L’Olivo di Mario

mario dambra

Marina ha venticinque anni e due splendidi occhi azzurri. E’ la seconda figlia di Andrea D’Ambra che ha 57 anni e di sua moglie Diana che di anni ne ha 50. L’altra figlia di Andrea è Sara che di anni ne ha 26. Marina mi riceve in un bellissimo giorno di fine agosto che pare già settembre nell’accogliente sala di ingresso per i visitatori dello stabilimento della D’Ambra Vini d’Ischia, la più antica casa vinicola dell’isola d’Ischia, situato in località Calitto nella frazione Panza del Comune di Forio.

Lo stabilimento D’Ambra ha una superficie coperta di 5mila mq. con le più moderne tecnologie. Fu costruito 40 anni fa e rappresenta il vecchio ed il nuovo di questa azienda vinicola nata nel 1888, 125 anni fa, per iniziativa di Francesco D’Ambra detto “Don Ciccio” che con le “vinacciere”, la barche a vela adatte a trasportare i barili di vini, portava il vino d’Ischia sul Continente.
Marina e la sorella Sara sono le rappresentanti della quarta generazione dei D’Ambra. Oggi Marina si occupa della gestione economica e finanziaria mentre Sara, laureata in enologia, si occupa della distribuzione in Italia ed all’estero.
Nell’ingresso c’è la saletta per l’esposizione dei vini prodotti dalla casa con alla cassa Olimpia Matarese che lavora con i D’Ambra da 35 anni e prima di lei lavorava il padre e la madre e dopo la sala di degustazione dove, nell’apposito bicchiere preso dalla “cristalliera”, si può assaggiare il “Biancolella”, il “Forastera”, il “Pere ‘e palummo”, l’“Ischia Bianco” e l’“Ischia Rosso”. Questa saletta è una biblioteca ed una emeroteca con libri, ritagli di giornali, fotografie, disegni, lettere, testimonianze, del lungo percorso di vita della casa vinicola che ebbe la sua espansione nella seconda metà del ‘900 per merito dei tre figli di Don Ciccio, Mario, Michele e Salvatore. I tre fratelli si assegnarono ciascuno un ruolo: Michele, addetto all’acquisto delle uve ed ai rapporti con i contadini, Salvatore, il laureato in scienze agrarie che si occupava della confezione del vino e Mario, il capofamiglia ma anche il più intraprendente addetto alle vendite ed alle pubbliche relazioni.
E’ Mario (1916-1988) il grande protagonista di questa saga familiare, fatta di luci e ombre come ogni storia vivente, che è raccontata con dovizia di particolari da Manuela Piancastelli, una giornalista amante del vino al punto di lasciare il suo lavoro di redattrice de “Il Mattino”, il più importante quotidiano di Napoli, per amore del suo uomo e del suo sogno di costruire una vigna in provincia di Caserta.
Il libro di Manuela Piancastelli su Mario D’Ambra della Veronelli Editore per la serie “Vite dei protagonisti delle culture materiali” del 2002 è fondamentale per capire la nascita, l’evoluzione, la crisi, la ripresa, di questa azienda vinicola che quest’anno compie 125 anni. Ma è anche fondamentale per capire la grande importanza che ha rivestito per l’isola d’Ischia la produzione vinicola che fino alla metà del secolo scorso costituiva la principale risorsa economica delle popolazioni locali.
Da un’azienda artigianale costituita da Don Ciccio che portava il vino sfuso di Ischia a Napoli, nel Lazio, a Marsiglia, in Corsica e perfino in Dalmazia, con Mario, Michele e Salvatore si passa ad una azienda industriale con il vino in bottiglia che nel 1956 ottiene il DOC per l’ottima qualità raggiunta,  l’“Ischia Bianco” e l’“Ischia Rosso”, ed ancora il “Biancolella” ed il “Forastera” ed ha la propria sede in un antico palazzo proprio sul porto di Ischia.
Poi negli anni ‘70 l’ulteriore espansione con la costruzione del grande stabilimento di Panza e l’ingresso in società della multinazionale svizzera Winefood, voluto da Mario, fino a perdere il controllo della società ed il rischio di chiusura. La lotta epica di Don Mario per riacquistare il controllo della società, la sua vittoria di Davide contro Golia ed infine l’azienda ricostruita e rilanciata interamente nelle mani di Andrea, il figlio di Michele, l’erede di Don Mario che non ha figli.
E’ Andrea che rilancia l’azienda e lo fa non solo con passione ma soprattutto con competenza. E’ un grande enologo ed uno studioso della viticoltura non solo di Ischia ma di tutte le isole minori italiane, quella che lui chiama la “viticoltura eroica” sulla scia dell’insegnamento del grande enologo Luigi Veronelli che dei D’Ambra fu amico e sostenitore. Andrea D’Ambra ha scritto la “Storia del Vino d’Ischia” (Imagaenaria Edizioni – 2006) dai Greci dell’ottavo secolo a.C. fino a suo padre Salvatore del XX secolo che fu il grande protagonista della confezione del buon vino.
Oggi la D’Ambra Vini d’Ischia produce ogni anno 500.000 mila bottiglie di vino ed esporta anche in Germania e Francia, Giappone, Stati Uniti d’America ed Australia. Dà lavoro a 12 dipendenti con il direttore commerciale Giuseppe Mattera.
“Nel mese d’agosto un gruppo di operatori economici giapponesi ha visitato il nostro stabilimento con la cantina, la sala degli ospiti, il museo del contadino e la tenuta dei Frasitelli a 600 metri sul livello del mare dove produciamo il nostro miglior vino, il “Biancolella-Tenuta Frasitelli”, e sono rimasti entusiasti del nostro lavoro e della storia della famiglia” mi dice Marina che aggiunge che la strategia aziendale è quella di consolidare il mercato locale e nazionale e di espandersi costantemente all’estero.
“Il nostro vino si può trovare a New York da “Babbo” di Joe Bastanich e nelle maggiori capitali d’Europa dove abbiamo rappresentanti” spiega Marina.
La crescita della D’Ambra Vini d’Ischia interamente nelle mani della famiglia, il non abbandono dei campi, la valorizzazione dell’economia agricola  indispensabile per la valorizzazione dei molteplici  segmenti del turismo da quello termale a quello culturale, il gusto per l’impresa difficile, furono gli obiettivi di vita di Mario D’Ambra, il “patriarca” ed uno dei protagonisti del lancio turistico di Ischia.
Morì il 16 settembre, il mese fatale per ogni grande avvenimento dell’azienda, del 1988 a 76 anni improvvisamente come aveva sognato che sarebbe accaduto nel corso di un suo ritiro nell’isoletta di Santo Stefano, vicino Ventotene, a 18 miglia da Ischia, posta proprio di fronte allo stabilimento, dove aveva in fitto una casa agricola senza luce elettrica e senza telefono. Come il suo grande amico Luigi Veronelli aveva amato la terra: “la terra, la terra, la terra, la terra… all’infinito la terra, il mio lavoro consiste nel camminare e nel raccontarne la qualità, la terra è l’anima”.
Andrea e gli altri nipoti Corrado e Riccardo, questi ultimi hanno lasciato l’azienda, pensarono di ricordarlo piantando un albero di olivo proprio nel cortile di ingresso allo stabilimento.
L’ olivo è un albero originario dell’Asia Minore coltivato da tempi antichissimi in tutto il bacino mediterraneo. E’ un simbolo di tenacia e di pace.
A Don Mario sarebbe piaciuto essere ricordato così.

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