Alla ricerca della Cava Bubù

Può sembrare un posto inventato dalla penna di un autore (nella fattispecie mi riferisco al danese Vilhelm Bergsøe) e invece esiste davvero. E nell’estate del 2013 decidemmo di provare a ritrovarla.
Tutto è cominciato una mattina di agosto; eravamo a tavolino nella residenza ischitana di Simone Merola (presidente della sezione di Napoli del CAI), insieme a Lucilla Monti (geologa della Regione Campania, a cui l’isola d’Ischia deve moltissimo) a pianificare (come buona prassi) il percorso di monitoraggio e mappatura che da lì a poco avremmo effettuato.

Con l’ausilio dell’ultima versione della carta geologica dell’isola d’Ischia decidemmo di avventurarci nella zona nord dell’isola, la parte alta di Casamicciola, di certo una delle più impervie (come confermato dalle isoipse sulla carta, molto ravvicinate tra loro), in cui davvero la natura si è divertita a disegnare forme improbabili e spettacolari e dove, mentre si cammina nel bosco, ci si presenta improvvisamente davanti un precipizio o una forra. L’idea era di partire dalla zona alta di Casamicciola ed in particolare dalle “Caulare”, le vasche di lavorazione dell’alunite (minerale raccolto nelle zone attigue e soprattutto a Monte Cito) che diventava allume e che poi veniva commerciato (ma questa è un’altra storia!).

Da lì poi avremmo attraversato Cava Senigallia e risalito alla ricerca della sorgente di Ervaniello, per poi continuare ad esplorare quei luoghi, con il reale scopo di ritrovare una fumarola presente sulla carta, collocata su quella che, il già citato Bergsøe, illustre autore (che come
tanti nomi illustri prima e dopo di lui  hanno soggiornato e raccontato di questa isola delle meraviglie) nel suo libro “ La Pietra Cantante” descrive come Cava del prima letto il breve, ma intenso racconto della “Pietra Cantante”.

Si evince leggendo Tamburo. Lucilla ci spiega che il nome lo deve alla presenza di acqua termale che, evaporando con forza provocava, soprattutto in passato, microesplosioni che evocavano il rumore di un tamburo. È incredibile, avevo proprio pochi giorni il libro che non c’è solo la Pietra Cantante. Più avanti nel racconto, l’autore e il suo accompagnatore giungono in prossimità della “Valle del Tamburo” (secondo alcuni Cava Fasaniello alle spalle di Piazza Bagni). Qui altri mori, provenienti da Forio in soccorso di Emin il Tabor, si rifugiarono per sfuggire alle truppe cristiane a loro vista su Lacco Ameno e Monte vico volta sopraggiunte da Sorrento per dar manforte alla popolazione locale in rivolta. Il racconto che fa l’autore è pieno di poesia e di dettagli talmente affascinati che invitano all’esplorazione e quindi potete immaginare l’emozione e l’entusiasmo che ho provato nel condividere la pianificazione di questo percorso… non stavo più nella pelle e non vedevo l’ora di cominciare!

La mattina dell’11 agosto, di buon’ora, ci incontriamo per preparare l’attrezzatura: GPS, zaini ben equipaggiati anche con corde e qualche imbracatura (non si sa mai!), forbici  e macete per farci largo eventualmente tra la fitta vegetazione e via con le jeep di Chicco (Cecchi) e di Lucilla. Il gruppetto era costituito da 5 persone: io, Simone, Chicco, Lucilla  e Pietro (un amico di Napoli in vacanza ad Ischia).

La prima tappa la facciamo nel bosco della Pera per cercare e monitorare le Caulare.  Dopo un po’ di ricerca nella selva (è così che ad Ischia chiamiamo un bosco di Castagni) la ritroviamo.  È davvero incredibile quanto sia bello l’intervento dell’uomo sul territorio quando è perfettamente integrato con l’ambiente e la natura. Diventa parte integrante del paesaggio stesso! Da lì, come da programma, riscendiamo verso Cava Senigallia e poi cominciamo a risalire alla volta della sorgente di Ervaniello. La più fitta e continua vegetazione ma, soprattutto, la presenza di Equiseti (Equisetum L.) ci preannuncia la presenza della fonte che ritroviamo da lì a poco; e allora continuiamo la risalita accarezzando le “curve “ sinuose del versante, fino ad arrivare ad un bosco pianeggiante. Ci fermiamo per fare il punto-mappa e per orientarci, e ci muoviamo in direzione  nord-est inoltrandoci in un paesaggio sempre più selvaggio e “dimenticato”.

Attraversando il castagneto ci troviamo all’ingresso di una cava; la costeggiamo per un tratto e poi decidiamo di entrarvi…
La discesa continua e la cava diventa forra… Le pareti tufacee stratificate e decorate da tante sfumature ci accompagnano fino ad un punto morto. Ci troviamo davanti un albero abbattuto e una folta e intricata copertura vegetale… Ci facciamo largo a colpi di macete e perfezionando il sentiero con le forbici, procediamo molto lentamente, in alcuni casi anche strisciando a testa bassa (mi sentivo proprio come gli avventurieri che leggevo da bambino nelle storie di Salgari) e finalmente rivediamo la luce; usciamo da questa” selva oscura” e si presenta ai nostri occhi un mondo selvaggio, affascinante, vario.
La nostra attenzione è subito rapita dalla presenza di una piccola bocca fumarolica su una parete della forra dove cresce rigogliosa una delle piante rare di Ischia, una felce: la Pteris vittata, un fossile vivente lo potremmo definire, ricordo di un passato ecologico diverso da quello di oggi. Ma la forte esplosione di biodiversità si esprime non solo sulle pareti; infatti anche  a terra scorgiamo funghi e muffe di ogni tipo (probabilmente anche qualcuna non conosciuta).Sentiamo che stiamo andando nella giusta direzione… manca pochissimo per collimarci col punto sulla mappa in cui era geolocalizzata la fumarola che cercavamo e allora, dopo un momento di pausa, proseguiamo e giungiamo dopo qualche ansa ad un dirupo. La forra finisce improvvisamente, prima con un terrazzo posto a circa 3 metri sotto di noi e poi con un salto di almeno 50 metri.
Ci fermiamo e non troviamo segni che possano far pensare alla presenza di fumarole… e… poi, sul ciglio della scarpata, i nostri sguardi sono rapiti dalla presenza di un’altra endemicità ischitana, la pianta subtropicale Cyperus polystachyus  (il papiro delle fumarole) con affianco di nuovo la Pteris vittata (una situazione     davvero rara     da     trovare)… e allora l’intuizione: «Beh!     se     ci     sono queste specie, deve necessariamente esserci nelle vicinanze una fumarola».
Ci caliamo giù con le corde nel terrazzino (prima Pietro, poi io e poi Chicco) e notiamo che il fango è caldo e, scarpata, è in effetti sul ciglio della  presente la fumarola. Ci siamo,ecco il luogo, dove  una volta Bergsoe aveva visto la Cava del Tamburo. Ovviamente oggi si presenta diversa da allora, come conseguenza dei successivi movimenti tettonici e tellurici e quel che rimaneva della valle del Tamburo era questa fumarola.
Preleviamo dei campioni che Lucilla poi ha fatto analizzare e torniamo, pieni di stupore e con il cuore colmo di gioia, consci di aver vissuto un’avventura ai limiti del metafisico. I risultati delle analisi di quei terreni è stata talmente formidabile. che siamo poi tornati per quella zona la tesi di una studentessa di biologia, Giulianna Balestriere, che ha fatto un monitoraggio delle stazioni sull’isola dove si trova il papiro delle fumarole e che, proprio in questa occasione, ha subito una modifica tassonomica, non più Cyperus polystachyus, ma Pycreus polistachios. 
La zona  della Cava del Bubù, fino ad allora  non  rientrava     nelle stazioni conosciute della pianta. Ma soprattutto ci siamo ritornati insieme a Ciro Cenatiempo (che non ha bisogno di presentazioni)e a una professoressa dell’università di Vienna con un gruppo di suoi studenti, venuti ad Ischia per un lavoro di ricerca su dei microrganismi primordiali (gli Archea) che, immaginate un po’, sono stati trovati in quella zona. Che emozione e che esaltazione tornare ogni volta in quell’ambiente, che per fortuna si preserva da se… ed ancora una volta ringrazio la mia verde isola per le emozioni e le suggestioni che mi regala e che sono sicuro continuerà a regalarmi.

Se solo la conoscessimo tutti meglio, potremmo forse arrivare a consapevolizzare i reali benefici che ci porterebbe la sua preservazione nel tempo.

Al prossimo viaggio.

Buon cammino a tutti.

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  • Sito web www.ischia.it
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Info su Ischia

  • Superficie: 46 Kmq
  • Altezza: 789 mt
  • Lat.: 40° 44',82 N
  • Long.: 13° 56',58 E
  • Periplo: 18 miglia
  • Coste: 51.2 Km
  • Comuni: 6
  • Abitanti: 58.029

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