stagionali, quali appunto la raccolta della neve o il taglio della legna utilizzata per sostenere le spalliere delle viti. Nelle cavità la neve si conservava fino all’arrivo dell’estate, quando era venduta in cambio di pochi centesimi per fare gelati o per rinfrescare le bevande, in particolare il vino. Anche il prelievo e la vendita della neve durante i mesi estivi rispettavano un vero e proprio rituale: i nevaioli, che spesso erano ciucciari, prelevavano la neve dalle fosse e la portavano a dorso dei muli più veloci avvolta in panni dentro cofani di giunco foderati e coperti con foglie di castagno; giunti nei centri abitati dei diversi casali dell’isola, percorrevano le strade gridando «a neve, ‘neve, ‘u nevaiuolo».
La neve raccolta sull’Epomeo, insieme a vino, carne e pane, fu offerta dagli isolani al re Ferdinando IV in occasione della sua prima visita all’isola nel luglio del 1783. Alcune delibere conservate nell’Archivio del Comune di Forio risalenti agli ultimi decenni dell’Ottocento documentano l’esistenza di un dazio per la vendita della neve, un’entrata che non era però sempre garantita, in quanto non tutti gli inverni si verificavano nevicate sull’Epomeo.
Lungo le strade di paese si aprivano diverse botteghe, spesso anguste e affollate di oggetti e attrezzi, dove gli artigiani trascorrevano le giornate intenti al loro lavoro.
Tra i lavoratori di bottega più diffusi, oltre al mastro bottaio, di cui si tratta nella sezione dedicata alla viticoltura, figuravano il mastro calzolaio, l’orologiaio e lo stagnaro.
Lo stagnaro, o stagnino, era un artigiano tuttofare, al quale si portavano gli attrezzi più disparati, dalla pompa per irrorare il solfato di rame alla zappa alla padella; costruiva anche i tubi delle case e all’occasione era anche vetraio.
Una figura originale era quella del confezionatore di pacchi. La sua bottega era piena di fogli di carta, cartoni e spaghi. Vi si rivolgevano, tra l’altro, le persone che volevano spedire un pacco ai parenti emigrati in America. Bisognava innanzitutto scegliere il contenitore adatto per evitare di pagare troppo: il contenuto era incartato con un foglio e legato con spaghi, il pacco era chiuso lungo i bordi con colla ottenuta mescolando farina e acqua bollente.
I giochi popolari dei bambini e dei ragazzi foriani, come di quelli dell’intera isola, erano fatti con materiali poveri facili da procurasi, spesso legati alla stagione o improvvisati. Solo i più grandi potevano permettersi di giocare con i soldi. I luoghi di ritrovo preferiti erano spazi aperti, come le piazze di quartiere e i campi.
Alcuni giochi non sono tipici dell’isola, se non nella denominazione vernacolare: il girotondo; lo strummolo (la trottola); ‘u tirapreta (la fionda) costruita con un ramo di quercia e materiali riciclati (la camera d’aria di bicicletta per le molle e la tomaia di una vecchia scarpa per la guaina di cuoio); ‘u chirchio pè vucià (il cerchio per girare), per lo più di legno riciclato dai tini usati per la raccolta dell’uva, solo in rari casi di ferro; il gioco della campana, praticato prevalentemente dalle ragazze; mazza e pinzo, una sorta di baseball giocato con una mazza ricavata da un ramo di quercia o di sorbo e con il pinzo, un pezzo di legno più corto, levigato e appuntito che, poggiato a terra e colpito sulla punta, si sollevava e veniva percosso con la mazza in modo da essere lanciato il più lontano possibile; ‘a rucilià (rotolarsi), una gara di velocità nel rotolarsi dall’alto di un mucchietto di terreno; ‘a carruzzella, una sorta di carretto di legno con ruote.
In altri giochi rientravano oggetti di uso quotidiano, reperiti facilmente in casa, all’aperto o messi a disposizione dalla natura a seconda della stagione. Con i noccioli delle nespole, ad esempio, i ragazzi costruivano dei castelli, uno accanto all’altro; con un nocciolo si gareggiava a colpire e distruggere il maggior numero di castelli. Le ragazze invece giocavano alla fontanella, ossia lanciavano gli ossi di nespola cercando di farli cadere nella fontanella.
Tra i giochi praticati in interni figurano quelli fatti con le nocciole, dette nocelle, legati al periodo natalizio: alla fine del pranzo di Natale le nocciole venivano date ai bambini che le raccoglievano in sacchetti di stoffa. I ragazzi giocavano al gioco dei castelli, le ragazze al gioco della fontanella o al dito per dentro. In quest’ultimo gioco le nocciole venivano lanciate su un tavolo o sul pavimento, ogni partecipante a turno doveva far passare un dito nello spazio vuoto tra due nocciole cercando di non toccarle e poi dava un colpetto alla nocciola in modo da toccare l’altra; se riusciva a toccare solo quella nocciola, ne vinceva una. Sempre le nocciole erano materia prima di un altro gioco, consistente nel lanciarne una per abbattere le altre allineate. Nel mese di maggio le nocciole erano sostituite dalle cartucce vuote raccolte nei boschi: i bossoli venivano allineati e si tentava di abbatterli con il lancio di due cartucce inserite l’una nell’altra.
Nella piazza di Panza un passatempo diffuso tra i giovani era il gioco dei cavalieri, in cui i ruoli erano due, quello del cavallo e quello del cavaliere: i ragazzi sorteggiati come cavalli si ponevano con la faccia contro il muro, un cavaliere gli cingeva la vita con le mani e gli altri montavano sul cavallo prendendo la rincorsa, ammucchiandosi fino a sei insieme. Sempre nella piazza di Panza, lastricata con basalti di trachite del Vesuvio, si giocava alla marma: si gettava una moneta in aria, vinceva il giocatore che faceva cadere la moneta più vicino al centro della lastra (la marma). Se mancavano le monete si usavano i bottoni.
Le monete rientravano in altri due giochi, riservati ai ragazzi più grandi: il lancio della palla di ferro e l’azzeccamuro. Nel lancio della palla di ferro ogni giocatore conficcava un soldo per metà nel terreno e a turno lanciava una palla di ferro tentando di sterrare quanti più soldi possibile. L’azzeccamuro si svolgeva in luoghi soleggiati e riparati dal vento: ogni partecipante lanciava una moneta in modo da farla avvicinare il più possibile al muro. Il vincitore raccoglieva tutte le monete lanciate. Il muro poteva essere sostituito da una linea segnata sul terreno: quando un giocatore riusciva a far cadere la moneta al centro della linea si diceva che aveva “spaccato il segno”, se invece il soldo usciva dalla linea il giocatore era uscito fuori allo “schero”.
Una variante dell’azzeccamuro era ‘a barracca. Sulla base delle monete cadute più vicino al muro o non al di là della linea si stabiliva una graduatoria: il primo prendeva in mano tutte le monete e, dopo averle manipolate, le lanciava in aria. Vinceva le monete che cadevano con la testa sul lato esposto, mentre le altre erano rilanciate dal giocatore successivo in graduatoria fino al loro esaurimento. Il nome del gioco deriva dalla parola “’a barracca” che poteva essere pronunciata da un partecipante per invalidare il gioco in caso di sospetto imbroglio prima che le monete lanciate cadessero a terra.
Durante l’inverno nelle piazze, per sentire meno il freddo, si giocava allo schiaffo: uno dei partecipanti doveva parare gli schiaffi ricevuti dagli altri sul palmo della mano aperta sotto l’ascella, cercando di mantenere l’equilibrio.
Un gioco ancora più dinamico era l’azzancaferro o azzangafierro: si sorteggiava un partecipante con il compito di riprendere gli altri che si disperdevano e cercavano di sfuggire alla presa non facendosi toccare, toccando un cancello o un oggetto in ferro (in dialetto “azzancando il ferro”); se l’oggetto era di legno il gioco prendeva il nome di azzangalegname.
Un divertimento “alimentare” consisteva nel racioppare, ossia nel girare per i vigneti dalla fine di ottobre a Natale alla ricerca di grappoli lasciati sulle viti sfuggiti alla vendemmia o di uva cosiddetta “tempestina”, maturata in ritardo.
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“A mascarataâ€, “A 'Ndrezzata†“A vattute e ll’astreche†costituivano le principali danze popolari legati a momenti della vita della comunità ischitana oggi divenuta danza folkloristica grazie alla nascita di gruppi specializzati.
Le origini delle danza “A mascherata†sono tutt’oggi poco chiare: secondo alcune fonti ha origini greche, secondo altre spagnole in quanto in una località spagnola questa danza si ballava il giorno di Pasquetta o in occasione della festa di San Giovanni, stesso Santo patrono di Buonopane.
Tuttavia, ci sono diverse ipotesi riguardanti la genesi del ballo. Secondo una di queste, che rappresenta un connubio tra mito e leggenda, la danza affonda le proprie radici in una faida tra gli abitanti di Buonopane e Barano risalente al 1500. Tutto ciò è documentato da un manoscritto rinvenuto nella sacrestia della chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane, in cui si racconta della venuta del Vescovo per placare una lite tra gli abitanti di Buonopane e quelli di Barano causata dalla contesa di una ragazza tra due abitanti appartenenti ai rispettivi paesi.

A Vattute e ll’astreche
Danza popolare che rivive la creazione dei tetti a cupola. A vattute e ll'astreche - ballo tipico ischitanoNell’isola d’Ischia, come in gran parte del bacino mediterraneo, si usava costruire fino agli anni ’50 i tetti delle case a botte o a forma di piccole cupole emisferiche, dette a carusiello, attinte dalla cultura architettonica greco – araba. La costruzione avveniva secondo canoni ben definiti; la sagoma veniva preparata con intelaiatura di pali di castagno su cui venivano poggiati i “penicilli”( fasci di viti secche), la si ricopriva di manto di creta (argilla o altro materiale lavico) su cui venivano appoggiate le pietre pomice (anch’esse pietre vulcaniche leggere ma forti e compatte). Terminata questa fase, il proprietario della casa issava di buon ora una bandiera, era il segnale con cui si chiamavano a raccolta parenti, amici, vicini, compagni, …insomma quasi tutto il paese era coinvolto e felice di dare il proprio contributo alla realizzazione finale della nuova casa. Tutti quelli che partecipavano portavano con loro un puntone, palo di pioppo con una parte più larga, tale attrezzo serviva per comprimere il lapillo bagnato da calce bianca viva, fino a renderlo impermeabile. Tale immane fatica durava per tre giorni, giorno e notte ininterrottamente. I puntunari per alleviare queste immani fatiche cantavano, raccontavano aneddoti, filastrocche,… di solito chi sapeva suonare qualche strumento accorreva. Le case ormai si costruiscono in cemento armato, tutta un’altra storia tra abusivismo e devastazione della nostra terra, per fortuna questa tradizione viene fatta rivivere con questa danza popolare e per noi che la danziamo sembra quasi che costruiamo una casa, vista la foga e passione che mettiamo in questo ballo. Le sequenze del ballo sono queste: si inizia con un canto propiziatorio: Jesc sole, si passa al canto saluta allu padrone, per giungere al pettegolezzo principe del nostro paese Nu sacce che succise a Murupane . Il capo mastro, per non far perdere il ritmo ripete di tanto in tanto: una, due e tre;se qualcuno perdeva il ritmo, visto che tutti avevano gli stessi nomi, il capo mastro li chiamava per soprannome e questi si accodavano al ritmo degli altri; se il bere e il magiare tardavano ad arrivare si era soliti ricordare la sciaguratezza con un canto:tutti li miezziurn son sunat . Poi qualche filastrocca per farsi un nuovo brindisi, stavolta si citavano le verdure e gli ortaggi. A seguire l’inno dei puntunari Sartulella per finire con la Tarantella lu Ceras. Una volta completato il tetto si usava buttare del grano di tanto in tanto per evitare la comparsa di piccole fessure. Nel frattempo, le donne, anch’esse accorse numerose, si dilettavano in cucina a preparare piatti prelibati ed amati da tutti. I puntunari dopo tre giorni erano felici, perché finalmente avrebbero mangiato bene ed abbondante, tutti accorrevano per questa mangiata finale, nessuno aveva compensi economici per questo lavoro. I piatti, tanto richiesti e desiderati, erano il coniglio da fosso cotto alla cacciatore e le zeppole. Il coniglio, catturato nel fosso con la “chienga” era ammazzato e lasciato al vento per una notte, l’indomani era tagliato e fatto rosolare dentro la sugna con teste di aglio intere, una volta raggiunto il colore roseo si metteva il vino bianco e si aggiungevano le interiori avvolte intorno al prezzemolo, il peperoncino e altre spezie, appena stava per consumarsi il vino bianco si aggiungevano i pomodorini a prunnella o a punta e il basilico. Il coniglio era cotto in cocci di creta e su legna. Il sugo che veniva ricavato serviva per condire i bucatini o i ziti. Le zeppole, farina lievitata naturalmente per ore dopo l’impasto, una volta cresciute venivano cotte in olio bollente ed assumevano le forme più disparate, una volta cotte si buttava su un velo di zucchero. Gli uomini commentavano i piatti ed esprimevano i loro giudizi sul cibo, il tutto innaffiato con vino di produzione propria (del proprietario della casa) a base di uve di biancolella, zi bacco e forastera il vino bianco, mentre il rosso era fatto con le uve piede rosso, guarnaccia, cammamele,… Finita la grande abbuffata si iniziava a ballare (tammurriate e tarantelle) e cantare per un’intera giornata con una sfilata di ceste o barchette piene di zeppole. Il popolo era felice perché un altro concittadino era riuscito a costruirsi un tetto e quindi il nido dove far prosperare la propria famiglia. Il nostro intendo è acquistare una casa a carusiello e adibirla a museo della civiltà agreste per questo chiediamo a voi tutti di aiutarci a realizzare questo sogno che ci consenta di tutelare un patrimonio che piano piano sta scomparendo. Ballo della scuola del Folklore.
La 'Ndrezzata
Il ballo tipico dell'isola d' Ischia. 'Ndrezzata del 1948Le teorie riguardanti le origini di questa danza e la sua importazione sull'isola sono numerose. C''è chi dice, ad esempio, che è di origine greca, chi invece ne intravede le radici in Spagna. E' noto che danze simili si ballano in Egitto, Sudan, Polonia e in diverse località Italiane: Sorrento, Arezzo, Sicilia.Le fonti storiche disponibili sono due: un testo custodito nella Biblioteca Antoniana di Ischia dove è
citata un'ode del 1600 di Filippo Sgruttendio, in voga nel beneventano: "a Cecca - invito a vedere la Ntrezzata"; un manoscritto, rinvenuto nella sagrestia della chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane, in cui si racconta dell'intervento del Vescovo al fine di dirimere una controversia (che causò anche dei morti) tra gli abitanti della contrada di Buonopane e quelli di Barano. Si racconta che due uomini, Rocc'none di Barano e Giovannone di Buonopane, corteggiavano la stessa donna. Rocc'none era un marinaio e in uno dei suoi viaggi aveva acquistato una fusciacca (o uno scialle, ci sono dei dubbi in merito) per farne dono alla donna amata. Nessun altro possedeva quella fusciacca, così quando l'innamorato tradito vide Giovannone indossarla, lo sfidò a risolvere la faccenda tra uomini presso il ponte che divide i due paesi. Intorno al 1930 fu realizzato il primo costume, inspirato al passato della gente comune, per lo più pescatori. I tessuti erano poveri e per risparmiare la stoffa le maniche delle camicie vennero cucite al panciotto di tela, assicurato da una doppia fila di bottoni; i pantaloni arrivavano sotto le ginocchia, con stringhe allacciate all'estremità e per finire venivano calzati sandali di cuoio. Alla fine degli anni 50 Ischia è soggetta ad una forte attenzione da parte di molti turisti. Tra di essi le famiglie Rizzoli e Malcovati particolarmente interessati al folclore locale. Riconoscendo nella 'Ndrezzata un valore culturale e un valido intrattenimento, propongono un sodalizio tra le diverse interpretazioni isolane. Dalla Trallera di Fontana importano la sfilata o serenata; dalla Ndrezzata di Campagnano la predica; dalla Intrecciata di Forio i costumi da pescatore; dalla Mascarata di Buonopane la coreografia del ballo. Al costume, che si ispira al tricolore italiano, vengono aggiunti il colletto e la pallina al cappello, sono cuciti in velluto (verde e rosso) e le scarpe in cuoio sono della foggia da cortigiano. Da tradizione folcloristica la 'Ndrezzata diventa spettacolo con la scuola del Folklore.
'Ndrezzata Gruppo Folk
Gruppo ufficiale della danza folkloristica ischiatana composta da 8 danzatori ('ntrezzaturi), quattro suonatori, due fiati (clarini) e due tammorre.
Info
Via San G. Battista, 15Tel: 081 905164
Linee bus: >> CS, CD, 5
Ogni anno, con cadenza regolare, Ischia rinnova le sue antiche tradizioni e feste popolari. Feste cattoliche e ricorrenze contadine e marinare, si alternano, dal freddo inverno alla calda estate. Le antiche tradizioni cattoliche hanno modificato il volto dell’isola d’Ischia, donando al suo patrimonio artistico culturale oltre settanta chiese con santi, venerati ormai da millenni dalle contrade ischitane. Sant’Anna, San Vito, San Giovan Giuseppe, Santa Restituta, sono solo alcuni dei Santi a cui le contrade, ed in particolari occasioni l’intera isola, dedicano festeggiamenti che durano in media dai tre ai cinque giorni.
Particolarmente suggestivi sono i rituali religiosi, gli addobbi delle chiese e delle strade, l’aria di festa e la particolare allegria che viene espressa da tutti i partecipanti, quasi a voler richiamare il valore antico che veniva dato a quei giorni di festa e non la sola rappresentazione rituale dell’evento. I fuochi pirotecnici sono un vero e proprio spettacolo per gli amanti del genere, vere e proprie gare si ripetono ogni anno per l’aggiudicazione del titolo di festa con i più bei fuochi dell’anno, riesumando parte della rivalità che è sempre esistita tra i vari comuni e contrade di paese. Le antiche tradizioni dell’isola d’Ischia sono fortemente rappresentate anche nelle principali festività dell’anno, la Santa Pasqua ed il Santo Natale. Molte sono le manifestazioni di carattere storico culturale e religioso rappresentate nei sei comuni dell’isola d’Ischia, come “Il mercato del Pesce alla Vigilia di Natale”, “La Corsa dell’Angelo” e “La Via Crucis” a Pasqua.

Sant'Anna
Città di Ischia il 26/07
La festa di Sant’Anna risale ad una tradizione del secolo scorso. Il 26 di Luglio, d’ogni anno, le donne gravide andavano in processione a venerare l’effige della Madre della Madonna che si trovava in una cappella nella baia di Cartaromana. Esse erano accompagnate da un corteo composto dalle barche dei pescatori, che per l’occasione addobbavano lo scafo con frasche e ghirlande di fiori.
Intorno agli anni 30 un gruppo d’amici venne in mente di istituire un premio per la barca più bella. Successivamente a questo gruppo d’amici si unisce un falegname e artigiano che sostituisce ai gozzi delle zattere con forme ed ornamenti sorprendenti. Così iniziò la festosa processione a mare con carri allegorici acquatici. Da allora la festa a mare degli scogli di Sant’Anna ha un fascino tutto suo, è una manifestazione che non ha eguali al mondo, perché si avvale di uno scenario che da solo varrebbe la pena di vivere sempre. Il numero è esorbitante degli spettatori che si assiepano sulla scogliera e sulle barche nella splendida baia. Essi vogliono essere testimoni che la festa mantiene intatto il suo fascino nel tempo, l’atmosfera che si crea con l’incendio del castello e la spettacolarità dei fuochi d’artificio.


San Giovan Giuseppe della Croce
Città di Ischia dal 04/09 al 08/09
San Giovan Giuseppe nacque ad Ischia il 15 Agosto del 1654 con il nome di Carlo Gaetano Calosirto. A soli 16 anni fu accolto dai francescani nel convento di S. Lucia al Monte di Napoli, dove il 24 giugno 1671 emise la professione solenne e il 18 settembre 1677 fu ordinato sacerdote. Terminato il triennio, chiese di essere privato della voce attiva e passiva, e di dedicarsi esclusivamente alla preghiera e all’apostolato, nel 1688 fece ritorno ad Ischia per assistere la mamma morente e successivamente per la sua malferma salute. Mori a Napoli il 5 marzo del 1734 nel convento di S. Lucia al Monte. Il 4 ottobre 1779 nella chiesa francescana di S. Maria d’Aracoeli in Roma, il papa Pio VI proclamò l’eroicità delle virtù di Fra Giovan Giuseppe della Croce. Lo stesso papa lo proclamò Beato nella Basilica di S. Pietro in Vaticano il 24 maggio 1789. Il 26 maggio 1839 il papa Gregorio XVI canonizzò questo santo figlio d’Ischia, gloria della Chiesa, onore e vanto dell’Ordine Francescano.
Nel calendario ecclesiastico il Santo è onorato il 5 Marzo, mentre i festeggiamenti nelle strade cittadine d’Ischia Ponte, sono svolti la prima domenica di settembre per la durata di quattro giorni. In questi giorni di festa, la chiesa è addobbata e si celebrano messe in continuazione; la reliquia del santo è portata in processione per le strade cittadine e per mare dove l’imbarcazione con la reliquia è seguita da quelle dei pescatori. I festeggiamenti si concludono con uno spettacolo di fuochi pirotecnici.


Sant'Alessandro
Città di Ischia il 26/08
La sfilata storica di Sant’Alessandro, nata per iniziativa di un gruppo di cittadini residenti nel borgo di Sant’Alessandro, è una rappresentazione in ricchissimi costumi d’epoca di tutta la storia dell’Isola, dalla dominazione greca, fino all’unità d’Italia, passando attraverso le influenze di stile impresse da vari conquistatori anche stranieri che l’hanno abitata. Si diparte, al tramonto, dal grandioso portale del Castello Aragonese, accompagnata dagli sbandieratori di qualche contrada invitati per l’occasione e, percorrendo la strada principale che attraversa il centro cittadino, raggiunge il Porto quindi il Quartiere di Sant’Alessandro dove si celebra la Messa nella Chiesetta dedicata. Al termine della messa nel piccolo borgo si organizza una festa con musica e vengono offerte bevande e bruschette.

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- Circolo Georges Sadoul
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- Associazione Culturale Moveo
- Associazione Culturale Galadriel
- Pro Casamicciola Terme
- Scuola del Folklore
- Ndrezzata Gruppo Folk
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